Ciò che ha reso tanto speciale la fotografia è la possibilità di immortalare un istante, la fotografia è una sintesi dell'infinito. La possibilità del rievocare un singolo istante infinitesimale senza affidarsi ai ricordi, ma avendo sotto gli occhi qualcosa di tangibile, testimonianza duratura di qualcosa di fugace. Ecco quello che è quasi un ossimoro: l'attimo reso eterno, la magia è racchiusa tutta in questo concetto. Per quanto la scultura, o la pittura, o altre forme d'arte possano fare apparentemente la stessa cosa, c'è una sottile verità di fondo che le allontana dal fascino della fotografia; difatti ognuna di queste espressioni artistiche è frutto di una costruzione personale filtrata dal talento, dalla tecnica, e soprattutto dalle verità che l'artista vuole manifestare. Ma la fotografia no, o almeno non del tutto; resta fedele alla realtà oggettiva, non c'è la firma dell'autore sopra, ma la firma stessa dell'essenza della realtà, l'unica protagonista è la verità. E ogni fotografia esprime una propria verità, e allo stesso tempo racconta un segreto. Abbiamo un frammento cristallizzato dell'essere, da contemplare, in esso risiede la verità. Ma la verità è anche nella mente di colui che guarda, che costruisce una storia ogni volta che vede una persona, o un paesaggio. I segreti sono invece le domande che ci poniamo nell'osservare la foto: cosa si cela dietro la foto, oltre la foto? La fotografia coniuga dunque nella sua natura in maniera brillante due realtà opposte e considerate a lungo inconciliabili, ovvero l'oggettività e la soggettività. Ci mostra come in realtà queste due prospettive collimino perfettamente e come non possano esistere l'una senza l'altra. Senza oggettività non esisterebbe soggettività, poiché il soggetto non avrebbe coscienza dei propri limiti fisici e del resto del mondo; senza soggettività, non ci sarebbe oggettività osservabile, e dunque manifestabile. Ci pone inoltre in evidenza con straordinaria semplicità la dualità dell'essere in quanto osservatore (soggetto) e allo stesso tempo osservato (oggetto della foto). Ogni fotografo è infatti a sua volta un potenziale oggetto nella foto di qualcun altro, e così via. In quest'ottica potremmo dunque concepire l'intera multiversalità del cosmo come un unico essere, di un'unica sostanza, con infinite forme, ma in cui tutto è osservabile, e allo stesso tempo osservatore. E se anche un granello di sabbia, un cielo limpido, o l'enormità dell'oceano, quando li osserviamo, osservassero noi?