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"It doesn't matter what you do, as soon as you do it with Passion.."

IL TEMPO DELLA MASCHERA

Eccoci, è arrivato un altro Natale. Ci apprestiamo a preparare il solito pranzo natalizio dove tutti i parenti si incontrano allegramente e dove tutti sono felici ed altruisti. Ci si prepara prima dell'evento, si indossa la tipica maschera natalizia, si addobba l albero con il solito sorriso stampato in faccia, si comprano i regali per tutte le persone di cui ti sei dimenticato nel tempo trascorso dal natale passato, e sei pronto. Tavola apparecchiata, colori classici che richiamano la tipica e naturale felicità natalizia, rosso su oro. Entrano pian piano gli ospiti, tutti con la stessa maschera, tutti emanano lo stesso putrido odore natalizio, un odore disgustoso trascinato dietro per tutta la giornata a causa di quella maschera lurida chiusa in una scatola per 364 giorni, tirata fuori per l evento. Non ci si prende neanche la briga di pulirla, tanto entro le 24 ore andrà ancora a decomporsi dentro il dimenticatoio. Inizia il gradevole pranzo. Iniziano i discorsi. Mia madre che parla di quanto abbia cucinato i giorni precedenti in cerca di lusinghe e complimenti da parte degli ospiti che dovranno per forza apparire più sinceri possibile nell'elargire complimenti. I nonni che richiamano alla memoria gli stessi eventi richiamati il pranzo natalizio precedente e quello prima ancora; al termine di ogni storia tutti ridono, del resto la storia era simpatica la prima volta e così deve rimanere nel tempo; intatta, come l espressione incisa su quella dannata e subdola maschera. Si consuma il pasto, tutto procede come da copione, grasse risate, brindisi. In continuazione si sente dire ''Io sono sazio, ma…ma c'è ancora altro cibo? Ma quanto hai cucinato? ahahah'' e di nuovo si ricade sui complimenti. Al termine del noioso e monotono pranzo non può mancare il ringraziamento alla cuoca, via con ulteriori ed eccessivi complimenti. Il tutto si corona con lo scambio dei doni. Lo scambio avviene come da rituale, si parte sempre dal regalo più insulso per poi salire di importanza. Quindi si inizia con i nonni. Il pacco viene offerto dal classico bambino fiero dell'azione che sta compiendo, carico del suo sacro perbenismo inculcatogli precedentemente nella messa di natale, piena di anziane puttane in gara per aggiudicarsi il podio di ''Vecchiaccia più gentile dell'anno''; volano banconote da 10 euro nel cestino delle offerte e giri di sguardi intimidatori fra le panche della chiesa.

La nonna prende il regalo e lo scarta. Cerca di creare all'interno del proprio animo un sentimento che si avvicini allo stupore in modo da render più semplice la farsa messa in atto per illudere gli altri individui presenti in sala ed ingannarli, così da far sembrare che il regalo sia di proprio gradimento. Ma non lo è. E' solo il solito libro dell'autore preferito che mancava all'appello.

Ringraziamenti vari, giro di baci a tutti i presenti e via con il prossimo.

Ora tocca agli zii ed ai cugini. Per loro, medesimo trattamento preconfezionato: regalo fatto all'ultimo istante, classico libro: biografia di un individuo stimato. Ancora la maschera indossata si fa valere in quanto sembra realmente che l espressione scolpita nel volto degli zii e cugini sia effetto di una precedente sorpresa; in realtà è solo un inganno nei confronti dei sensi di chi osserva…

Ringraziamenti vari, giro di baci a tutti i presenti e via con il prossimo. 

Si passa ai genitori. Regalo più importante dei precedenti nella scala gerarchica. Ci si mette più per comprarlo perché deve piacere. Qualcosa di particolare che possa realmente stupire. Non accade sempre però, nei casi specifici in cui ciò non si verifica, il genitore è abile a far sembrare la maschera indossata realistica e non una paralisi periodica dei muscoli mimici del volto. Così, tutti cadono inconsapevolmente nel tranello. 

Ringraziamenti vari, giro di baci a tutti i presenti e via con il prossimo.

Ora tocca ai figli. Grandi doni per loro da parte di tutti. Si accende così la competizione. Gli adulti si sfidano a chi fa il regalo migliore, vince spesso l intraprendente di turno, cioè colui che non bada a spese (dalla competizione sono tagliati fuori i genitori i quali vincono in ogni caso). Gli zii i cugini e i nonni si danno battaglia. Tutto inizia dal gesto del 'porgere'. Chi porge in maniera più affettuosa il proprio dono già inizia la scalata verso l olimpo (di solito sono i nonni ad aggiudicarsi questo titolo, distribuendo paghette e bustarelle). Poi però gli zii e cugini recuperano data la loro età più vicina a quella dei figlioletti; sono semplicemente più moderni dei nonni e riescono, quindi, a ragionare quasi come un ragazzo, riuscendo a cogliere nel segno tramite regali tecnologici. Al termine di questo rituale tutti attendono il giudizio finale che termina per parcondicio con un pareggio generale e con un ''grazie mille'' da parte dei figli, messi a disagio durante tutta la gara per colpa dei troppi sguardi dedicatigli e per colpa di un oppressione generale. 

Ringraziamenti vari, giro di baci a tutti i presenti e via con il prossimo. 


La cerimonia termina. Tutti si apprestano a riprendere le proprie giacche. Un ultimo giro di saluti caratterizzato ancora dalla presenza di queste maschere che rendono i volti tutti identici, sorrisi vuoti che non trasmettono calore, soltanto gelo e pena. Completato il giro ognuno è libero di tornarsene a casa, aprire l armadio, riporre i vestiti da evento e togliersi finalmente quella scomoda maschera natalizia. Finalmente si ritorna all'amato egoismo. Liberi tutti da quell'odioso odore di bontà e gentilezza emanato da quella abominevole maschera. Così avanti per 364 giorni, fino al prossimo 25 Dicembre, il tempo della maschera.sto qui...

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La Straordinaria Storia di Sir.Artur.Wallas - Parte 9 - Fine.

Come una Poesia, come una filastrocca, il cerchio iniziava a chiudersi, scritto così, dalla punta della mia penna:

' Anna amava la Coca più della vita,

non sua, ma degli altri attorno;

l'Ego che la corrodeva,

Come una viscida stanza buia.

Ingoiava avida Alessandro,

non c'era pietà,

Ale non pregava,

Ale moriva,

non sapendo se fosse per le braccia di una donna,

o per le braccia di uno spirito;

come a cercare,

disperato e sudato,

qualcuno che ancora gli volesse bene,

ma pagava l'amore,

con buste di polvere,

la sua testa finì,

in una busta di polvere.

La colpa della stupidità,

è il più innocuo dei peccati,

la colpa della solitudine,

il più subdolo.

Dio era un porco che giocava nel fango,

con chi ormai nel fango si nascondeva.

Anna non uccise Alessandro,

Ma, Alessandro, incapace di fagocitarsi,

si fece uccidere da Anna.

E la sua coscienza fu lavata,

nella sua ingenua, fragile,

Anima,

Oramai,

Smarrita. '

——

Tutti aspettano; il Pubblico è la mia prostituta o io sono la sua ? Claudia, Giulia, Marco, Alessia ... Chiunque legge e aspetta l'epilogo, il degno ballo finale. Tutti affamati di sapere come si chiude il capolavoro. Sento il vostro respiro addosso, ed è per questo che l'ultimo capitolo ha tanto ritardato il suo arrivo.

Per tanto, come mi è consueto, stravolgerò ogni riga e senso logico. Anche stavolta, scriverò in modo diverso l'epilogo; perchè così va fatto, o almeno è ciò che sento dentro di me…

Vedete, ci sono volte in cui mi sento di starvi come… venendo in faccia.

Ricoprirvi di sperma, inteso come il mio seme, la mia creazione, una parte profonda della mia anima. Non posso scrivere l'ultima parte del racconto a me più caro seguendo linee logiche che voi esigete da me, ma posso farlo masturbandomi e provando terrore e piacere, lacrime e stupidi sorrisi ed imprimere così, l'ultimo atto, sparso e cosparso sui vostri volti, quelli che… ancora profumano di ingenuità.

Come Wallas conobbe Anna, non mi è dato saperlo. Immagino attraverso uno stupido ed insensato social per incontri, una delle sue reti da pesca buttate nel mare delle troie, una conversazione nata nelle sue noiose giornate, una chat numerata tra le tante messe in lista...

Nel suo elenco di prove e riprove, ancora mi stupisco di come possa essersi affezionato ad un mediocre e insensato pesciolino, abboccato all'amo di un marinaio stanco e pesante.

Penso tuttavia, come ho sempre sostenuto, che le persone si afferrano e si aggrappano in momenti così difficili, alla prima Donna o uomo, capace di sorridergli o di dargli una carezza calda.

Quando non si ha nulla, come bambini che giocano con un legnetto nella sabbia, si arriva alla folle irrazionalità dell'innamorarsi del primo giocattolo, o della prima onda di mare.

Wallas era ormai perso e claudicante, zoppo e assonnato, da droghe e solitudine; deliri di insicurezza e scherni di malagente, ancora a rincorrere Ginevra che ormai, non gli rispondeva più neanche al telefono.

Era scappata, sparita, letteralmente fuggita: l'Alaska era la meta da lei prestabilita per ricostruirsi la vita degenerata e malsana che gli aveva cucito addosso il mio amico.

Penso che spesso il Wallas si sia chiesto: ' Come può essere così insensibile di fronte al mio dolore ? Come può ignorarmi, starmi distante, sapendo che io sto ballando sull'orlo della morte? Può davvero, così insensibile, guardarmi morire? Eppure quando si ama, non si smette mai di amare davvero. Ma allora… Perchè Ginevra, mi lasci morire così? Io non sono… non sono un ragazzo cattivo….Ti prego almeno, rispondimi al telefono e fammi sorridere, anche solo per sapere che qualcuno mi vuole ancora bene…almeno… qualcuno. '

Piccolo amico, ci sono passato anche io.

Ma vedi, non ci sono telecamere puntate su di noi come nel Truman Show, non esistono storie scritte o scoop giornalistici che ci ritraggono nei momenti peggiori e vengono diffusi da un presunto Dio alle persone a noi care. Nessuno, meglio di te, può sapere e capire come ti senti.

Inoltre, devi sapere, le persone riescono a covare così tanto odio e rancore, da poter cancellare ogni forma di altruistico amore; la loro empatia fa spazio all'odio e al menefreghismo, all'augurio della tua fine peggiore. E quando alzi gli occhi nella volta del cielo, sperando che qualcuno o qualcosa ti dia ascolto e si rifiuti di vederti marcire e morire così, allora guardati attorno e ricorda che anche i fiori che calpesti moriranno, per quanto belli e preziosi.

Eppure, lui si è sempre rifiutato di accettare il percorso del Destino: Non ha mai voluto ammettere a sè stesso che esistono persone più fortunate e persone terribilmente sfortunate, che a volte, non esiste preghiera e buon'azione che possa cambiare la tua volontà come nel film ' Cambia la tua vita con un click ' ; che spesso anzi, comportandoti peggio non otterrai nessuna attenzione o rammarico e nessuno ti prenderà in braccio dicendoti ' Ti sei fatto male? Ora ti guarisco io. '

Comportarsi peggio con sfida arrogante nei confronti della vita stessa, da come unico risultato lo stare male ancor di più il giorno dopo e quello dopo ancora e ancora ed ancora, in una spirale di malessere e tristezza.

Ma la sua convinzione perenne, il suo, modo di riconoscersi come persona che non poteva davvero finire i suoi giorni in un modo così terribile, lo portò quindi a convincersi che Anna, fosse finalmente l'infermiera che avrebbe placato i suoi dolori: l'angelo della salvezza, o come direbbe lui, la persona di cui innamorarsi di nuovo.

Sapete perchè? Perchè Anna era l'unica, dopo ormai oltre tre anni, ad avere il coraggio di rivederlo dopo esserci uscita la prima volta.

Tutto qui. Già, tutto qui?

Ma mentre Wallas nella sua eutanasia mentale e delirio psicotico, la guardava illudendosi che una piccola ruga sorridente sul suo viso potesse dimostrare chissà quale innamoramento, lei, imbottiva narici di sostanze che la facevano sprofondare nell'abisso monotono e apatico, di cui presto anche il Wallas, avrebbe fatto parte...

Sapete cosa ci trovava Anna nel Wallas? Sapete perchè lei, al contrario di altre, non arrivò a rifiutarlo e continuò ad uscirci in una sorta di ' frequentazione ' ?

Trovò solo vicino al suo cazzo, tasche piene di droga e contanti, ed era pronta a succhiarne ogni centimetro, mentendo spudoratamente, come solo una tossica incallita saprebbe fare…. Tutto, pur di un'altra dose, le bastava solo quello per essere felice.

Ancora ed Ancora.

Si frequentarono per un periodo impreciso di qualche giorno, abbastanza però per far innamorare o convincersi di amare, il nostro vacillante e debole amico. Wallas, era un bimbo fragile e disperato dietro le fattezze di un uomo virile e indipendente; mentiva a sè stesso e ai suoi amici fingendosi felice e soddisfatto della sua vita " piena e ricca di piacere" , quando in realtà, ogni notte, tremava per la solitudine e inveiva contro Dio e il male che gli stava causando, soffriva, piangeva e forse, si odiava.

Anna lo scaricò poco dopo.

Lo buttò come un sacco dell'immondizia e lo ignorò dandogli del ' povero sfigato ', quando questo iniziò a dichiararle i suoi sentimenti e a farle capire che provava per lei qualcosa che non poteva certo ignorare.

Probabilmente, la scena, ebbe lo stesso effetto di chi sta portando un mazzo di rose ben scelto alla sua donna e questa, guardandolo negli occhi - pieni e ingenui -, gli ride addosso buttando per terra il bouquet e calpestando tutte le rose.

Non se ne capacitò subito, il Wallas.

La rincorse e si umiliò nel farlo.

Anna lavorava come cameriera in un locale notturno di dubbio gusto, il mio amico conosceva tutti i suoi orari e nonostante andar fin lì in taxxi costasse un occhio della testa, lui non esistò ad andarci più volte. La rincorreva come un bimbo che ha smarrito la mamma nella foresta.

Alla terza, fu sbattuto fuori da Anna stessa che lo insultò a gran voce in mezzo a tutti i presenti - imbarazzati - e chiamò persino il titolare per farlo cacciar fuori bruscamente.

La figura che fece fu ridicola: tutti ridevano sotto i baffi, guardandolo umiliato dalla cameriera e dal burbero buttafuori.

Io, quella notte, ero con lui.

Avrei dovuto farlo desistere o proporgli qualcos'altro, ma era solo uno spreco di tempo, fiato, parole… Una capra che incorna è pur sempre una capra.

Alcool, droghe, situazioni degeneranti, eppure lui persisteva. Probabilmente ogni giorno si svegliava con l'idea di far qualcosa di incredibile che avrebbe cambiato la sua giornata, come andare da Anna e immaginarsi questa piangere e cadergli addosso pentita e innamorata. Poi, dopo aver fallito la sua ' idea geniale ' del giorno, si ributtava su tutto ciò che poteva farlo pensare di meno, dormire più sereno, dimenticare… Lui amava dimenticare.

E i suoi occhi, si stringevano a spillo, mossi da occhiaie pesanti come solchi nel terreno; Le mani sporche di terriccio, la poca igiene personale, la voglia di vomitare e guardarsi vomitare, per poi lavar via il saporaccio con un altro sorso, un altra pastiglia, un altra sniffata…

Wallas si stava suicidando, così lentamente, da rendere terrificante ogni giorno in più passato su questa terra.

Ormai, io e gli altri, lo guardavamo con distacco, disinteressati, come chi guarda un film di cui conosce già la fine.

Gliel'avevamo detto così tante volte, gli avevamo dato così tanti consigli… Perchè non ha mai voluto ascoltare nessuno di noi, neanche per una cazzo di volta ?

Il peggio accadde dopo.

Una sera qualunque, divaricati sul mio divano, mentre Wallas probabilmente ancora cercava un modo per riconquistare la sua Anna perduta, arrivò una chiamata.

Dei nostri amici erano andati al locale della ragazza e l'avevano vista farsi sculacciare in autoreggenti da un porno attore, infilarsi la coca nel naso con un paio di dita e appartarsi a far pompini al ' divo del porno ' e ai suoi amici, nel bagno del locale.

E quando Anna tornò in cassa, aveva il seno ricoperto di sperma.

L'immagine fu così forte e disgustosa che io stessi male per il mio amico. Non un male qualunque: pensavo che fosse realmente una cosa così… così… come un taglio a crudo sulla pelle cucita, come una fitta acuta che prendeva lo stomaco e lo picchiava con tacchi di scarpe…. Non riuscivo ad immaginare come potesse stare una persona che ama all'idea di quell'immagine così cruda e malata.

Eppure, lui reagì solo con rabbia e violenza repressa. I denti stridevano, i pugni erano caldi e pieni di sangue e sbraitava insulti e parolacce e bestemmie.

Non pianse neanche stavolta, perchè a sè stesso, voleva dimostrare che un vero uomo non piange mai, tanto meno, per una puttana.

Ma non piangendo e non ammettendo la sua colpa, il fatto che Anna fosse sempre stata quel genere di donna fin dal principio, il fatto che lui non avesse ascoltato tutte le opinioni che avevamo su di lei, non avesse visto che era irreale innamorarsi di chi voleva droga in cambio di sesso, non avesse neanche notato i tatuaggi da zoccola e la sua fissa per le scopate più disgustose e perverse…. Lui non arrivò a prendersi la responsabilità. Non scattò mai nel suo cervello l'idea che fosse sempre stato LUI a sbagliare tutto.

Anche stavolta, le colpe, erano di un altro.

E quindi, un altro buon motivo per assumere nuove sostanze e lacerarsi il corpo.

Da quel giorno, iniziò a cercare droghe sempre diverse. Se avesse avuto una siringa, forse, si sarebbe fatto anche quella, nonostante fosse agofobico come me. E l'avrebbe fatto perchè godeva come un porco all'idea di farsi del male. Era il suo modo per gridare a Ginevra, ad Anna, a chi gli aveva puntato la pistola, agli insulti degli altri, all'infanzia da persona con difficoltà economiche, alle prese in giro e le volte in cui era stato emarginato o rifiutato…. Era il suo modo per gridare: ' Avete visto? Siete contenti ora? Guardatemi affondare mentre vi sputo addosso la mia bile ! MERDE ! '

Le foglie degli alberi si rinsecchivano e si tingevano di rosso. L'autunno stava arrivando attraverso il vento che soffiava via la polvere dai tombini. Gli scoiattoli radunavano le provviste per l'inverno e gli uccelli migravano in luoghi più caldi in grandi stormi nel cielo.

Io, iniziai ad avere i miei lavori ed i miei incarichi da portare a termine, il tempo veniva a mancare e le serate estive facevano spazio a lunghi noiosi compiti, a sonni precoci, a coperte calde.

Lo persi di vista per un po'; Wallas, lo vidi sempre meno, fino a non vederlo più, per due lunghe settimane.

Ma prima di queste, ricordo con piacere di averlo visto nella peggior forma fisica e psichica possibile, ma con una gran voglia di stabilizzarsi e riscattarsi davvero:

' Ned, smetto di fare questa vita. Ho trovato un lavoro nel mercato immobiliare e comincio domani. Voglio fare carriera e poi, mi piace vendere case! '

Erano anni che non sentivo quel senso di felicità nei suoi confronti. Ero fiero come un padre, o un fratello, o qualcuno che proprio quando aveva perso le speranze, veniva stupito e preso da una piacevole sprovvista!

A me non sembrava mentisse.

Certo, era ridotto male, ma quelle parole erano colme di una sincera speranza e diversa prospettiva di vita…. Quando gli diedi una pacca sulla spalla, lui sorrise quasi arrossendo. Non mi preoccupai per lui, anzi, un giorno lo chiamai al lavoro e fui lieto di sentirlo impegnato, come un soldatino che svolge alla perfezione il suo nuovo compito. Ed era felice nel farlo.

Stava davvero svoltando pagina. Era così...

Poi, due settimane.

Non lo chiamai perchè anche io dovevo riprendere fiato, respirare libertà, concentrarmi e realizzarmi sui miei progetti. Mi dimenticai di chiamarlo, del tutto.

Le prime nuvole grigie accorciavano le giornate, le tazze dei te bollenti ribollivano sulla scrivania e mentre rileggevo e mettevo mano a diverse scartoffie, un messaggio, fece vibrare il mio telefono cellulare:

— Ned, ciao sono Francesco. Senti… sei sicuro... che il Wallas stia bene ? —

Quando lo rividi, la sua testa si affacciava gonfia come di cortisone in una piccola finestrella con una grata di ferro; Gli occhi diventati sporgenti, con pupille schizzate ad osservare smarrite il vuoto, le mani grosse e ruvide piene di segni e pellicine enormi. Si grattava piccole lesioni sulla pelle, ma sorrideva felice: la sensazione di rivedere me e Nicola, come chi su un isola deserta dopo decenni di dialoghi solo con sè stesso, riesce finalmente a vedere una barca arrivare a salvarlo. Ma non è la barca o il fatto di ritornare in città che lo allieta, quanto invece la possibilità di sentire finalmente la voce di un altro essere umano, parlargli, domandargli, ascoltarlo…

Ospedale psichiatrico. Stanza in isolamento.

Piccolo letto privo di spigoli, comodino privo di spigoli, finestre con vetro antisfondamento microscopiche e prive di maniglia, calorifero senza spigoli, nessun televisore, bagno sterile e privo di ogni oggetto con angoli quadrati, nessuno specchio.

Tutto lì, era privato di ogni possibile oggetto o caratteristica con cui ferirsi o tagliarsi… Lo trovavo angosciante. Era spaventoso.

Le sue scarpe erano state private di ogni laccio, così da impedirgli di impiccarsi.

Si poteva fumare però, eccome se si poteva. Là dentro in ricovero le giornate passavano unicamente a suon di 40-60 sigarette al giorno, spente in diversi posaceneri comuni; in alternativa un piccolo televisore, ben controllato dallo staff medico dietro una cabina blindata e accessibile solo al personale.

Attorno al corridoio costellato di luci al neon - a loro volta riparate - non c'erano quadri, foto, colori. Muri bianchi, pavimenti bianchi, stanze bianche senza maniglia… Tutto era bianco ed immobile. Girovagavano quasi come spiriti, diverse persone silenziose e con sguardi totalmente assenti dalla realtà circostante. Una, era una signora sulla sessantina dai capelli sporchi e grigi che fissava tutto il tempo il muro a distanza ravvicinata, non si muoveva, era come un chiodo fisso nella parete, come un pezzo di quell'orribile arredamento.

L'odore era quello del disinfettante ospedaliero, solo quel profumo risuonava nell'aria.

Entrare lì, sembrava come entrare in un mondo lontano e sconnesso da tutto il resto della città. Giuro, non pensavi più di trovarti a Milano, in un qualsiasi ospedale, con fuori strade, bar, semafori, macchine, pozzanghere… Sembrava come di entrare per sempre in una stanza vuota, condannato a restare lì per il resto dei tuoi giorni.

Non capivo, guardando quel posto, come potessero guarire le persone privandole di ogni forma di libertà. Ma allo stesso tempo, con grande rammarico, mi rendevo conto che quelle persone non potevano essere lasciate libere neanche di girovagare in un cortile.

Chissà, se qualche stanza più in là di quella del Wallas, qualcuno, non aveva morso la sua lingua e fatto un bagno di sangue sulle sue pallide lenzuola. I suicidi, avvenivano di frequente.

Quando vidi camminare il mio amico per accompagnarci alla stanza dei fumatori, mi resi conto che non avevo davanti il ragazzo con cui ero cresciuto fianco a fianco.

Non era lui, non sembrava neanche ricordarsi di lui. Chi era questo Alessandro ?

Ero arrivato al punto in cui dubitavo persino del fatto che mi riconoscesse e si ricordasse chi io fossi. Magari sapeva che ero un suo caro amico, ma non ricordava bene dove mi avesse conosciuto o cosa ci piacesse fare quando andavamo in giro insieme. Si sarebbe ricordato almeno della mia pizza preferita? Di quando tifammo la nostra squadra con le stesse maglie comprate dai cinesi? Si ricordava delle panchine, dell'Arco, del liceo, delle partite a pallone…?

Poi, trovai il coraggio di chiederglielo.

" Cosa ti è successo…. Ale ? "

Si avvicinò come chi deve bisbigliarti un segreto. Si guardò intorno e fece attenzione che nessuno ascoltasse, poi, resosi conto di essere da solo, iniziò a confidarci l'accaduto come se noi fossimo gli unici a cui poter rivelare una verità così segreta e pericolosa.

" E' iniziato tutto una sera. Mentre tornavo a casa. Da giorni notavo una strana macchina fermarsi in piena notte davanti al mio portone… La osservavo dal balcone e questa spegneva i fari ogni volta che mi affacciavo. Stava lì per ore. Così, una sera decisi di prendere il binocolo per guardare chi o cosa ci fosse dentro… Ma in quel momento, una luce di un laser rosso iniziò a riflettersi sul muro dietro la mia testa. Il laser puntava dritto in casa mia. Mi spostai di una stanza e la luce, si posò di fronte ai miei occhi, puntandomi la fronte. Chiusi tutte le tapparelle e le tende e per due giorni, mi limitai a stare in casa guardando solo la televisione e giocando col tablet.

Non dissi niente a mia Mamma, non volevo fosse coinvolta.

Qualcuno voleva uccidermi.

Ad un certo punto, notai che in televisione, qualsiasi programma cambiassi, iniziava come a comunicare con me. Le persone si fermavano e mi facevano dei segni durante le loro trasmissioni, mi avvertivano di essere in pericolo e di stare attento.

Così, dopo due giorni, decisi di riprendere il binocolo e di guardare a fondo chi mi stava spiando. Vidi la luce provenire dal grattacielo di fronte a casa mia, verso l'ultimo piano.

DI colpo, le luci si accesero. Erano le 3.30 e non c'era nessun piano acceso nel condominio eccetto che quello. Era molto distante, ma si vedeva chiaramente…

Il laser sparì da casa mia. E poi, dopo che le luci si spensero di nuovo…

Si riaccesero. E comparirono sulle finestre di quell'appartamento... le sagome dei miei amici morti.

Erano pezzi di cartone appiccicati che mostravano i vostri volti, tutti morti. Tutti eravate morti . Ed era l'unica cosa che si vedeva in quella notte. Eravate tutti morti.

Sapete perchè sono qui dentro? Nell'ospedale psichiatrico, dico.

Perchè ho capito cosa mi vogliono fare. E allora, mi sono fatto rinchiudere qui apposta, perchè qui dentro non possono ammazzarmi. E facendo così, ho salvato anche voi!

Voi non sapete cosa c'è sotto, ma io sì. Quando guardo dalle finestre della mia camera d'ospedale, le persone che passano nel cortile dell'ospedale...io vedo chiaramente, alcuni di loro, sconosciuti, che si siedono sulle panchine e mi osservano. Usano il cellulare. Comunicano tra di loro! Anche loro fanno parte del complotto!

Loro vogliono uccidermi, ma io, li ho fregati tutti ! Finchè sarò quì dentro, io, li fregherò! Ho vinto ragazzi! Li ho fregati ! "

Questa fu la sua storia.

Lo disse con una tale convinzione, da mettere a rischio chiunque provasse a farlo ragionare, o a fargli pensare che era assurdo ciò che si stava inventando! Sapete cosa mi spezzava l'anima?

Il fatto che dovessi per forza fingere di credergli.

Era quel tipo di persona a cui se avessi dato torto, probabilmente, ti avrebbe preso come un ' complice ' del complotto nei suoi confronti.

Lo si vedeva sì, mentre raccontava: guardava i nostri volti come a scrutare chi di noi fosse la ' talpa ', come a voler scoprire il presunto ' traditore' , come a voler analizzare le nostre reazioni e definire come ' colpevole ' chiunque non gli avesse creduto pienamente. Non ci voleva più bene, non si ricordava neanche che noi, eravamo i suoi più grandi amici… Tutta la nostra infanzia, come poteva averla dimenticata?

Imbevuto di follia, iniziò persino a proporci di aiutarlo ad 'eliminare' il misterioso uomo delle sagome di quel palazzo.

Noi, lo guardammo allibiti e colmi di lacrime trattenute, pensando che in fondo non c'era niente di più terribile, che l'idea di non poterlo più riportare indietro...
Riportarlo a quando, aveva quel casco allacciato storto, la cartella di scuola, lo scooter… E se ne usciva con battute oscene e porno sulle sue compagne di classe.. per poi salutarci e dirci ' Bella raga, oggi ci becchiamo al termine delle lezioni! Oh aspettatemi che andiamo a mangiare assieme! '
A volte riguardo le nostre vecchie foto, i nostri video girati con il nokia n70, le nostre vecchie conversazioni su msn messanger con trilli ed emojicon…
E penso sempre che non avrei potuto cambiare il corso degli eventi, ma almeno avrei voluto fermare il tempo e godermi ancora, quei giorni, quegli anni, in cui io, avevo il mio più grande e caro amico. Un perfetto scemo, ma cazzo che momenti ci ho vissuto!
E allora passo un dito sullo schermo del computer come a volergli tirare un buffetto sulla guancia e mi ricordo che lui, in fin dei conti, era proprio una brava persona.

— Fine — 

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Le ferite dell'amore

"E allora tu credi nell'amore? Pensi veramente che ti sentirai realizzata grazie alle relazioni?" le chiedo quasi con tono di rimprovero. Abbassa lo sguardo per nascondere la timidezza e lascia intravedere un leggero sorriso tra le guance rosate, "Sì.." accenna.

No, non é vero. No può essere così. "Sai, dopo che hai sofferto molto per amore, dopo che hai passato notti a piangere, ecco.. smetti di crederci" ribatto. Scuote il capo e inizia a guardarmi incuriosita, forse con compassione, forse con disprezzo, questo lo puó sapere solo lei. 

Si dondola su se stessa e di colpo balza tra le mie braccia: sento il suo profumo melato, mi ricorda del frutteto dove giocavo da piccolo; sono ipnotizzato, lei é qui stretta a me, ma io no, sono chissà dove, tormentato dalle sue parole, mentre rivivo tutte le sofferenze da lei tanto amate.

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La Straordinaria Storia Di Sir.Artur.Wallas - Parte 8 -

A volte mi chiedo quando l'avessi perso di vista, il Wallas.

Certo erano venute a mancare tante serate assieme, ma passare dall'incontrarsi ogni sera di ogni giorno settimanale, all'incontrarsi a giorni alterni, non mi sembrava una così grande distanza....

Concretamente parlando, un giorno su due, stavo con lui. Io e gli altri s'intende, ma c'era sempre tempo per le nostre chiacchierate intime, per confidarsi, sfogarsi... Anche noi uomini abbiamo bisogno di farlo, una persona che non si sfoga non fa altro che contenere al suo interno emozioni e frustrazioni che alla lunga, potrebbero diventare vere e proprio malattie mentali... Ti destabilizzi se non hai nessuno a cui affidare sulle spalle qualcosa che ti pesa addosso.

E a me, in tutta onestà, pareva che il Wallas mi raccontasse tutto, forse ero io a trattarlo con sufficienza...

Era difficile persino capirlo.

I discorsi che tirava fuori, ciò che lo tormentava, a me sembravano solo tanti vaneggi e assurdità sconnesse...

Era difficile capire un ragazzo così perso nella 'realtà' che si era costruito attorno... Il modo migliore per provare almeno a dare un filo logico ai suoi vaneggi, era immaginare di vedere un film al cinema e collegarne la trama scena dopo scena.

Ma vedendolo a giorni alterni, nonostante per me fosse già eccessivo quel tempo passato assieme, mi perdevo i fotogrammi dei capitoli del giorno prima.

E lui non aveva tempo per spiegarmi i pezzi mancanti di quel puzzle così confuso.

La droga che ormai lo abbracciava e gli solleticava i nervi, le delusioni sentimentali o meno, che si andavano ad ammassare come sul tappeto di un fallito, furono causa e effetto dei fotogrammi persi, dei pezzi mancanti…

Se immaginiamo una persona che ogni giorno della sua vita ne passa di cotte e di crude, quella persona tenderà ad abituarsi al lasciar ' scorrere ' le cose, si sarà abituato a guardarle nascere e morire con un innaturale distacco di chi non fa altro che ripetersi ' Tanto domani, siamo punto e a capo. Perchè perdere tempo a pensarci troppo... Mi basta solo chiudere gli occhi e dimenticare. '

E così, in un circolo malsano di autocommiserazione, finì per non dar peso neanche ai doveri primari di una persona: perdeva ogni responsabilità, ogni promessa fatta veniva rimandata, ogni giorno sarebbe stato vissuto con non-curanza in attesa semplicemente di quello dopo e quello dopo ancora. Se prendeva un impegno e l'impegno risultava spiacevole o dispendioso, Wallas lo rimandava all'infinito, a costi di subirne le dirette conseguenze, ma anche quelle, le avrebbe scappate rimandandole ad altri giorni.

La sua apatia, se così si può chiamare, finì ovviamente per allargarsi come una macchia di inchiostro in uno stagno e a contagiare, con ineluttabile volontà, ogni pesce, arbusto,uccello che ne sorseggiava l'acqua.

Persino la testa incominciava a ciondolargli dalle spalle, come un sacco vuoto, o una parte morta e anestetizzata del suo busto.

- OOOOOOHHHH stasera -

Questi erano i messaggi che iniziavano ad arrivarmi da parte sua. All'inizio pensavo fosse maleducazione, poi, mi resi conto, che con nessuno, neanche con le Donne che gli piacevano , aveva un atteggiamento differente. Era come se il comporre un periodo completo, una frase lunga e piena di formalità, gli fosse diventato un impedimento. Era arrivato a togliere il ' Ciao ' per sostituirlo con ' Oi. ' e quando gli chiedevano di chiamarlo, lui chiedeva di essere chiamato.

Non salvava i numeri in rubrica, non aggiungeva nuove foto al suo profilo Facebook, copiava e incollava da altre chat gli stessi approcci prestampati.

Un giorno ricordo, dopo essersi a lungo lamentato della sua solitudine, decise di provare a rimediarsi un appuntamento con una ragazza.

E diamine, voleva fosse una ragazza che in qualche modo, gli avrebbe dato davvero qualcosa di importante da portarsi appresso. Alla fine le persone si dividono in due grandi categorie: Quelle insostituibili e quelle indimenticabili. Dato che le insostituibili lo sono solo per insana convinzione, rimanevano importanti solo quelle indimenticabili, esattamente il tipo che cercava il Wallas.

Eppure, il Wallas, non fece altro che buttare una rete da pesca basata su puri canoni estetici e raccattare con fare indisponente chiunque abboccasse. Quando iniziavano a parlare della loro vita, lui, le fermava.

- Non m'interessa. Ci vediamo o no ? -

Ecco com'era diventato il mio amico. E più questi suoi atteggiamenti si insidiavano nel suo ' essere ' , più persone lo allontanavano e ne perdevano ogni attrattività, più lui ricalcava la dose per sfogare in qualche modo il suo odio incessante nei confronti del mondo e delle sue delusioni.

Era strano come non riuscisse a capire che fosse proprio lui, la causa di tutti quei rifiuti...

Forse, gli veniva scomodo ammetterlo. Così come non riusciva ad ammettere di essere indebitato con più di qualche topo da marciapiede. Le donne, potevano mancargli, ma i soldi no. Ai soldi lui teneva: aveva bruciato una vita per raggiungerli e finalmente regalarsi il suo ' Sogno americano ', aveva messo in gioco la sua salute fisica e mentale pur di sguazzare in piscine e città lontane. Ma in questo strano e inutile gioco da gran sognatore, si era scordato che neanche nelle ' vite facili ', la strada è tutta in discesa...

Si era dimenticato della salita. Che nella fisica, non può esistere una pendenza se non derivata da un'altezza. E quando girano tanti soldi tra tante mani sporche, quando sei ancora uno strozzino che corre di quà e in là per raccimolare spiccioli per un pacchetto di sigarette, allora stai certo che la prima cosa che dovrai fare sarà un investimento dei tuoi guadagni. E' come voler aprire un concessionario di auto in cui, per forza di cose, si investono i guadagni sull'acquisto di nuove macchine da vendere.

Non conosco i rapporti guadagno-investimento-guadagno proprio, ma temo che neanche lui li conoscesse. Eppure in Matematica era bravo, una strana bravura insita nel popolo egiziano forse, di cui lui faceva parte. Non aveva certo studiato, ma i conti, li sapeva fare alla perfezione. Percentuali e conti, tutto ciò che serve ad un piccolo imprenditore.

Commetteva però un gran difetto di calcolo.

Non so come si chiami in Matematica, ma credo che nel linguaggio comune, si può spiegare come quel venditore di macchine che acquista e spende i soldi ancora prima di averli guadagnati.

I conti sono impeccabili, ma non ha considerato un piccolo fattore ' X ' , che poi è ciò che regge la vita stessa e la sua imprevedibilità; e non considerando l'incognita, finisce col dare per scontato che tutto filerà liscio nella sua equazione, fallendo miseramente e trovandosi col culo per terra.

E così, il mio amico, portava scarpe nuove scintillanti e gemelli sulle giacche che valevano uno stipendio. La classe, non gli mancava di certo, ma un bel vestito è destinato ad essere buttato quando viene macchiato di sangue...

Il sangue di chi lo cercava, il sangue di chi stava aspettando i suoi rispettivi introiti dati dall'investimento fatto insieme al Wallas, soldi che poi, erano finiti proprio in quei gemelli e non nel portafoglio della persona giusta.

Non penso fosse così scemo da non rendersene conto. Anzi sono convinto lui sapesse quanti debiti si stava creando attorno, ma non ci fu un solo giorno in cui lui smise di spendere... Per quanto assurdo vi possa sembrare, più crescevano i suoi debiti , più lui sperperava in lussi degni di essere notati.

Perchè si comportava in quella maniera così idiota? I guai, lo trovavano e lo perseguitavano fino a casa. I momenti che passava erano terribili. L'ansia dei soldi che doveva in giro a più persone era costante e opprimente. A volte non ci respirava. E i debiti si accumulavano alla velocità frenetica con cui si allontanavano i suoi grandi prospetti, i suoi grandi ' sogni sciocchi ' .

Niente palme e villa a malibù comprata coi frutti dei suoi ' lavoretti ' . Niente ' Tony Montana ' e niente vacanza con sigaro cubano tra le labbra.

Eppure... Continuava a spendere ogni centesimo di qualsiasi guadagno ottenuto. E i debiti, gli strozzini, aumentavano come insetti nascosti nell'erba.

Non riuscivo a capirne il perchè. Proprio mi sfuggiva, qualcosa non roteava nel mio cervello. Non riuscivo a collegare quei pezzi del puzzle....

Fu quando Mario gli puntò il ferro sul naso, quando con gli occhi iniettati di cocaina lo fissò, quando gli urlò in faccia con l'alito nauseante, tremante e colmo di sudore ' Dammi i soldi bastardo o ti AMMAZZO ' - Fu lì che iniziai a capire.

Il debito con Mario era grosso; migliaia di euro che pendevano, non solo tra lui, ma tra Mario e il suo superiore. Il debito del Wallas era diventato il debito di Mario e quest'ultimo, stava per morirci ammazzato nella sua stessa dimora, in pantofole e pigiama.

Come nel Big Lebowski, dei signori si presentarono alla sua porta e lo picchiarono per spaventarlo e intimarlo a ridare al più presto i soldi prestati.

Di riflesso, Mario fece la stessa cosa col Wallas, per l'opprimente e incessante paura di finirci stecchito. Penso sia comprensibile: nessuno vorrebbe cacciarsi in guai seri per le colpe di un ' socio '.

La paura fa fare grandi cose agli uomini, gli da una forza che non hanno. Ed una stupida irresponsabilità. Quella che riesce a farti sparare ad un cristiano senza pensare alle dovute conseguenze, ecco questo è il potere della paura: il toglierti ogni freno inibitorio, ancora più dell'alcool e delle droghe.

Non avevo mai visto nel riflesso sul viso del mio amico, quella cosa che vedono le persone prima di morire... La vita al contrario, come chi ormai è consapevole di star per morire e rivede tutto il suo passato, in una cinepresa proiettata in una sala con un solo posto a sedere.

Tra una goccia di sudore e delle lacrime incolori, Wallas, subì uno Shock.

Il proiettile non partì e grazie all'intromissione di tutti i presenti, l'accordo per la resa dei prestiti fu stipulato da entrambe le parti.

Ma Wallas, non si muoveva. Il suo viso, era come un blocco di marmo privato di ogni striatura...

La notizia, si sparse il giorno dopo in tutto il quartiere. Wallas fu come ' intervistato ' da un fiume di curiosi e presunti amici che volevano solamente farsi i suoi affari.

Qualche giorno dopo, Mario venne arrestato e lo stesso giorno, Wallas comprò un nuovo vestito, un abito tra i più costosi mai posseduti; e non se lo poteva certo permettere.

Lo sfoggiò con orgoglio raccontando a tutti della sua vittoria, del fatto che ora non doveva più niente a nessuno, che la giustizia aveva trionfato ed altre stronzate come a voler sentirsi grande dopo essersi visto così piccolo e fragile.

Fu quella sera, la sera dei suoi festeggiamenti da lui inaugurati, che la rotella dentro la mia testa si mosse e mi diede l'ultima soluzione del rompicapo:

A Wallas non interessava morire, per quel che lo riguardava lui era già morto da quando entrò in quell'ambiente sporco e immorale: Gli bastava solo vivere gli ultimi giorni della sua esistenza permettendosi più lussi che poteva, senza dover rendere conto a nessuno delle sue azioni, sfruttando persino i soldi degli altri e se gli altri per questo motivo si sarebbero vendicati, lui avrebbe riso dicendosi che in fondo non aspettava altro.

Ora sì, che potevo chiaramente vedere ciondolare la sagoma del mio amico da un albero di pesco, il cappio l'aveva fatto con la cravatta di Armani e le sue mani erano sporche di terra e capelli.

Mancava ormai l'ultimo tuffo, il salto finale nel vuoto, l'ultima donna che l'avrebbe ulteriormente destabilizzato e portato alla follia...al delirio psicotico.

In quelle condizioni, innamorarsi di una cocainomane incallita, che vendeva come uno straccio il suo corpo pur di comprare altro veleno a piccole dosi, sarebbe stato fatale. Sarebbe stato l'ultimo spillo sul nervo scoperto. L'ultimo tuffo nel marcio che tanto lo aveva sporcato sotto la camicia, tra le ascelle sudate e le mani tremanti.

In quei giorni, sognavo spesso Wallas e lo sognavo come ricordavo fosse tanti anni prima. Ricordavo le più piccole stronzate e i momenti più buffi e innocenti di due poveri scemi che si danno da fare per prendere la vita sul ridere. Due persone che si siedono su un muretto e si abbracciano tra le risate più grasse e indecorose. Poi, la sua sagoma spariva ogni volta che calava la sera, come portata via da una fitta foschia....

Mancava un ultimo capitolo al mio libro.

Wallas, conobbe Anna.

- Fine parte 8 - 

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La Straordinaria storia di Sir.Artur.Wallas - Parte 7 -

Strafatti, ci perdevamo come fantasmi inconsistenti nelle immagini riflesse del televisore...

Passarono così tre anni, o quattro, non saprei neanche contarli, perchè il mondo correva dietro noi mentre appiccicati come larve bavose, ogni notte, ripercorrevamo lo stesso percorso.

Potete crederci? Quattro anni passati sugli stessi posti a sedere, nessuno si spostava mai dal proprio cuscino sul divano.

I programmi passati, erano gli stessi.

Alla prima canna, era il turno di un documentario.

Seconda-terza, zapping su Mtv, Sky Uno, Cielo.

Fame chimica.

Nelle serate più originali, cucinavano una spaghettata aglio, olio e peperoncino.

Ci si risiede come marionette.

On demand - Programmi trash - Risate - discorsi - Perdersi in trip insensati, come fissare un venditore di tappeti e trovarlo stranamente affascinante.

Forse ci perdevamo nei ghirigori di quei tappeti… Arrivava la quarta, la quinta canna. A volte la sesta e una settimana od un ottava presa da un altro Pusher.

' Degusta, Catalizza ' - Diceva sorridendo, coi denti gialli e gli occhi storti.

Io non ero meglio, io ero spaccato come un quadro deteriorato e molle... senza una spina dorsale, a strisciare sul velluto come ad affondarci.

Solo che, il giorno dopo, io, me ne pentivo, mi sentivo così ignobile, non riuscivo a specchiarmi o a guardarmi il corpo. Mischiavo l'alcool all'erba e capitava di frequente che in piena notte, dopo capogiri e deliri psicotici, mi venisse il voltastomaco.

E quando vomitavo, sentivo la stretta dell'intestino, mi chinavo e fuoriusciva quel liquido incolore… In quei momenti ero felice.

Ero felice di farmi così schifo, di auto espellermi dal mio stesso corpo.

Non capisco se il Wallas si facesse altrettanto disgusto.

Ma sono convinto, che iniziò ad odiarsi così tanto, dal non riuscire più neanche a convivere con sè stesso, in piena lucidità.

Dopo Ginevra, decadde. Io con lui.

Si accartocciò su sè stesso, come stagnola bruciata, nella droga e nell'idea malsana che aveva del mondo.

Iniziò a fare lavori sporchi, perchè erano gli unici che potesse fare ridotto in quelle condizioni.

E li fece bene, così bene, da poterci costruire sopra una strada, un futuro, o almeno, una porta di speranza.

Nemmeno io conosco così a fondo quel mondo che lo divorò.

So di storie, di racconti… Ho visto il suo sangue colargli dalla testa, le sue pupille dilatarsi ed il suo cuore battere all'impazzata.

Ormai, era diventato così diverso da me, che potevo essere al suo fianco solo come una donna che gli lava qualche ferita di troppo.

Era incosciente e affamato: più che i soldi, aveva la fame di chi vuole vedere il mondo bruciare sotto i suoi piedi ed essere lui, unico Re incontrastato a bruciarsi infine per ultimo.

Sadismo e masochismo lo perseguitarono tra dosi, pagamenti, vizi e debiti.

Il Carcere, la Legge, l'idea di poter finire ridotto ad un misero problema societario non lo impauriva.

Ormai aveva preso una scelta, lui era consapevole e maturo di ciò che aveva deciso per sè stesso.

Sapeva dei rischi che avrebbe corso, sapeva persino il male che si stava facendo e proprio per questa consapevolezza non vi era modo di fermarlo.

Se la tua mano trema quando tieni una pistola, allora è facile convincerti a non sparare il proiettile.

Ma una mano rigida, che conosce il peso dell'uccidere ed è pronta a farlo, è impossibile da placare.

E poi, come un circolo vizioso…

Come vi spiego questo mondo a voi estraneo ?

Dovreste guardarvi ' Carlitos Way ' .

Capireste che non importa più, arrivati ad un certo punto, se voi vogliate continuare o meno la vostra scelta.

Potete anche rompere il vostro telefono e cambiare abitazione e nome, ma i guai, verranno sempre a bussarvi.

Ti staranno tutti attaccati come a morderti il collo, drogati e mafiosi, mendicanti e punitori.

Non c'è una correttezza o un principio da seguire che garantisca una stabilità.

Il suo mondo era così instabile da doverlo far uscire nel cuore della notte con un arma e la paura di essere ucciso.

E io, come potevo intromettermi?

Polizia ?

Confessare tutto, avrebbe significato solo ulteriori problemi e ritorsioni.

Mangiavano nel suo piatto - Loro, quei ciccioni pelosi che avevano sicuramente premuto più di qualche grilletto. -

Erano andati gli uni nelle case degli altri. E mascherati da una finta eccessiva cortesia, una galanteria perduta, tutti sapevano, come diceva il mio amico : " Fanno solo i loro interessi. Se io sbaglio, mi uccideranno. Non mi vogliono bene, vogliono bene ai soldi che produco per loro. "

E scordatevi la villa californiana, il mojito, le palme e l'oro di Pablo Escobar !

Non hai tempo per tenerti stretti i guadagni, poichè qualche sgarro rimasto indietro dovrai pagarlo a tue spese.

Sei sempre indebitato e nemmeno te ne rendi conto.

Ricordo la famosa ballata di Spagna.

Tutti aspettavano un grosso carico spagnolo che, stando alle voci nauseanti di quelli dall'altra parte del confine, avrebbe consentito guadagni enormi a chiunque.

Arrivò un assaggio. Era roba prelibata, non ne trovavi così in tutta Milano.

L'affare girò di voce in voce, chili su chili significavano spacciatori e micro spacciatori a creare fondi comuni per comprare o sostentarsi.

Non se ne scelse uno solo a prenderne in mano tutta quella roba.

Il carico venne diviso tra una ventina di persone, alcune di queste, rivali di zona.

Il mio amico non ne fece direttamente parte, ma un suo superiore ne aveva le mani dentro fino all'osso.

Il carico sparì, ma i soldi, furono sborsati da tutti i venti.

Ancora ad oggi, nessuno capisce cosa sia realmente successo.

L'ipotesi ' polizia ' resse poco.

Qualcuno aveva fottuto tutti gli altri, forse, aveva addirittura ucciso i diretti fornitori e si era pappato tutta la torta.

Ci fu una piccola guerra, in cui io, vedevo cellulari suonare freneticamente e strilli e grida e volti sconosciuti passare sotto case di amici alle ore più impensabili.

Wallas era un bravo ragazzo. Ingenuo, stupido, ma diamine se era una brava persona.

Non poteva reggere quella pressione, aveva paura per sè stesso e per ciò che più gli stava caro, quella che noi chiamiamo ' famiglia. '

Ancora ricordo, il suo volto sincero e pulito, baciare un bambino piccolo.

Lui, sotto la scorza rovinata da tutto ciò che la vita gli aveva impartito, aveva un cuore capace di amare gli esseri più puri, le persone più deboli ed indifese.

E si commuoveva davanti ad un bambino.

" A mio figlio, darò la vita che non ho mai avuto " Confessava Wallas sospirando tra il fumo dissolto nell'aria stantia….

Ha provato, a volte, a coinvolgermi nei suoi affari. E, a malincuore, ammetto che non fosse solo per bisogno di ' aiuto ' .

Voleva fruttare più soldi. E voleva utilizzare il mio genio per farlo.

Ma non mi sono mai sporcato nel suo insano stagno nero e appiccicoso.

Eppure a ripensarci ora, mi sarebbe piaciuto farlo.

Se avessi fatto la sua stessa fine, l'avrei capito e amato fino all'ultimo dei nostri giorni.

Una storia di due ragazzi sfortunati, che anche in punto di morte, guardati come pazzi dagli altri, si scambiano un sorriso d'intesa...

Ma non è andata così. Non potevo farmi fagocitare, buttare aspirazioni e sogni per inseguire la via di Scarface che era fin troppo, assurda e grottesca. 

Se conoscessi Dio gli chiederei se il percorso del Wallas fosse una colpa o una grande sfortuna.

Dio potrebbe rispondermi che ognuno è responsabile delle proprie scelte.

Ma io ribatterei così: E tu, come permetti ad un ragazzo così fragile, di avere una vita così triste ?

Allora Dio potrebbe arrabbiarsi: E chi ti dice che la sua sfortuna non sia derivata da tutti i suoi errori ?

Forse vincerebbe Dio, ma allora gli vorrei fare una domanda che ho in gola da quando sono nato: Perchè tuttavia, persone disgustose, irrispettose perfino nei tuoi confronti, hanno la vita che noi poveri innocenti rincorriamo inutilmente? Perchè hanno tutto quel denaro, quella fama, quella stima, quel potere… Perchè glielo consenti e non consenti ad un onesto ragazzo di vent'anni, come il mio amico Wallas, di grattare un biglietto fortunato e vincere due milioni di euro con cui sistemarsi per il resto della sua vita ?

Perchè concedi il troppo ai porci e il nulla agli angeli ?

Non so come Dio potrebbe rispondermi.

Mi spiace, ma non lo so proprio.

E le Donne chiederete? E le Donne del Wallas ? Dopo Ginevra non ebbe più nessuna ? Ce ne furono eccome ed una in particolare caratterizzò i restanti mesi di vita del mio amico.

Si chiamava Francesca e fu l'ultima spinta prima di franare dal precipizio.

Ma prima del ricovero, prima di Francesca, dobbiamo guardare dal nostro specchio un'ultima storia:

Il giorno in cui il Wallas, vide la morte in faccia e la vide puntata, a pochi centimetri dal suo naso.

Fine Parte 7 - 

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