Sulle note jazz di taxi driver, mi accorgo dello scorrere del tempo, che non potrò riavere. Piango, piango moltissimo, cerco di trovare uno spiraglio di luce, una soluzione che sembra introvabile. È come se fossi anch'io su quel taxi, di notte, come travis, osservando la città spenta e assopita ma sempre attiva, pronta a svegliarsi per svolgere la consueta routine che si compie ormai da tempo immemore. E io? Faccio parte della città? Non lo so, ma ogni giorno mi sveglio e guardo dalla finestra come fosse una televisione impossibilitato ad interagire, in realtà potrei, ma risulta impossibile come avessi la gamba rotta un pò come il protagonista di "la finestra sul cortile" ma la mia finestra non è cosi "attiva" è apatica! Spero che possa farmi vedere qualcosa ma niente, si vedono e si sentono solo lo scorrere delle macchine. Quanto vorrei poter vedere qualcosa di interessante per poi in futuro poterla raccontare, per avere qualcosa da dire, per sentirmi VIVO. Adesso invece, mi sento come un albero: impossibilitato a muoversi che può solo accorgersi di come il tempo corra senza fermarsi. Ed è proprio così la mia vita: immobile, ad osservare le persone cambiare, ed io che rimpiango il passato terrorizzato dall'avvenire.
26/05/2018