Porto in alto l'opera dell' epoca del vissuto, la chiamano epoca d'oro ma io l'ho sempre vista come l'opera al nero, così è stata dentro me. Ho tanta speranza, più di quanto abbia avuto nei miei 20 anni precedenti messi insieme, dovrei tremare all idea di perdere ciò che ho ottenuto ma le conseguenze dell opera al nero sono inevitabili, ovviamente inaccettabili per ciò cariche della voglia di inlusione, di essere protetti dal velo di Maya. Porto in alto l'opera che in me è costrutto, a tratti la vedo come artificiosa essenza umana, a tratti come naturale forma divina, l'opera richiede d'esser alimentata dei nostri fuochi, ma nessuno sa qual'e il suo nutrimento. Il simbolo è mezzo e metà in uno, perciò il linguaggio dell'anima non è comprensibile a molti, nemmeno a me è comprensibile, so solo che l'esprimerlo permette di proseguire il percorso, gli ostacoli scompaiono, la luce rischiara la strada, il sole estivo che batte sul mondo donando vita ed energia si contrappone al grigio invernale, letargico che spegne e rallenta, io cerco il sole che mi inzuppa, sotto il quale mi sento il serpente che si crogiola beato, nutrendosi della natura del calore, indispensabile, io sono il serpente del eden e voglio ricostruire il giardino da cui sono stato cacciato.