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"It doesn't matter what you do, as soon as you do it with Passion.."

La Straordinaria Storia di Sir.Artur.Wallas - Parte 6 -


Non fu esattamente la prima canna del Wallas.

Ad esseri sinceri, penso che chiunque, nell'età compresa tra i quindici e i diciotto anni, abbia fumato erba di gusto, in più di un'occasione...

Quindi, quando io ed il Wallas accendemmo la nostra canna sui gradoni di piazza Diocleziano, l'effetto sortito era già un'abitudine. Niente collassi, giri di testa, colpi di tosse da neofiti.

A me il mio amico pareva normale. Ridevamo da strafatti su cose probabilmente prive di senso, parlavamo del nulla, fissavamo oggetti di dubbia attratività... mangiammo quel giorno. Prendemmo un paio di focacce calde al forno vicino alla strada.

Non c'era niente di non conforme al classico post-canna. Un pomeriggio qualsiasi, credo.

Toccammo anche la questione Ginevra, ma ci si scherzò su. Fu proprio lui a buttarla sul ridere: ' Quindi se ora mi ri-scopo ginevra e lei mi bacia, avrò la tua sborra in bocca? '

Classiche stronzate volgari tipiche di due fattoni su una panchina sporca e dalle briciole sulle gambe.

Non ci sentimmo per un altro paio di giorni, fino a che il Wallas non mi chiese se fossi libero una sera. Si stava annoiando, non aveva nulla da fare in casa, quindi perchè non vedersi e aprirci qualche birra fresca ?

Nel messaggio aggiunse: Ti ho portato un regalino.

Il regalino era dell'erba. Fumammo anche questa volta.

Poi, due giorni dopo, ancora.

- Ho una sorpresina, non so che fare stasera, vengo da te ? -

Hashish milanese, raccattata da qualche suo amico che sicuramente l'ha presa a sua volta da qualche marocchino in Corso Como. Niente di speciale.

La sera dopo, ancora, di nuovo.

Solo che il giorno seguente, io avevo dei discreti impegni. Niente di irrinunciabile o irrimandabile, ma avevo comunque il mio da fare. Sul momento infatti, ricordo di avergli detto di ' beccarci ' un'altra volta, che potevamo vederci l'indomani così avevo tempo per spicciare le mie faccende.

Lui però, insistette gentilmente.

Alla fine, anche perchè fumare mi rilassava, accettai di vederlo. Non sarebbe crollato il mondo se per una sera avessi rimandato i miei impegni.

Eppure, alle 21.00 del giorno dopo, ancora, la stessa storia.

Avevo sbrigato i miei compiti nel pomeriggio, non avevo uscite organizzate e tantomeno avevo voglia di inventarmi qualche piano strano per la mia serata. Era un qualsiasi giorno feriale e l'erba iniziava a piacermi parecchio.

Decisi di vederlo, nuovamente.

Quella sera capì una cosa che solo ora, riscrivendo questa grande storia, sembra avere un filo logico con tutto il passato narrato: Il Wallas si annoiava spesso.

Dentro di lui, qualcosa, gli toglieva la voglia di fare la vita di prima, nonostante l'avesse portato al top della forma, nonostante gli avesse regalato donne, soldi, stima...

Aveva fatto Boxe per due anni, gli piaceva un sacco quello sport. Per lui andare a far Boxer era come andare a Gardaland per un bambino.

Ricordo che aveva Boxe ogni Martedì e non aveva mai mancato un appuntamento.

Proprio un Martedì pomeriggio, mentre io giravo un video nella mia stanza, mi arrivò questo messaggio:

- Ned, ti va di vederci al parchetto? Dai, ci divertiamo. -

Siccome ero impegnato nel mio progetto, la risposta fu immediata.

- No mi spiace Ale, non posso davvero. Magari stasera se mi libero. Ma non hai Boxe ? -

- Ah, Già. - scrisse.

Ah, già.

Ah... già.

Non c'era più quell'entusiasmo per quello sport ? Possibile che non aveva la minima voglia di continuarlo ? Non era la sua passione? Non era ciò che lo gratificava più di ogni altra cosa?

Ricordo che dava buca persino alla sua amata Ginevra pur di andarci e Ginevra, di sorpresa, si faceva trovare all'uscita per poi andare assieme a consumare una cenetta romantica.

Gli piaceva così tanto...

Il Wallas, doveva proprio star iniziando ad annoiarsi...

E se quella noia, se, ipotizzando, avesse avuto il nome di.... Depressione?

Possibile che nessuno se ne rese conto? Davvero nè io, nè i suoi amici, nè la sua famiglia, aveva notato quel calo di umore nel mio amico ?

E se quella Depressione... fosse realmente una depressione?

Intendo, non tipo la depressione di una persona triste, ma tipo la depressione di chi è realmente malato di depressione.

Bè, le canne lo facevano sorridere, eccome se sorrideva. Quando tornava a casa strafatto e straparlava a vuoto, si divertiva un sacco sul nulla più totale. Riusciva a stare bene anche in mezzo ad una pozza di cemento e nessuno attorno.

A me le canne davano però una sensazione diversa... Mi facevano sentire vuoto. E' vero che ridevo come un cretino appena qualcuno in televisione tirava una puzzetta o faceva una battuta da undicenne, però, appena l'effetto finiva, mi rendevo conto di quanto tempo avessi sprecato.

Di quanta inutilità, di quanta nullità... quell'insensatezza, la trovavo fastidiosa, una volta lucido.

Sono convinto che il fumare cannabinoidi corrisponda a questo: un ironico viaggio nel vuoto.

Poteva un viaggio nel vuoto far bene ad un depresso? Probabilmente sì. Anzi probabilmente era la cura perfetta. Gli dava qualcosa nel momento in cui lui non sentiva più nulla addosso. Gli dava un senso, una vitalità, un entusiasmo che altrimenti non ritrovava dentro sè stesso.

Poteva quindi un viaggio nel vuoto far bene ad un depresso?

Sì.

Fino a che durava....E quando finiva ?

Nessun viaggio dura a lungo.

E' per questo, che nascono le dipendenze.

Nel giro veloce del tempo e dei giorni e delle stagioni passanti, io ed il Wallas condividemmo quasi ogni sera insieme. Potevano cambiare tante variabili. Luogo, persone annesse, orari, planning serali, stati d'animo, fidanzate...

Eppure tre costanti ci perseguitarono, tre cose erano sempre presenti: Io, lui, l'erba.

C'era così tanta erba, da darmi fastidio. Non mancò molto,prima che io iniziai ad annoiarmi di quella vita monotona, il continuare a fumare non mi portava benefici nè sul corpo nè sulla testa: ero sempre più pigro, assonnato, perso in nuvole inconsistenti.

Quella stanchezza che si accaniva sul mio cervello mi riduceva ad un barbone privo di spirito e creatività.

Non a caso, quei mesi, quegli anni, furono i peggiori di tutta la mia carriera.

Lui invece, era sempre più simile ad un perfetto idiota e non intendo un'idiota sul genere del cretino fenomeno da baraccone, intendo un idiota sul genere di quel tipo di persone, che sai che un giorno finiranno a parlare da sole sul tram con presunti fantasmi in preda a chissà quali allucinazioni...

Mia mamma mi raccontò un sano proverbio: Ricordati che spesso Claudio, l'erba è solo l'anticamera di droghe ben peggiori.

A me sembrava una cosa stupida, già iniziavo a non sopportare quell'abuso di erba, figuriamoci se avrei voluto provare cocaina, eroina, acidi o chissà quali schifezze.

Sono una persona egoista.

Non penso mai agli altri.

Un proverbio non è stato scritto solo per sentenziare la mia vita, a volte, la saggezza popolare, aiuta a capire chi ci sta più vicino....Non parlava di me, nè mia madre nè il proverbio. Parlavano del mio amico.

Possibile che non mi resi conto di quel declino ineluttabile poco prima? Possibile che davvero, io, non abbia potuto far niente per salvarlo ?
Andiamo per ordine, giriamo ancora le lancette a tal punto che le foglie cadute ricrescono sugli alberi, viaggiamo all'indietro come spiriti risospinti senza sosta controcorrente.
Torniamo a quando avevamo iniziato a vederci e fumare abitualmente un paio di canne alla sera, i posacenere non andavano svuotati di continuo e il mio amico, aveva ancora un buon profumo sul collo.
Tre mesi dopo il mio tradimento con Ginevra.
Novembre.

Un sabato sera, io e il Wallas navigavamo come marinai senza meta lungo le strade di Corso Sempione. Lui, cercava da fumare, Io, da bere.
La città era viva, piena di colori e persone che urlavano, camminavano, si abbracciavano. C'era un sacco di gente ed era normale, se abitate a Milano, penso sappiate cosa succede ogni sabato in Corso Sempione.
In zona arco, ci sedemmo sui gradoni di porfido e assistemmo ad un piccolo concerto di una band blues.

C'era una vastità di roba da bere, noi prendemmo il nostro primo cocktail.

- Per me, uno sbagliato grazie -

- Dammi qualcosa di stra forte, non so fai tu - Disse il Wallas.

Neanche quello fu un caso isolato, una persona che vuole bere per il puro gusto di sbronzarsi, senza avere cognizione e gusto in ciò che sta bevendo, è una persona pericolosa per sè stessa.

Chiedere un qualsiasi cocktail purchè forte, non significa altro che chiedere lo sballo in pochi centilitri.

Non ci feci caso.

Seduti e abbeverati, iniziammo a notare le belle ragazze attorno e a puntare le nostre prede. Wallas aveva ancora il suo tocco magico da Pr e sapeva come accattivare qualche bella fanciulla.

Stavamo fissando una ragazza seduta poco distante con un paio di amiche. Erano abbastanza su di giri, sbronze probabilmente e avevano vestiti così scollati che ad una di loro uscivano spesso i capezzoli.

Mentre io ed il mio amico, arrapati come leoni africani, provavamo a farci notare in modi improbabili e discutevamo su tattiche per approcciare con successo, una treccia di capelli biondi scorse davanti ai nostri occhi come fili di grano.

Ginevra.

Inebetiti restiamo immobili, lei, non sembrava vederci.

Cammina in direzione di una discoteca all'interno del parco...

Ci vuole qualche minuto, sia a me che al Wallas, prima di vedere che le mani di Ginevra stringono le mani di un uomo al suo fianco.

Un nuovo fidanzato. Quelle mani che si accarezzano non sono le mani di due amici.

Le prime parole ad uscirci sono qualcosa del genere: Oh cazzo. Oh minchia. Oh merda. Porca... Merda! Oh ma... Oh cazzo.

Le seconde, dalla bocca del Wallas, durano cinque minuti netti di orologio, in ripetizione come un cucù: Non ci credo, non ci voglio credere. Non ci credo.

Era già di pessimo umore per non aver fumato; notavo una piccola crisi di astinenza nel suo corpo: era nevrotico e affranto fin troppo per la mancanza di una semplice canna.

Non era normale stare in quelle condizioni solo per non aver fumato una sera. Non era normale avere delle crisi per una cannetta in meno. Wallas, non era normale. Qualcosa non andava.

La visione di Ginevra poi, fu la scintilla dell'ira funesta del nostro Achille. E infatti... aggiunse poco dopo:

' Ned, muovi il culo, andiamo anche noi all'Old Fashion. Pago io per farti entrare, fotte un cazzo. Ma ti giuro che se quella bacia quel coso io la ammazzo '

E qui, qui purtroppo ammetto un mio grande difetto che peserà molto nel corso della nostra storia.

Adoro vedere il disagio.

Sono come un piccolo diavoletto contento nel vedere le persone farsi del male.

Mi piace il Kaos, sono attratto dalla violenza, adoro vedere le persone scannarsi come sciacalli e amo l'idea di essere sempre lì ad osservare, gustando con del buon vino quello che succede. Non che ci sia sempre del vino, ma è come se io fossi seduto ad un tavolo di un ristorante di gran classe e osservassi davanti a me due ragazzi farsi a fette sotto i miei piedi. Come porci che si rotolano nel fango. Mi eccita in qualche perverso modo.

Però, ho anche una coscienza e di fatti, la coscienza mi chiamò a sè.

' Non mi sembra una grande idea Ale. Dovremmo farci gli affari nostri '

Lo scontro Coscienza e Diavoletto al mio interno, fu una battaglia di proporzioni epiche e alla fine non ci misi il giusto impeto per convincere il Wallas a non seguire le tracce di Ginevra. 

Fu tutto vano, non riuscivo a farlo desistere.

Iniziammo ad incamminarci.

Una volta arrivati ed entrati con successo nel locale, sapevo già, che avrei dovuto lottare meglio con me stesso: Dovevo portarlo via di forza, non potevo assecondarlo. 

Le sue mani tremavano.

Neanche questo è un buon segno in una persona.

Una volta entrati, non ci volle molto per vedere ' la nuova coppietta ' e a dirla tutta, ci volle ancora di meno per vedere scomparire tra la gente il mio caro amico.

Era sparito, lanciato come un Titano, spingendo via chiunque, pronto ad azzannare il collo di Ginevra e quel tizio.

Il tizio tra l'altro, era parecchio bello. Un bell'uomo, sicuramente più di me e di lui e in fondo, ci rosicavo anche io.

Mentre ero combattuto dall'idea di menare le mani contro quel bellimbusto, per un'insana gelosia, e il frenare il Wallas dal fare una cazzata colossale, Ginevra, si parò di fronte al pugno di quest'ultimo.

Wallas prese Ginevra con un destro a giro.

Iniziarono a menarsi.

Lei, a colpi di borsetta, lui con sputi e schiaffi.

Ginevra colpì duro lanciandogli un calice di vetro addosso, Ale reagì tirandole una scarpa.

Non si fecero davvero tanto male, anche perchè tutti intervennero subito. In discoteca nessuna rissa dura a lungo, da quando ci sono i buttafuori.

Il disagio vero, quello preoccupante, non era tuttavia ancora iniziato.

Sbattuti fuori tutti dalla discoteca, il Wallas iniziò a correre contro la macchina dei genitori di Ginevra che, ancora non ne so il motivo, erano stranamente presenti. Forse era una festa? Bel modo per festeggiare, pensavo.

Ginevra, abbassava il finestrino e gli tirava dei cazzotti degni di un uomo, il padre ad un tratto decise di frenare ed investì il mio povero compagno di disavventure.

Wallas però, reagì di cattiveria saltando sulla macchina e spaccando con un ginocchio uno specchietto.

Il padre quindi scese.

E il Wallas.... tirò fuori il coltello.

E io? Io ero lì a guardare e ad urlarle di smetterla, ma sapevo che era davvero inutile. Mi stavo giusto avvicinando per portarlo via, ma quando la lama sbucò dal suo taschino, ebbi paura.

Paura per me? Paura per Ginevra? Paura per il Padre?

Non so voi, ma quando vedi una persona puntare un coltello contro qualcun altro, la paura diventa collettiva.

Credo si chiami empatia. Strana cosa l'empatia.

Non ci furono coltellate, per fortuna divina, il Wallas, resosi conto dell'estremo atto di follia, corse a gambe levate.

Lo ritrovai poco dopo nascosto in un parco. Era agitato, sudato e si sentiva come un ladro che scappa dopo essere stato ripreso dalle telecamere.

Mi arrabbiai con lui tanto da fargli capire l'idiozia che aveva combinato, ma non troppo per evitargli scatti sclerotici. In quelle condizioni era pericoloso, bisognava saperlo trattare.

Suonò il suo cellulare ripetutamente, risposi io.

' Oh Bella Ale, sono Nico, senti sono in zona all'arco, tu volevi da fumare? Non so cos'ho, però ho altra roba... se vuoi... '

Riferii il messaggio.

Il mio quasi-amico-schizzato si girò e mi sorrise.

Wallas, sorrise. Sorrise per davvero, era un sorriso macabro ma genuino. Felicità?

' Oh ora sì che sono felice, buttiamoci sta serata alle spalle '

Fu inquietante. Fu un momento di silenzio tombale in cui neppure io seppi proferire parola. Non aveva senso. Come poteva reagire con così tanta tranquillità?

Fui così inebetito e contrariato, da prendere di forza e tornarmene a casa mandandolo a quel paese. Doveva essere completamente scemo, forse l'alcool gli aveva dato alla testa, io, comunque, non volevo avere a che fare con le sue bravate.

Mentre ripercorrevo la strada di casa, pensai. Pensai tanto.

Avevo capito che Wallas si annoiava spesso; e dopo quella serataccia avevo anche imparato che al Wallas, le droghe, piacevano.

Eccome se gli piacevano.

Forse... un po' troppo.

- Fine parte 6 - 

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