Sorseggiai una caipiroska alla fragola; tutt'attorno lo zucchero di canna mi dava una piacevole sensazione di dolcezza sulle labbra, rimanevano zuccherine e succose, e chiunque mi avesse baciato, si sarebbe gustata un ottimo sapore... ma Ginevra non mi baciò quella notte.
Però, la toccai.
Ginevra era una ragazza che quando ci dava dentro con l'alcool, non aveva un minimo senso di responsabilità, finiva col bere quantità industriali di qualsiasi porcheria - purchè costosa - le venisse proposta.
Le piaceva proprio sbronzarsi, forse anche questa era una caratteristica affine a noi due. Non so se lo facesse perchè, come a me, le piaceva il senso di folle libertà, di caduta irrefrenabile, di oblio caotico e confuso... Forse beveva semplicemente per lasciarsi andare, ma lo trovo poco possibile, dato che le sue sbronze erano identiche anche quando stava fedelmente fidanzata col Wallas e non aveva certo ragioni per smollare un po' il suo corpo composto...No?
Io bevvi davvero poco.
Volevo godermi a pieno quel momento e ricordarmelo sulla pelle ancora a lungo. Se qualcuno mi chiedesse cosa mi facesse pensare che me la sarei portata a letto quella notte stessa, la risposta sarebbe stata semplice: Era un così strano e irripetibile caso del destino, che era ovvio che non sarebbe rimasto incompiuto. Non esistono casualità così grandi. Sono le persone, al massimo, a non sfruttare quei momenti incredibili e a lasciar cadere nel nulla le loro più grandi opportunità. Non capiscono che se è successo è perchè è destino che venga portato a compimento. Non puoi interromperlo riflettendoci, o facendoti dilemmi, o abbandonando sul nascere la questione. A volte, il Destino bussa chiaramente alla nostra porta, ci fa uscire in mutande, proprio quando non siamo preparati, e ci grida: Vieni con me, ho una cosa da mostrarti!
Insomma, per questa ragione, mi ero convinto che le stelle avessero deciso che quella notte, tutte le mie fantasie, si sarebbero avverate. Potevo già immaginare, ora che era lì, da sola, ad un palmo dal mio viso, non avevo più paura a toccarla, ad abbracciarla, a strusciarmici dolcemente sulle sue cosce. Sentivo vibrare il suo cuore, vedevo quelle labbra chiamarmi ed essere vere, non più come prima, così precluse e serrate. Era proprio lì, lì davanti ai miei cazzo di occhi e potevo farla mia. Cazzo se potevo. Il problema, però, insorse poco dopo.
Non era da sola.
Un suo amico, che all'epoca pensavo fosse il suo nuovo ragazzo, era presente alla festa e l'avrebbe riaccompagnata a casa, avrebbe dormito con lei e l'indomani sarebbero andati assieme al mare.
Il tizio, tale Gianmarco, non era neanche malaccio. Anzi. Moro, abbronzato, camicia sbottonata e sandali, rideva e scherzava un po' con tutti, sembrava un tipo alla mano, abbastanza carismatico... Era solare; guardarlo destreggiarsi tra le persone, ballare, salutare Ginevra e assicurarsi che stesse andando tutto bene... metteva di buon umore. Quindi, perchè non pensare che fosse il suo uomo?
Lei gli sorrideva sempre, ad un certo punto della serata ricordo, mi prese per mano e mi fece: Andiamo a prendere Giammy, portiamolo qui con noi ! Dai che facciamo festa, Ned !
Alla fine Ginevra si era appena mollata col ragazzo con cui aveva condiviso due anni di una relazione così malsana e carnale, era più che scontato che cercasse per contrappasso un uomo che la facesse sorridere e divertirsi.
E quello, quello era più Gianmarco che il sottoscritto. Io non sono mai stato incredibile nel mettere il buon umore o nel fare il festaiolo della situazione... sono sempre stato un po' più ... Indie, alternativo... Sai, un po' sulle mie, sulle cose... strane. Io leggevo Nietzsche a testa in giù con una ragazza di nome Lorenza, non mi sarei mai sognato di abbracciare venti persone diverse e farci la foto assieme al mare.
Insomma, Gianmarco era l'uomo giusto per Ginevra, eppure, successe qualcosa di strano, qualcosa di... molto strano.
Ginevra aveva esagerato con gli alcolici e verso le due di notte, non si reggeva in piedi. Farfugliava, sbatteva contro le persone, rideva sguaiata a caso e poi, bè, poi vomitava, ma fortuna che la sabbia copriva ogni traccia. Mi rifiutavo di vedere il vomito di Ginevra, sono una di quelle persone che è ancora convinto che le ragazze facciano la cacca rosa e profumata, insomma, non voglio interrompermi l'immagine celestiale che ho di quella donna o dell'altra. Quindi, giravo la faccia ogni volta che Ginevra stomacava per terra... Tutavia non mi disturbava vederla così ubriaca: ne ero così perso, che a dirla tutta, se non fosse stato per Gianmarco, avrei avuto un'erezione. Sì, proprio una vera e dura erezione. Le ragazze sfatte, quelle col mascara che cola e dona quella profondità malsana ai loro occhi cerbiatti, mi danno quella sensazione di sesso selvaggio e spinto: come se le sentissi godere a denti stretti, con la saliva che cola dalle mie labbra alle loro, la pelle arrossata di segni e grida a richiederne ancora, e ancora, con più forza, più violenza, più voglia di mordere e strappare la carne dal mio corpo.
Ecco, Ginevra in quel momento, stava iniziando a diventare nella mia mente, nuda e chinata a gambe spalancate e mi stava chiamando, faceva cenno con due dita di avvicinarmi, sussurrava maliziosa: ' Scopami, Ned. '
Però, la folla attorno a me, il suo amico che pensavo fosse il suo uomo, il fatto che vomitasse, furono tutti fattori che tennero a freno la mia erezione e mi tolsero ogni pensiero erotico dalla testa.
Eppure, il Fato aveva fatto in modo che le cose si evolvessero in modi ancora più assurdi e scarlatti, come se, la mia vita, fosse un film che non doveva essere così scontato, ma anzi appassionare fino all'ultimo minuto.
Come già scrissi, non baciai Ginevra quella notte. Però...
Gianmarco da solo non poteva guidare in macchina e tenere a bada Ginevra per riportarla nella sua ' casa-palafitta-villa di lusso sul mare- quel cazzo che era quell'abitazione strana ' e quindi, chiese a me di accompagnarlo e controllare che Ginevra non vomitasse sui sedili.
Mentre Giammy guidava sulla strada sterrata e deserta, Ginevra, in totale confusione e mancanza di forze, appoggiò la sua mano tra i miei pantaloni stretti e cadde distratta con le labbra sul mio collo. Fu fortuito, inconscio forse, ma il suo odore... quel profumo così dolce ma delicato, riesco ancora a ricordarlo, come se fosse qui e annusassi ancora i suoi capelli. La scostai con delicatezza, non sono tipo che si approfitta di donne ridotte in quelle condizioni, ma le strinsi le spalle attorno a me, le accarezzai il viso, come se tenessi tra le braccia una cosa preziosa e fragile. Non lo feci con troppa sensualità, altrimenti cosa avrebbe pensato Gianmarco? Fui più un padre, un fratello maggiore.
Arrivati a casa di Ginevra, i suoi genitori, avvisati da Gianmarco, la aspettarono impazienti sull'uscio di casa.
Non la sgridarono, anche perchè era inutile sgridare una persona che il giorno dopo si sarebbe dimenticata tutto l'accaduto, si limitarono a qualche esclamazione di arrabbiatura e a chiederle se volesse una tisana o un te caldo. Lasciata Ginevra a casa, mi avviai verso la macchina di Giammy con sconforto e amarezza, ormai avevo capito di quanto fossi stato scemo per credere che Ginevra sarebbe stata mia, ma avendoci già fatto l'abitudine al ' rifiuto ' nei miei confronti, me ne feci una ragione quasi ' scontata ' e mi preparai al ritorno al mio villaggio. Stavo allacciandomi la cintura...E poi...
La voce di Flora, la mamma di Ginevra, mi chiamò.
" Ned, vieni un attimo per piacere. Scusami tesoro, vieni un secondo! "
- Arrivo Giammy, aspetta.
Quando tornai alla macchina, raccontai a Giammy del perchè della mia assenza prolungata.
" Gianmarco, va pure. Io devo restare qui con Ginevra. "
Ginevra chiedeva di me, nei suoi deliri alcolici e nel suo malessere, chiedeva dove fossi e se potessi starle vicino.
- In quel momento, avevo capito che Gianmarco era solo un grande amico di Ginevra e finalmente, respirai quella sensazione di vittoria e soddisfazione, come di chi si rende conto, che le cose non sono brutte come le aveva immaginate. Solo un amico,eh? Solo un amico. Niente poteva rendermi più felice. -
Il padre, vedendomi forse come un grande ragazzo dalla testa sulla spalle, mi invitò a dormire con Ginevra nel secondo letto della stanza, si scusò persino del disturbo e mi promise una ricompensa l'indomani.
Fui così sorpreso, che mi venne quasi da ridere. Ovviamente finsi che avevo degli impegni, che dovevo tornare urgentemente da mia mamma che stava in pensiero, che non volevo intromettermi in una casa non mia e cose di circostanza, ma dentro di me, potevo fare i salti di gioia ! Ci potevo credere? No, era assurdo! Un vero colpo di fortuna.
Non mi misi nel letto con lei, non potevo certo farlo coi suoi genitori appena conosciuti, distanti di qualche metro quadrato, però la guardai: Si era addormentata tenendomi la mano in modo così naturale e infantile... e il pigiama addosso al suo fragile corpo, si era scoperto lungo tutto l'ombelico. Il suo ventre, brillava nel chiarore delle stelle, come fosse un sottile e sensuale serpente dai colori soffusi.
Mi eccitai, ma mi infilai nel letto evitando di dare il sopravvento ai miei ormoni impazziti. Non potevo certo fare altro. Durante la notte, avevo quasi l'istinto di alzarmi e spiarla un po'. Era diventato quasi impossibile resistere al toccare quella pelle così liscia e morbida. Cercai uno stupido pretesto, mi avvicinai al suo letto e poggiai le mie dita attorno al suo ombelico, le passai tutte attorno e feci dei piccoli cerchi concentrici. La accarezzai ancora per qualche secondo, poi le chiesi : ' Ginevra, tutto bene? Stai meglio? ' .
Dormiva profondamente, non mi dispiacque, il solo toccarla mi aveva dato brividi lungo tutta la schiena e mi andava bene, era già un traguardo.
Tornai nel mio di letto e rigirai il cuscino dal lato più fresco.
Sentii qualcosa di duro nella tasca dei miei shirt, non era il mio pisello e quindi controllai.
Il cellulare?
Caspita me ne ero totalmente dimenticato! Mi ero persino scordato di avvisare mia madre del mancato ritorno, non mi era neanche passato per l'anticamera del cervello. Dalla festa in spiaggia, non l'avevo tirato fuori dalla tasca neanche una volta. Ero troppo preso a guardare Ginevra e le sue gambe sottili, le sue scollature, sentire i suoi discorsi, capire i suoi interessi... Come se avessi conosciuto davvero Ginevra solo quella notte. Prima era la ragazza del Wallas, prima neanche ci facevo caso al conoscerla un po' meglio, invece ora, era così tanto al centro dei miei pensieri da avermi fatto dimenticare persino di chiamare mia madre.
Vidi un messaggio delle 11.30.
Alessandro.
--- Ned, non ti sei scopato Ginevra vero ? ---
In quel momento, i brividi, mi scorsero lungo la schiena e mi bloccarono come una statua di cera. Stavo sudando, avevo paura. Era come se, in qualche modo, Alessandro fosse dentro la mia testa. Ci separavano più di cento chilometri, eppure, sentivo il suo affannoso respiro di fianco. Mi sentivo osservato, messo alla prova, spiato. Perchè quella domanda così casuale? Come poteva sapere che io e Ginevra ci eravamo visti? Com'era possibile? Forse Gianmarco gli aveva detto qualcosa? Ginevra però non me l'ero certo scopata!
Almeno...
per ora.
- fine parte 4 -