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"It doesn't matter what you do, as soon as you do it with Passion.."

La straordinaria storia di Sir.Artur.Wallas - Parte 2 -

​Wallas non aveva un grande successo con le ragazze, anzi, potremmo dire che era un impedito cronico, un buffone, un giullare di corte, spesso un pervertito, con uno spiccato senso del cattivo gusto negli approcci.
L'approccio tipico del Wallas, almeno fino ai diciassette anni, comprendeva una palpata di sedere e una risata goffa a cui si aggiungeva un dolce e soave ' Wè bel culo ! ' - con tanto di grattata al naso per condire il momento idilliaco -
Eppure, dal suo incontro con Edoardo, le cose iniziarono a cambiare per il nostro eroe; Wallas presentava un nuovo outfit più giovanile e piacente: taglio di capelli alla moicana, magliette del footlocker, jordan, finto snake al collo e un viso sbarbato, pulito.
Non era però così tamarro come potrebbe sembrare, anzi, vestito elegante - glielo imponeva Edoardo - faceva la sua bella figura, sembrava interessante, aveva qualcosa che non lo faceva apparire come un perfetto idiota.
Perchè vestirsi eleganti chiederete.
Nella Milano anno 2010, i Pr , erano i nuovi risvoltinati : Tanto presi in giro, quanto piacenti agli occhi delle ragazzine più giovani. Se eri un Pr, quasi sicuramente, avevi timbrato la tua scopata ogni sabato e venerdì sera. E poi guadagnavi soldi, alcuni ne guadagnavano anche parecchi. Era uno status symbol, un modo differente di vivere, una strada alternativa.
I Pr si radunavano in bar molto ' in ' ogni pomeriggio di ogni giorno feriale, sorseggiavano aperitivi eleganti, scambiavano numeri, prevendite, clienti... ragazze immagine. La ragazza immagine era la modella fallita, quel tipo di ragazzina spesso minorenne, che veniva pagata una cinquantina di euro per mostrarsi mezza nuda a ballare sui cubi dei locali e accattivare i giovani arrapati al fine di fargli spendere il più possibile, in drinks e bottiglie. E non si poteva dire che non fossero belle, anzi, alcune erano davvero ' eccitanti ' . Nella giusta atmosfera, con le giuste luci, le loro pance scoperte, i loro piercing in vista che brillavano come a chiamarti, come per dargli un morso, erano terribilmente sexy.
Ammetto che io ed il Wallas avevamo e abbiamo tutt'ora, gli stessi gusti in fatto di donne... e si potrebbe dire che siamo entrambi feticisti accaniti dei ventri piatti e sensuali con annesso un bel pendente.. Insomma in un certo senso, quel tipo di ragazze immagine avevano senso di esistere per invogliare clienti come noi due. Ma il Wallas non era un cliente.
Il Wallas era diventato un Pr di discreto successo, forse, tra i più rinominati di tutta Milano. E sapete cosa lo rendeva il Pr perfetto per ogni gestore ? Sapeva fare il suo lavoro, probabilmente era l'unico lavoro che avrebbe saputo svolgere così efficientemente.
Aveva tutte le caratteristiche di un Pr che si rispetti : Stalker a livelli impossibili, finto elegante ruffiano, maniaco ossessivo e depravato, tale da conoscere i nomi e cognomi di ogni bella ragazza compreso indirizzo, numero di telefono, numero del suo fidanzato... Era un guardone cronico.
Non esagero a dirvi che in discoteca lui sapeva dirvi qualsiasi cosa su qualsiasi cliente. Ricordava persino i cocktail preferiti e i budget dei loro portafogli. Il resto, passava nelle mani di Edoardo, un ragazzo affascinante e capace a spillarti fino all'ultimo centesimo pur di farti illudere di star facendo la cosa più giusta per essere trendy, per farti notare... E in un'epoca milanese in cui farsi notare voleva dire raggiungere il più alto scopo della propria vita, le ragazze, si offrivano volentieri di fare servizietti poco onorevoli ai Pr, in cambio di qualche free-drink, di un timbro per il Privè e di un tavolo riservato. Inutile dirvi, che in quegli anni, il Wallas, se le faceva TUTTE. E non doveva neanche farsi lo sbattimento del provarci, dico davvero, gli si fiondavano addosso come pioggia. 
Ricordo ancora, la faccia goffa del Wallas, e il suo doppiomento stretto dalla cravatta, gioire in un angolo appartato del club Toqueville, mentre una tettona rossa di capelli - che non nego, mi faceva un sesso tremendo - si appoggiava il suo pisello egiziano tra la sua mercanzia e lo trastullava bellamente. Per alcuni, tipo quelli come me, potrebbe essere deplorevole e imbarazzante il fatto di riuscire a rimorchiare delle minorenni pronte a svendersi pur di tornare più sbronze a casa il Sabato sera. Eppure, per il Wallas non lo era affatto, anzi, era motivo di vanto. E se pensiate che fosse stupido questo vanto, va ammesso che invece, il continuare a vedere questo soggetto che si limonava e si palpava le ' celebrità fallite di una notte ' , non faceva altro che attirare continua attenzione su di lui.
E l'attenzione, nel bene e nel male, incuriosisce, affascina, è qualcosa che non puoi negare.
Forse per questo, Ginevra, gli lanciò un sorriso, uno sguardo di troppo, un gesto che segnò l'inizio, di una dolce apocalisse, di un incontro fatale, di un battito d'ali che spegnerà il mondo. O almeno, il mondo del Wallas.
Ginevra era indubbiamente la donna più splendida che il nostro amico egiziano potesse mai desiderare. Era quel tipo di bellezza elegante, alla Lady Diana, ma con connotati moderni e atipici. Di famiglia enormemente ricca - il padre lavorava come orefice - dotata di un gusto eccezionale e aristocratico, la più brava studentessa del suo liceo classico, faceva scherma ed era molto portata per quasi ogni attività fisica e mentale. Che cosa ci trovasse una come Ginevra nel Wallas, è un'enigma degno del Codice Da Vinci.
Se glielo chiedete, lui risponderà: " Sapeva che ero pazzo come lei. Giovane e pazzo. "
In effetti, negli occhi cristallini di Ginevra, si intravedeva quel sottile strato di psicopatia e instabilità. Qualcosa che davvero metteva i brividi, una strana freddezza d'animo, una connessione assente, qualcosa c'era di troppo e di meno allo stesso tempo.
Erano occhi pronti ad uccidere e non scherzo nell'affermarlo.
Eppure, Ginevra ed il Wallas risuonavano come anime complementari. Lui, le dava quel fastidio rozzo a cui lei non era abituata. Quella puzza, quell'ignoranza, quei posti grezzi e sciatti dove la portava ogni pomeriggio. Le dava in questo il brivido della sincerità. Come a mostrarle che il mondo non era fatto solo di apparenza e bei gioielli.
Lei, invece, lo istruiva, gli metteva apposto la spalline della giacca, lo portava a cavallo - o almeno ci provava ad insegnargli ad andare, dato che il Wallas a cavallo era agile come una melanzana in padella - e gli offriva persino ripetizioni di lettere e filosofia.
I loro estremi eccessi, le loro diversità marcate,  si scontravano però di frequente. Gli scontri erano simili a risse tra Nazifascisti e Comunisti, forse, persino più violente e decise! Si picchiavano, si picchiavano davvero, si rincorrevano tra i buttafuori durante il lavoro del Wallas, si sputavano in faccia davanti al liceo di Ginevra, si lanciavano borsette, scarpe, calici di vino, transenne.... Se vi sembra assurdo, vi basti pensare che Ginevra lo investì sotto una macchina.
Quella era la follia che tanto li attraeva.
Due squilibrati, pronti a tirar fuori le litigate più mostruose partendo da un semplice disaccordo sull'orario in cui vedersi. E se magari qualcuno aveva guardato Ginevra, o qualcuna si era fatta palpare dal Wallas, non vi lascio immaginare cosa poteva venirne fuori.
Per il Wallas, se qualcuno guardava Ginevra, era comunque motivo di lite, poichè ' Ginevra ti sei messa apposta vestita così per farti notare come una puttana ' . E anche ammesso che erano riusciti a chiarire la litigata di prima - tra fiumi di pianti e pugni dati alle cler, della durata di due giorni circa - alla litigata successiva, avrebbero ritirato di nuovo fuori tutto.
Erano fatti così, troppo distanti per non rinfacciarsi tutte le cose sbagliate dell'altro, in continuazione. Per questo, alla lunga, la relazione divenne sfiancante.
Due anni insieme. Due anni insostenibili.
Il rammarico. La stanchezza. Qualcosa che iniziava a pulsare come un'idea che quella volta, sarebbe stata l'ultima.
E poi riprendersi ancora ed ancora, sempre più a fatica, sempre più con la fame che bucava i loro corpi scalzi.
Un'insostenibile malattia....
Ginevra si ammalò.
Ma Ginevra nasceva sotto il segno del leone , ed ogni leone - come me d'altronde - esige la sua vendetta fredda, una vendetta che profuma di tradimento e gelosia, una freccia che punge più in là di quanto non si voglia, una ferita di delusione che l'altro non riuscirà a cicatrizzare facilmente. Ginevra iniziò a tradire il Wallas.
Il problema...
è che iniziò a tradirlo con me.

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...

​Il destino a volte è crudele. Quella mattina non avevo nessuna voglia di vederti e all'improvviso mi sei caduta davanti agli occhi più bella che mai. Eri davanti a me e con una noncuranza disarmante continuavi a parlare di te e di come era bella la tua vita, per evitare di fare l'ingrato annuivo a tutto ciò che dicevi. Senza nemmeno accorgermene stavo pendendo dalle tua labbra e annuivo con uno dei miei migliori sorrisi, non curante di tutto ciò che c'era intorno a me, volevo che la mia testa non fosse lì ma su qualsiasi altro poston, non è stato così e mi sono perso in te. Non volevo nemmeno guardarti ma mi sono ritrovato a darti attenzioni che per te erano banalità, mi stavi guardando come un tuo carissimo amico ed io ho retto il gioco senza dir nulla, con la mia solita maschera infrangibile. Mi stavi distruggendo ma il finto sorriso nascondeva tutto, volevo mandarti a fanculo ma ti guardavo costantemente nei tuoi occhi nocciola nascosti da grandi occhiali. Ti stavo guardando come tutte le ragazze vorrebbero essere guardate, ma tutto questo non ti sfiorava minimamente, ogni singola parola che usciva dalla tua bocca mi pugnalava il cuore, mi guardavi con un semplice conoscente e tu così accecata da tuo immenso ego, cadevi sempre più all'oscuro di tutto.

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La straordinaria storia di Sir.Artur.Wallas - Parte 1 -

​Che poi, chi è il Wallas?
All'anagrafe si chiama Alessandro, ma è egiziano di famiglia. Secondo nome Walid, trasformato in Wallas, Wallabis, Egypt, Kabiro, Napapijiri ( come i giubbotti ) , Deforme, Mostro , Unto e via dicendo. Non è cattiveria, è che il Wallas è sempre stato quel tipo di soggetto così strano e buffo da meritarsi tanti soprannomi a seconda delle cazzate che faceva. No anzi, in realtà, non erano le cazzate. Erano le espressioni facciali che gli uscivano in certi momenti, ed essendo lui un uomo dal cervello e dalle dimensioni del cranio molto piccole, di solito erano sempre i momenti in cui faceva cazzate. Sai quella faccia mezza scema, un po' da persona stramba ? Ecco era la sua.
Però scemo, non lo era affatto... O meglio sì, ma era una persona astuta e furba. Ambizioni degne di Lorenzo il magnifico.
Sognava la vita dei grandi ricchi, li ha sempre osservati fin da piccolo. Ragazzi, uomini, di vite reali e di fiction, personaggi e amici, che avevano così tanti soldi e così tanto lusso, da fargli una tale gola dal volerli imitare a tutti i costi.
Probabilmente la frase che potrebbe descrivere il suo mantra di vita è sempre stata: Se puoi vestirti come lui, puoi essere lui. Pensa come lui, muoviti come lui, agisci come lui e sarai lui.
E lui, ha sempre emulato queste persone dal grande portafoglio, ma con scarsi risultati.
Non lo avresti detto però, guardandolo , che era davvero così rozzo e ignorante. Quindi, si potrebbe dire, che il suo esperimento riusciva bene, almeno finché non apriva la bocca... In quel momento, capivi, tutto il grottesco della sua imitazione. Era poco credibile. Spesso sentiva parole difficili e le riproponeva in frasi totalmente insensate. Ad esempio, cito testualmente il Sir Wallas durante una giornata da Zara : " Questa giacca è Caustica! " Però sapeva vestirsi bene. Sicuramente meglio di me. E a questo ci ho sempre pensato, mi sono sempre detto: Non è incredibile? Tu che sei così colto e intellettualmente raffinato ti vesti come un barbone, lui ha completi con bretelle e pantaloni su misura degni di un'imprenditore di alto successo.
E' da quando iniziò a lavorare come Pr - anche se lui, ad oggi, continuerebbe a dirvi che ha lavorato come gestore - che le faccende iniziarono a diventare davvero deliranti...
Lì, iniziò a scoprire il fascino dell'eleganza, sempre emulando gli altri. Il suo capo, tizio strano più di lui, aveva la mania per l'oro e gli orologi. E così, nel giro di poche settimane, il 18nne Wallas aveva ai polsi un falsissimo Rolex finto oro che pesava più del suo polso. Però se la cavava. Se la cavava davvero. Se provavi a dirgli che era finto, avrebbe trovato il modo di farti credere che non lo fosse. O meglio, avrebbe trovato qualcosa da dire che non potevi dimostrare che non fosse così, anche se era palese il contrario. Tipo quelle persone che sai che stanno mentendo, ma hanno una storia inattaccabile per cui non vale la pena spenderci energie per dimostrare il contrario.
Lui era un grande racconta storie. L'unico uomo riuscito a spacciarsi per dottore laureato, al primo appuntamento con una figlia di un vero medico. Probabilmente nessuno gli credeva, ma non riuscivi a volerlo demolire, era troppo buffo per incitarti cattiveria. Come in Big Fish.
Una volta corse da noi ragazzi in un bar di Corso Como, in pieno pomeriggio, con tanto di ventiquattrore e occhiali finti Rayban. Si mise al centro del locale, disse che offriva da bere per tutti e al nostro stupore di quel gesto lui rispose ' Signori, posso farlo perché abbiamo appena ereditato la villa di mio zio in California. Mio zio, era un ricco magnate californiano che si occupava della coltivazione di tabacco.... ' E continuava la storia.
La realtà, è che aveva messo da parte tutti i soldi della paghetta settimanale per spenderli in un solo colpo, in birre offerte ad una ventina di persone o più. E lo fece, perché al tavolo dietro c'era una sua ex che l'aveva malamente scaricato. Insomma, voleva farsi notare. Questo dico, non potevi non volergli bene al Wallas. C'era tanta tenerezza dietro le sue stronzate.
Non aveva particolari interessi e questo è forse quello che più di tutto l'ha rovinato, più della droga, della solitudine, della cattiveria del mondo. Ascoltava la musica che andava di moda, ma solo quel tipo di moda che nasce, non la moda che è diventata troppo comune. Un esempio? Fedez ai tempi di ' Ti vorrei dire che va tutto bene ' , mollato poi dal Wallas dopo ' Il cigno nero ' e gli album seguenti. Passando per Carl Cox, Deadmau5, persino Marco Carta, ma solo per un breve periodo… poi, faceva ' finocchio ' - diceva.
Giocava a calcio, ma in modo mediocre. Nessun talento per niente, aveva una bella calligrafia, ma non sapeva come sfruttarla. Fermato alla terza media, piccola casa, a volte lo vedevi grattarsi l'ombelico sul balcone e ruttare di gusto in pieno pomeriggio. Ecco quello era il vero Wallas. E quello che lo rendeva unico era vedere come si spacciava per un finto galante ogni volta che ci fosse una donna nei dintorni. Andava in un ristorante, e stai sicuro che avrebbe provato sforzandosi con tutto se stesso a tenere il calice di spumante nel modo più consono al galateo, anche se poi, si dimenticava le basi, come il sedersi dopo la donna accompagnata...
Nella sua mancanza di grandi interessi, e grandi qualità, va però detto che era una persona molto generosa, almeno le prime volte che lo conoscevi. Dopo, provava a scroccarti ogni cosa possibile ed immaginabile, persino i fazzoletti Tempo, benzina, tappeti ( gliene serviva uno per camera sua ) , auricolari e non parliamo delle sigarette... l'ho visto scroccare di tutto cazzo, però, glielo concedevi. Perché quando aveva, comunque dava tutto ciò che gli era possibile; se solo avesse avuto più spesso magari, sarebbe andata anche meglio. Ma la povertà non è una colpa per nessuno, tanto meno per il piccolo Wallas. Un tonto, un ingenuo, un bonaccione dal cervello bacato e per giunta in miseria economica. Sarebbe stata una bella storia, simpatica forse, ma...
Ma il mondo è un posto cattivo Alice, diceva il bianconiglio.
E le persone come Wallas, sono le prime a finire nelle fauci dei lupi. E per quelle persone, io,
ho perso un amico...
per sempre.

- Fine parte 1 -

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Lettere di un amore (im)perfetto

​Non sono bravo a scrivere d'amore tutti i miei racconti più belli parlavano di sesso e di violenza,ma quando si tratta di te è tutto diverso. Non sono bravo a farmi capire dalle persone,ma quando si tratta di te è tutto diverso. Non sono bravo ad amare,ma quando si tratta di te è tutto fottutamente diverso. È tutto diverso perché grazie a te ho imparato a scrivere cose che neanche Dante e Petrarca hanno scritto per le loro donne amate. È tutto diverso perché grazie a te che con uno sguardo riesci a capirmi e a volte sembra che tu sia nella mia testa e non ho bisogno di spiegarmi in mille modi basta un silenzio che parla più di mille parole. È tutto diverso perché con te ho imparato ad amare in un modo così naturale e spontaneo che sembra quasi sia nato per farlo. Beh forse un po' in fondo è vero magari sono stato creato per amarti per farti sentire speciale per farti sentire unica,magari,tu speciale e unica lo sei a prescindere ma io ci sono per ricordartelo. Io ci sono per proteggerti Io ci sono per farti ridere Io ci sono per guardarti come un artista guarda la sua opera d'arte appena terminata Io ci sono per...te Esatto,Io ci sono per te e basta. A prescindere dai luoghi comuni,dalla distanza,dai litigi,dalle mille insidie. Io ci sono perché così deve essere. Te l'ho detto io non sono bravo a fare niente ma quando si tratta di te tutto è diverso. 

-Shadow

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Bere dalla pancia di Buddha, Rumen e Ginevra, Sonja epilogo.

La donna che sposai, o quasi, mi dedicò una stella. Mi insegnò a riconoscere tra gli alberi la stella polare, mi disse che solo uno come me, poteva seguirla e portarne il segno. La stella polare è la prima a brillare nel cielo, è la più luminosa, azzurra e visibile di tutte. A volte la guarderete, alzerete i vostri occhi, quando vi capita, ricordatemi. Mandatemi un bacio, come un soffio di buon auspicio, un abbraccio, il vostro calore, in un certo senso, lo sentirò addosso. Ora, mi rendo conto che tutto questo suoni molto da astrologo da due soldi, ma non è astrologia. Prendetela come, una poetica passione, un cantante disse: " Non sentirti sola, guardiamo lo stesso cielo, anche se distanti chilometri. " Il Cielo è sempre stato, per quelli come me, qualcosa che non ha niente a che vedere con l'astrologia. Quelli come me nel cielo, ci vedono il loro destino. Sentono addosso che anche loro, come quelle stelle, devono rimanere per sempre nella memoria dei tempi.
Ma di questo, parleremo un'altra volta.
Avevo sete. Volevo bere, alcool, anzi, volevo proprio sbronzarmi, anzi, volevo prendermi un'ubriacatura di quelle che appena tocchi il letto o vomiti correndo di forza in bagno, o ti addormenti convinto che la tua vita.. Che senso ha la tua vita quando bevi ?
Ecco. Perchè volevo farlo ? Non è neanche questa volta, una cosa che vi riguarda.
Torniamo all'alcool. Mi do appuntamento col Rumen. Per chi non lo conoscesse, il Rumen è un mio " amico " cerebralmente morto. Non tipo zombie, tipo... Avete presente il cartone Ed,Edd, Eddy ? Ecco, uno così. Andiamo sempre al solito bar. Puzza di vecchio, ha dei sedili squarciati e l'alcool fa così schifo che ti sbronzi con meno di dieci euro. Il Bar però, ha la saracinesca abbassata. Brutta storia - penso. Decido allora di seguire la stella polare. Non l'ho mai fatto prima, non ho mai affidato la mia vita ad una stella, è qualcosa di così antico che non avrebbe senso farlo nella vita di ogni giorno. Un tempo si seguiva la stella polare per navigare. Io, dovevo navigare nelle acque dell'alcool. E siccome non avevamo una seconda meta, ad istinto, la butto lì al Rumen: Seguiamo la stella, vediamo dove ci porta - Prima di proseguire è doveroso dirvi com'ero vestito. - 
Tuta bucata sulle palle della Ny, canotta nera con collana stile catena del motorino, anello col leone in argento grande come un pollice, capelli con la cresta, barba sfatta qua e là, cicatrice vistosa sulla guancia per la rissa di qualche settimana fa.
Rumen... Rumen è vestito di un casual da far rabbrividire. Quel tipo di casual che sembra uscito dall'Ovs, quel tipo di casual così casual che non ci fai davvero neanche caso.
Ad un certo punto della camminata in direzione ' Stella Polare ' vediamo uno strano locale. E' un pub, si capisce. Pub = alcool. E fin lì, tutto nella norma. La stranezza però, sta nelle finestre. Al di là del fatto che sono immense ( qualcosa come due piani di una casa comune ) sono chiuse da tende rosse ed è quindi impossibile vederci dentro. Non ci faccio tanto caso, penso dall'inizio che sia uno di quei locali Indie che sta per chiudere. Ipotizzo un prezzo guardandomi nel portafoglio. 10-15 euro a Cocktail. Dando per scontato che fosse vuoto ed in fase di chiusura, entro dalla porta a vetri oscurata.
Ciò che vedo, ve lo sputo come l'hanno visto i miei occhi:
Sala enorme con tanto di piastrelle in granito, tavoli in cristallo e sedie simili a troni di qualche re. In fondo alla sala, c'è un piccolo palco, pianoforte a coda da 30-40 mila euro, sopra c'è una donna seminuda che canta strusciandosi sulla cassa del pianoforte. Dietro di lei, un jazzista di colore con la tromba, un tastierista con gli occhiali simile a ray charles e una donna elegante che suona il violino. Il bancone da bar è lungo quanto casa mia, o quasi. Legno massiccio, ben curato, pulitissimo, dietro lampeggia la scritta del locale a led anni 60. I baristi sono vestiti in smoking, puliscono i bicchieri con un panno di seta rossastro e il cassiere ha addosso un sorriso degno del miglior dentista. La scena mi ricorda un misto dei Blues Brothers, Shining ( la scena in cui Jack va a visitare il bar fantasma ) e il Grande Gatsby. Neanche il tempo di pensare: Come cazzo sono vestito - che lesto, un cameriere, si appresta a venirci incontro e a preservarci un tavolo. Ci elenca la storia del locale, ci spiega di come sono fatti i loro drink, ci consiglia, e ci domanda se gradissimo delle ostriche o in alternativa, una degustazione tipica di piatti cine-india-giappo... Sentite io ancora non ho capito che cazzo fossero quei piatti, posso solo dirvi che era una sorta di cucina alla Cracco dei piatti orientali. La banda sul palco suona un blues così rilassante e sofisticato da farmi venire la pelle d'oca. Apparentemente, mi rendo conto, voi potreste dire: Oriente, ostriche, Blues... cravatte... E' tutto così confuso.... E' vero. Ma per qualche strana ragione, la confusione di stili e provenienze, è così abbinata, che non da fastidio, anzi, ti da l'idea di essere entrato in uno di quei posti esclusivi, in cui solo gli intellettuali, i ricconi dell'alta società e gli artisti affermati, vanno a consumare la loro sbronza.
Ed infatti, è così.
Le donne sono, diamine, le donne sono la fine del mondo. Hanno qualche anno più di me, direi sulla trentina massimo. Non hanno la pancia scoperta, non vestono come tutte al giorno d'oggi, non fanno vedere seni e non sculettano su nessun cubo. Vestono roba di una classe spropositata. Una indossava un collier di diamanti ed un vestito probabilmente da qualche migliaio di euro. Non hanno bisogno di mostrare niente. Gli spacchi e le scollature, non sono come quelle della gente normale. Questi sono così strutturati e raffinati, che danno eleganza al corpo femminile. Niente di volgare o troppo vistoso. Me ne innamoro.
Mi innamoro di una di loro a dirla tutta.
Veste di nero e ha delle sfumature velate sui fianchi e sulla schiena. S'intravede la pelle, ma non troppo. E' alta, quanto me. Bionda, i capelli sono raccolti in uno chignon d'argento, ha un piccolo neo sul collo, piccolissimo. Ci faccio caso perchè per qualche strana ragione, sta bene sulla pelle chiara. Un puntino. Ma da quel carattere al suo collo, che è davvero eccitante. Gli occhi, dannazione gli occhi non so neanche come descriverveli. Sono blu acceso come il mare, sono grandi e brillano insieme al sorriso composto. Sorriso da attrice, denti bianchissimi, quando ride è elegante e composta. Le mani sono sottili, le porta alla bocca durante i suoi sorrisi, come a coprirsi. L'atteggiamento secondo il galateo della principessa di un regno. Ha anche i guanti, in seta. Seno abbondante, corpo stretto come di chi può portare un corsetto senza vergogna. Ha la mia età. E' così bella, che con quel blues, non guardavo altro che lei.
Mi ha guardato? L'attrazione era ricambiata? Com'è andata a finire, raccontaci. Non ha importanza.
Quello che importa è che in quel momento ho pensato quanto uno come me stesse bene in quel mondo. Non il mondo dei ricchi - attenzione - Il mondo delle persone colte e intellettuali, di artisti stravaganti metà ricchi e metà straccioni, dei jazzisti che sbucano di notte e suonano sbronzi in frac, di martini con olive e tele dipinte di schizzi apparentemente confusi. Tutti lì, sembravano provenire dalla mia stessa madre. Sapete, a dirla tutta, è la prima volta che incontro persone così. Quelle persone che sembrano provenire da altre epoche, come quando Baudelaire frequentava i locali francesi e i bordelli illustri notturni. Come quando Dalì si riuniva con i suoi contemporanei ad ascoltare il blues del mississippi, con F. Fitzgerald e quella banda di matti. Come in " One Night in Paris " di W. Allen. Insomma, lì, ritrovai le mie origini. C'erano le donne che uno come me, adorava. Ve ne parlavo tempo prima, non c'è niente di più eccitante per un Master, di trovare principesse candide e composte, da sporcare di sesso ed edonismo. C'era la musica che mi fa impazzire e l'ambiente che mi fa impazzire. Cazzo, c'era davvero il sogno di una vita. A me ed al Rumen, portano il Buddha Cocktail. E' per due persone - dice l'amico cameriere- Non immaginavo, una messa in scena simile: una statua di buddha viene portata su un carretto ai cui lati bruciano delle candele, c'è un orto zen attorno con frutta e verdura mai vista che mi spiegano essere verdure tipiche dei monaci orientali, dalla pancia di buddha esce una sorta di cannuccia che gira attorno al giardino, entra in una cassa di legno e fuoriesce in due altre cannucce. La cosa più assurda, è che ciò che bevevamo era il fiume sotto i piedi di buddha, il cocktail rossastro che devo dire, era fantastico. Sarò sincero. Quando ho visto ciò che mi è stato portato, ho collegato il locale alle persone e ho sudato freddo.
Sapevo quanto avevo nel portafogli. 20 euro. Conosco il mondo, con 20 euro, forse, potevo comprarmi le ciabatte del buddha.... Qui lo dico. Dio benedica il Rumen e la sua famiglia ricca. Quando andiamo alla cassa il prezzo è secco: 120 euro. Alla faccia di Buddha. E' in questo momento che qualcosa mi tramortirà per il resto dei miei giorni. Qualcosa che è difficile spiegare e scrivere, qualcosa che in venti cinque anni non avevo mai voluto ammettere. In quel momento, ho capito che la mia natura, la mia felicità, il mio benessere, il mio stato naturale di vita, sarebbe costato tanti soldi. In quel momento ho capito, che ciò che cercavo nel mondo, richiedeva il vile denaro. Richiedeva i soldi che ho sempre disprezzato. E' in quel momento che mi sono chiesto: Sei sicuro che i soldi non facciano la felicità? Perchè senza soldi, tu non puoi entrare in questo mondo che tanto ami. Senza soldi non vai a Londra per scrivere il tuo romanzo tanto atteso nell'hotel che si affaccia sulla strada bagnata, senza soldi, non puoi entrare in contatto con il mondo di queste persone così... così brillanti.
Rumen, mette i soldi senza dire una parola. Lo fa con una naturalezza che quasi mi commuove. Mi sento così in colpa che decido di ricambiare il suo gesto tenendogli compagnia per tutta la serata rimanente.
Vado in un distribuite 24 ore, prendo del vino, gli dico che sono disposto a parlare di ciò che vuole. Non gli ho mai dedicato così tanto tempo - non sopporto gli scemi e i tonti - ma questa volta lo faccio. Non per i soldi, ma perchè i suoi soldi mi hanno regalato una parte del mondo che ho sempre sognato conoscere. Il Destino è strano, non mi stancherò mai di dirlo. Camminando, cercando un posto dove sorseggiare il vino, Rumen mi indica i gradoni di una scuola. E' la scuola Mantegna. E' dove ho portato Ginevra quattro anni prima. Ciò che dice, suona ancora più assurdo. " Quel posto ha qualcosa che mi piace... sediamoci lì. " Se ora dovessi aprire a tutti gli sconosciuti lettori il capitolo Ginevra, finirei di scrivere dopo domani mattina.
Ve la dirò così, come direbbe un filosofo giapponese. In poche frasi. In una poesia, In " Kanjii "
Ginevra era,
E sempre sarà,
Il mio punto di Kaos,
Il mio punto di Luce,
L'acqua che scorre,
Lontana ormai,
Tra le mie labbra che rimarranno sempre secche.
Non mi ricordo il nome delle strutture poetiche giapponesi scritte in Kanjii e sono altresì convinto che la mia non le rispetti a livello metrico, ma poco importa. Parlo al Rumen di Ginevra. Gli confesso: " Sai, quattro anni fa, ho portato Ginevra qui. Eravamo così vicini al baciarci e poi, e poi ho mandato tutto a puttane. Anzi sai, non è vero. Qualsiasi cosa avessi fatto, non sarebbe mai bastato. Però io credo, che un giorno la riporterò su questi gradoni e riuscirò a darle quel bacio. E quel giorno lei sarà mia, per sempre. "
Il Rumen... si mette a ridere. Ride davvero. Ride e dice con il suo fare da stupido " Credici Ned, credici ! " Ma sapete cosa vi dico? Io continuo a crederci. E' sempre stata questa la mia forza che mi ha portato così lontano: Io, ci credo fino alla fine. Non importa cosa succederà, io non mollo un cazzo, non ho mai mollato, neanche di fronte alla sconfitta più certa, io non stacco i denti, i pugni, l'anima, da ciò che ho deciso di prendere. Sono un leone cazzo, sparami in testa, ma il tuo braccio rimane tra le mie fauci. Come diceva Claudia, quella donna della stella polare: " Io ti amo Ned, perchè sei l'unico che rende i sogni realtà. " E, anche se mi sembra assurdo, io continuerò a dirlo. " Un giorno, bacerò Ginevra qui, su queste scale, davanti a questa scuola. " E sarà così, potessi morirci, sarà così.
Sì, ma adesso dicci di Sonja. Cosa c'entra Sonja ? Oggi ho rivisto Sonja su un sito... Il sito dove la conobbi. Ho pensato tutto il giorno a Sonja. Mi sono chiesto cosa mi infastidisse, cosa mi portasse ancora a parlare di lei, cosa mi premesse o mi bruciasse. L'avevo trovata la risposta: Non potevo credere di aver visto in una semplice puttana, una persona. Era questa e basta. Mi sono fatto ingannare da quegli occhi profondi come quelli di un cervo, mi ero detto che lei sarebbe stata la mia nuova ragazza, dopo ormai anni che non decidevo di legarmi a qualcuno. Ci avevo scommesso tanto, tutto; Avevo persino ripreso a scrivere canzoni e l'avevo fatto per lei. Non potevo ammettere a me stesso che lei fosse così mediocre e scontata, come le altre che mi portavo a letto prima e dopo di lei. Lo dicevo, ma non potevo comunque ammetterlo. Significava per una volta, ammettere di essersi sbagliato. Significava dire: Ned, questa volta, è colpa tua. Lo cantava Dan-T " Al buio è facile confondere lucciole con principesse. " E così, tutto il giorno ho morso le mie mani pensando come potessi non essermene reso conto prima. D'altronde, l'avevo conosciuta e incontrata nella maniera più banale e superficiale di sempre. Aveva visto le foto del mio cazzo, si era interessata di come scopavo, l'avevo scopata, ci siamo frequentati. L'errore è l'ultima parte. Il frequentarsi dico. Per qualche insana ragione, ho sempre visto in lei più di quello che c'era realmente. Cercavo, in maniera ossessiva, una relazione che mi portassi dietro. Una storia da raccontare, dopo quella di Claudia. E per questa ossessione, ero ricaduto su di lei. Poteva essere Sonja come Chiara, Francesca, Martina. Stavo solo cercando in quell'esatto momento qualcosa da scrivere e da vivere. Lei, è solo stata la persona che si è presentata nel momento esatto, il momento in cui il bianconiglio fece ticchettare l'orologio.
Ma sapete qual'è la verità? E' che mentre ero su quei gradoni e pensavo a Ginevra, mentre ripensavo alla ragazza dai biondi capelli, al locale, alla pancia di buddha, ho visto finalmente Sonja per la cosa piccola che era. Per quel punto insignificante in una vita di volti e persone, ricordi, corpi. Un numero immesso nella rubrica dei letti riempiti, delle palle svuotate, un orgasmo occasionale, la mia bambola da una notte. Ed è lì che ho pensato, Che un giorno, Mi sarei seduto in quel bar con Ginevra. Le avrei fatto leggere questo racconto e avrei finalmente scoperto, che sapore aveva la sua carne tra le mie zanne. Le avrei detto, che lei sì, che ne valeva la pena.
La notte, si chiude così. Sotto la vista annebbiata dell'alcool e il cielo stellato.
Che sapore ha Ginevra?
Che sapore...ha...
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