Ordunque è ovvio il piacere della follia, che direi di Montecristo esser l'opposto e il giudice che lo umilia. Sorrido di vemenza di chi è cotto da morire, dopo una cena soddisfacente un vino superbo e un amore cocente di quelli che ti bagnano il cuore e ti tremano le ginocchia per quanto l'inconscio sappia d'esser il conte e tu pensi d'esser l'opposto.
Dopo la cena l'amore che profusa il corpo, che svuota la mente come capita raramente, quel tremito d'energia che nel corpo risuona come possessione, il piacere a cui non trattenersi, bello bello, bello come la follia.
Chi è quindi il folle che sacrifica ciò? Chi il folle che abbandona la vita e ciò? Hahahahhahahahahahahahahahahahahaha.
Assurdamente proprio io ero, inconcepibile, folle, folle e il suo opposto, colui che per mancanza tutto calcola, tutto teme, forse anche tutto ottiene ma senza piacere.
Folle come Montecristo che non ha nulla di folle ma anzi è l'immagine del ordine, e proprio in ciò sta la sua follia, nel incapacità d'esser folle, d'esser libero, d'amare ciò che è in sua vita possibilità.
Ti direi di non sbagliare non perder tempo, come me non diventare.
Ma il conte ha sofferto e per ciò è cambiato e un albero al ombra del sole si piega finché non lo raggiunge e la struttura che genera negli anni ne delinea l'essere e in ciò i suoi "d'anni".
Perciò buon uomo vivi pure nella pena se ciò ti aggrada o non ne vedi alternativa, ma sappi che la strada è come la salita, non che sia sempre difficile, ma che come la salita dopo un po' le gambe si rafforzano e quando ci si smette di chieder quando finirà inizia il paesaggio, il viaggio, inizia la vita, l'amore e la morte che tutti ci accompagnerà.