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"It doesn't matter what you do, as soon as you do it with Passion.."

Suicidal thoughts

Trama: qualche tempo fa mi ero immaginato di suicidarmi tagliandomi il collo con un coltello,lo vidi in bianco e nero e durò circa 5 secondi ma mi destabilizzò e impaurì,ho cercato di romanzare l'accaduto,in realtà dopo questo non successe nulla,solo paura. La droga non c'entra,è un trip mentale. Detto questo sentitevi liberi di commentare e votare. Buona lettura.

Quel giorno ho avuto una visione. Un coltello. Sangue. La punta del compasso che si stacca. Non era un bel giorno,da solo in casa,col telefono in mano,marchiato Life's Good,no,non c'era Siri a spiarmi per fortuna,lo faceva già la TV. Quel giorno c'era la mia mente che si imponeva sul fisico,sdraiato sul divano. Un viaggio,come la vita dicono,un trip,una visione senza referenze religiose. Non c'era di certo dio lì,nemmeno io o i mobili,il telefono o la TV,c'erano solo porte della fantasia. Sembravano anni in quei cinque secondi,un nastro che si avvolgeva irreversibilmente e i colori estremi sul proiettore della mente. Pensieri come piccioni,pergamene di fibre di paura. Le lettere perfettamente conseguenti,con tanto di spazi e segni di punteggiatura,una regia eccellente,tanto da poter ricavare ogni immagine da quel poco,che era immenso e impresso nel foglio dei ricordi. In quel banco,con una penna che macchiava la cute la quale protegge il metacarpo,ma senza gomma,la cui cancellare è il suo compito. Non c'erano problemi di luce,ma serviva una candela,per far sopravvivere il cuore,il quale cercava di correre sempre di più per sfuggire all'idea che un inventore possa essere ucciso da ciò che gli da quel ruolo in questa società. Accumulo adduce ad esplosione,un vortice di vocaboli immaginari che porta a sentieri inaspettati. Il tempo di registrazione della scena che si sta riprendendo ha superato quello aspettato,sembrava un giorno qualunque,ma quel giorno il protagonista ha dato la sua performance migliore,in fondo,un film non si giudica da quanto è lungo ma dalle emozioni che trasmette,il regista segnala di continuare comunque la scena,diventò iconica. Basta una lacrima,a volte,per spegnere una candela,così,il cuore smise di combattere la paura,venne mutato in coraggio e in forza di volontà. La mano vacillante e smaniosa,inabile a fermarsi,il telefono piombò a terra,colpì il tasto di accensione del telecomando della TV: "Nessun segnale". Gli occhi,inabissati e fiacchi,si accingono a divenire intermittenti,il respiro sfibrato strozzato dalla psiche egemonica,le lancette valutano di scucirsi e fissarsi. Improvvisamente arretrano,i bulbi oculari avvertono un trapestio scaturito dal piccolo schermo,l'encefalo elabora lo sbocciare di puntini e un convincimento che quei puntini siano potuti essere il miglior contenuto mai proposto dalle emittenti. Sollecitamente gemelli,dipoi unici. Forse è così che ci vedono le stelle. L'essere umano è la crestomazia dei puntini scelti,costoro connessi dai sentieri incamminati durante la propria vita terrena.

Note: adduce - porta

vacillante e smaniosa - tremolante 

inabissati - sprofondati

egemonica - dominante

trapestio - rumore

crestomazia - raccolta

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L'origine delle vacuità

Perché? Da cosa il disperato bisogno di sentirsi diversi?
La pretesa atroce di darsi un valore, divenendo inevitabilmente avversi
L'incessante bisogno di schiacciare il prossimo,
L'ottenebrante delirio di unicità, non semplice apostolo
L'assordante richiamo del manifestare una dimostrabile superiorità
Il ricadere nella bieca e subdola vanità
Il morso della coscienza che erode dall'interno la quiete dell'animo
Il piede equino della competizione sociale e il suo camaleontico abito
L'arrivismo a tutti i costi
O l'autoerotismo della psiche dell'Io, l'illusione di guardare dall'alto e umiliare fugaci sottoposti
O l'essere vanesi ma tenerlo per sè, non svelarlo
O l'esibizione del male degli autolesionisti, loro vincono la gara al ribasso
Erranti sono taluni che comprendono la vacuità in tutto questo
Eppure tuttavia ripudiano sè stessi e il resto
Atavica paura della spazialità e della temporalità
Terrore del finito, della rovina, dell'oblio, di una presunta, possibile o impossibile verità
Da tali nubi nere tutto ciò nasce
Il vortice distruttivo dell'ignoto, la paura contaminante del vuoto
Della separabilitá, del distacco, della solitudine, della morte
Ecco! come cerini al vento vivon gli uomini
Ardono, disperatamente, come se da un momento all'altro potessero spegnersi, insieme ai loro stessi nomi
All'alba dei tempi, l'uomo medio pregava "Fa ch'io sia un cerino speciale! Io sono speciale, devo esserlo, ti prego!"
Il nichilista chiosava "Nessun cerino è speciale, io lo vedo"
Il pessimista diceva "Sprecate forze, tanto comunque vada, lo stesso ci spegneremo"
Il tiranno delirava "Schiaccerò tutti gli altri cerini così io soltanto arderò per sempre"
Un saggio, un santo, non disse una parola in tutto quel mentre
Si limitò a osservare lo struggersi di tutti i cerini
Che si agitavano spegnendosi da soli ancor prima dei normali declini
Quand'ecco, sull'imbrunire dei tempi, attorno ai suoi pochi accoliti
Finalmente esordì dicendo con voce stanca
del Tutto era piena, di individualità era parca
"Miei cari, come abbiamo potuto creare tale errore che oscuramente ci ha avvolti?
Patimenti infiniti ci siamo inflitti, senza mai aprire gli occhi
Non temiate più la caduta in volo
Giacchè il cerino è in realtá sempre stato lo stesso, esso è uno solo!"

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Un cucciolo sotto i cieli

Un cucciolo sotto i cieli

Ordine e caos si scontrano in miliardi di particelle
esplosioni e frantumazioni assordanti di energie gemelle
Un cucciolo ferito si agita sotto questi cieli stroboscopici
Inquieto solleva lo sguardo verso moti perpetui psichedelici
Al baluginare si susseguono gallerie di oscurità
a tetri nuvoloni, soffici bagliori che vogliono tendere all'eternità.
Fuoco e fiamme, cicloni e lampi
opalescenti cristalli lievemente piovono sui campi.

L'Equilibrio e il Vortice lottano senza sosta,
la ruota gira, il pendolo non posa,
i fuochi sui grattacieli ardono, mirabolanti rivoluzioni
il cucciolo avanza sotto l'armageddon, preserva buone intenzioni
Tempi furono, tempi verranno
e quel che ora è un cucciolo a sua volta fu tiranno
anche eroe di guerra, poi un povero diavolo, fissa la torre dell'orologio
a ogni ticchettio il mondo può capovolgere senza appoggio.
Il cucciolo lo sa e oltre queste ambigue e spesse mura
cerca una via d'uscita, o almeno una via sicura.

I cicli vanno spezzati, i destini ridisegnati
per tutto questo egli avanza, nonostante un cuore pieno di baratri
Ne ha viste di cose! Eppur la meraviglia ancora ricerca
Reca delle nere rose
e nel suo bagaglio, frammenti di memorie preziose
arcobaleni di emozioni, gelosia di queste cose
e imperterrito ancor si muove, colpo dopo colpo
ha abituato alle ferite il suo travagliato povero corpo
Lacrime scivolano sulle sue guance, ne ha bisogno ovunque vada
le conserva in un'ampolla, sono calda rugiada.
Tra sculture cadute e antiche città in rovina cammina da sé
mentre lo spettacolo possente sopra la sua testa va da sé

Quando all'improvviso con gli occhi appannati, volta il capo teneramente
colori freddi vede, ma scaldano il cuore e accarezzano la mente
è una brezza che si leva in lontananza,
un lieve pallore, fresco chiarore, una felice risonanza.
La battaglia persiste, l'avvolgente tragedia ancora esiste,
eppur si desta, là oltre l'orizzonte,
sui sentieri della speranza, un qualcosa, una coltre aldilà del ponte
la nebbia muta e inesorabilmente si dirada,
la vecchia Musa è tornata, pronta a farsi strada.

Ella marmorea il proprio scettro solleva,
il cucciolo osserva quasi in preghiera,
questa meravigliosa dissoluzione di tristezza e miseria
La bianca Musa è una rara tempesta di luce, modifica l'atmosfera
e sul volto del cucciolo ora, v'è rinnovata serena cera
Ella rivolta il mondo, è una stella speciale,
spazza via bene e male
e il tetro si allontana
e il nuvoloso spettrale cielo finalmente si rischiara,
le anime confuse ritrovano anch'esse la via di casa
E mentre il vecchio sole torna a splendere in un limpido cielo
ora il cucciolo ha così ritrovato la meraviglia che ricercava, è caduto il velo
Egli continuerà ad andare avanti, fino all'orizzonte e oltre, laddove dimora il vero.

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Sulle sponde del saggio

Mira! Cosa vedi?

Una scala? Una salita? Un cerchio?

La risposta è..

Beh, sarebbe scortese non usare buone maniere e non chiacchierare un po' prima, perciò questo vecchio te lo dirà più in là. 

Avvicinati impavido avventuriero, giacché molto desidero osservarti e leggerti. 

Ooooh! Sì sì, scorgo una sguardo vispo e critico, una soave sensibilità sonnecchiante e sopita, e tanta è la sete di conoscenza. 

Eppure, dubbi colgo sotto la tua maschera dell'intelligenza

Amorfe paure embrionali lentamente crescono e si nutrono, sotto la scorza della tua sicurezza.

Il baratro, l'abisso e i demoni sembrano non perturbarti più, eppure destarti dovresti

Poiché una luce intravedo nei tuoi occhi, un pallore di consapevolezza che hai preteso di ignorare. 

Credi di poter padroneggiare il caos, ma su queste fortificazioni che hai eretto

Lo sguardo indietro ogni tanto dovresti voltare.

Il nemico esterno può esser sconfitto anche in una sola battaglia, ma non il nemico interno, da esso sempre le spalle ti dovrai guardare

Questo monito intendo darti dunque

Sei giunto fino alle sponde della mia terra, quindi deduco che tu voglia udire e saggiamente intendere il mio giudizio e i miei consigli

Voltati verso l'orizzonte, è meraviglioso vero? 

L'estensione delle possibilità, la ricerca della costante novità, l'esplorazione, 

l'attrazione dei pionieri, l'andare oltre occhio umano, o semplicemente stare quietamente qua, a contemplare il mare e la luna.

Mio giovane amico, ascoltami ora

Seda le tue frenesie e respira il profumo dell'armonia, rallenta i battiti del tuo cuore e cammina piano nel tempo, odi ciò che molto io desidero dirti.

Grandi passi in avanti hai fatto, ma resti ancora vulnerabile e hai bisogno di una mano, come ognuno di noi del resto

Sappi però che ignorare i piccoli capricci dell'anima rischia di creare un fardello

E farsi schiacciare da un montagna di sassolini è uno sciocco errore

Che si può evitare benissimo levando in anticipo un sassolino al giorno da questo cuore

Svegliati ragazzo mio, rammenta il dolore che fu

E ricorda che giurasti che l'errore mai avresti fatto più

Per ora va, potrai gioire e brindare con me nuovamente davanti a questo spettacolo paradisiaco quando avrai adempiuto ai tuoi sacri doveri.

Possa la Mano guidarti nello scrivere liete righe sulle tue sponde

Puoi congedarti. Va' in pace.

Ah, dimenticavo, ti ripeto la mia domanda in origine:

Una scala? Una salita? Un cerchio? Cosa vedi nella tua vita?

La risposta è: nulla di tutto ciò, ma solo quello che tu vuoi che essa sia.

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About Photography

​Ciò che ha reso tanto speciale la fotografia è la possibilità di immortalare un istante, la fotografia è una sintesi dell'infinito. La possibilità del rievocare un singolo istante infinitesimale senza affidarsi ai ricordi, ma avendo sotto gli occhi qualcosa di tangibile, testimonianza duratura di qualcosa di fugace. Ecco quello che è quasi un ossimoro: l'attimo reso eterno, la magia è racchiusa tutta in questo concetto. Per quanto la scultura, o la pittura, o altre forme d'arte possano fare apparentemente la stessa cosa, c'è una sottile verità di fondo che le allontana dal fascino della fotografia; difatti ognuna di queste espressioni artistiche è frutto di una costruzione personale filtrata dal talento, dalla tecnica, e soprattutto dalle verità che l'artista vuole manifestare. Ma la fotografia no, o almeno non del tutto; resta fedele alla realtà oggettiva, non c'è la firma dell'autore sopra, ma la firma stessa dell'essenza della realtà, l'unica protagonista è la verità. E ogni fotografia esprime una propria verità, e allo stesso tempo racconta un segreto. Abbiamo un frammento cristallizzato dell'essere, da contemplare, in esso risiede la verità. Ma la verità è anche nella mente di colui che guarda, che costruisce una storia ogni volta che vede una persona, o un paesaggio. I segreti sono invece le domande che ci poniamo nell'osservare la foto: cosa si cela dietro la foto, oltre la foto? La fotografia coniuga dunque nella sua natura in maniera brillante due realtà opposte e considerate a lungo inconciliabili, ovvero l'oggettività e la soggettività. Ci mostra come in realtà queste due prospettive collimino perfettamente e come non possano esistere l'una senza l'altra. Senza oggettività non esisterebbe soggettività, poiché il soggetto non avrebbe coscienza dei propri limiti fisici e del resto del mondo; senza soggettività, non ci sarebbe oggettività osservabile, e dunque manifestabile. Ci pone inoltre in evidenza con straordinaria semplicità la dualità dell'essere in quanto osservatore (soggetto) e allo stesso tempo osservato (oggetto della foto). Ogni fotografo è infatti a sua volta un potenziale oggetto nella foto di qualcun altro, e così via. In quest'ottica potremmo dunque concepire l'intera multiversalità del cosmo come un unico essere, di un'unica sostanza, con infinite forme, ma in cui tutto è osservabile, e allo stesso tempo osservatore. E se anche un granello di sabbia, un cielo limpido, o l'enormità dell'oceano, quando li osserviamo, osservassero noi?

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