Come una Poesia, come una filastrocca, il cerchio iniziava a chiudersi, scritto così, dalla punta della mia penna:
' Anna amava la Coca più della vita,
non sua, ma degli altri attorno;
l'Ego che la corrodeva,
Come una viscida stanza buia.
Ingoiava avida Alessandro,
non c'era pietà,
Ale non pregava,
Ale moriva,
non sapendo se fosse per le braccia di una donna,
o per le braccia di uno spirito;
come a cercare,
disperato e sudato,
qualcuno che ancora gli volesse bene,
ma pagava l'amore,
con buste di polvere,
la sua testa finì,
in una busta di polvere.
La colpa della stupidità,
è il più innocuo dei peccati,
la colpa della solitudine,
il più subdolo.
Dio era un porco che giocava nel fango,
con chi ormai nel fango si nascondeva.
Anna non uccise Alessandro,
Ma, Alessandro, incapace di fagocitarsi,
si fece uccidere da Anna.
E la sua coscienza fu lavata,
nella sua ingenua, fragile,
Anima,
Oramai,
Smarrita. '
——
Tutti aspettano; il Pubblico è la mia prostituta o io sono la sua ? Claudia, Giulia, Marco, Alessia ... Chiunque legge e aspetta l'epilogo, il degno ballo finale. Tutti affamati di sapere come si chiude il capolavoro. Sento il vostro respiro addosso, ed è per questo che l'ultimo capitolo ha tanto ritardato il suo arrivo.
Per tanto, come mi è consueto, stravolgerò ogni riga e senso logico. Anche stavolta, scriverò in modo diverso l'epilogo; perchè così va fatto, o almeno è ciò che sento dentro di me…
Vedete, ci sono volte in cui mi sento di starvi come… venendo in faccia.
Ricoprirvi di sperma, inteso come il mio seme, la mia creazione, una parte profonda della mia anima. Non posso scrivere l'ultima parte del racconto a me più caro seguendo linee logiche che voi esigete da me, ma posso farlo masturbandomi e provando terrore e piacere, lacrime e stupidi sorrisi ed imprimere così, l'ultimo atto, sparso e cosparso sui vostri volti, quelli che… ancora profumano di ingenuità.
—
Come Wallas conobbe Anna, non mi è dato saperlo. Immagino attraverso uno stupido ed insensato social per incontri, una delle sue reti da pesca buttate nel mare delle troie, una conversazione nata nelle sue noiose giornate, una chat numerata tra le tante messe in lista...
Nel suo elenco di prove e riprove, ancora mi stupisco di come possa essersi affezionato ad un mediocre e insensato pesciolino, abboccato all'amo di un marinaio stanco e pesante.
Penso tuttavia, come ho sempre sostenuto, che le persone si afferrano e si aggrappano in momenti così difficili, alla prima Donna o uomo, capace di sorridergli o di dargli una carezza calda.
Quando non si ha nulla, come bambini che giocano con un legnetto nella sabbia, si arriva alla folle irrazionalità dell'innamorarsi del primo giocattolo, o della prima onda di mare.
Wallas era ormai perso e claudicante, zoppo e assonnato, da droghe e solitudine; deliri di insicurezza e scherni di malagente, ancora a rincorrere Ginevra che ormai, non gli rispondeva più neanche al telefono.
Era scappata, sparita, letteralmente fuggita: l'Alaska era la meta da lei prestabilita per ricostruirsi la vita degenerata e malsana che gli aveva cucito addosso il mio amico.
Penso che spesso il Wallas si sia chiesto: ' Come può essere così insensibile di fronte al mio dolore ? Come può ignorarmi, starmi distante, sapendo che io sto ballando sull'orlo della morte? Può davvero, così insensibile, guardarmi morire? Eppure quando si ama, non si smette mai di amare davvero. Ma allora… Perchè Ginevra, mi lasci morire così? Io non sono… non sono un ragazzo cattivo….Ti prego almeno, rispondimi al telefono e fammi sorridere, anche solo per sapere che qualcuno mi vuole ancora bene…almeno… qualcuno. '
Piccolo amico, ci sono passato anche io.
Ma vedi, non ci sono telecamere puntate su di noi come nel Truman Show, non esistono storie scritte o scoop giornalistici che ci ritraggono nei momenti peggiori e vengono diffusi da un presunto Dio alle persone a noi care. Nessuno, meglio di te, può sapere e capire come ti senti.
Inoltre, devi sapere, le persone riescono a covare così tanto odio e rancore, da poter cancellare ogni forma di altruistico amore; la loro empatia fa spazio all'odio e al menefreghismo, all'augurio della tua fine peggiore. E quando alzi gli occhi nella volta del cielo, sperando che qualcuno o qualcosa ti dia ascolto e si rifiuti di vederti marcire e morire così, allora guardati attorno e ricorda che anche i fiori che calpesti moriranno, per quanto belli e preziosi.
Eppure, lui si è sempre rifiutato di accettare il percorso del Destino: Non ha mai voluto ammettere a sè stesso che esistono persone più fortunate e persone terribilmente sfortunate, che a volte, non esiste preghiera e buon'azione che possa cambiare la tua volontà come nel film ' Cambia la tua vita con un click ' ; che spesso anzi, comportandoti peggio non otterrai nessuna attenzione o rammarico e nessuno ti prenderà in braccio dicendoti ' Ti sei fatto male? Ora ti guarisco io. '
Comportarsi peggio con sfida arrogante nei confronti della vita stessa, da come unico risultato lo stare male ancor di più il giorno dopo e quello dopo ancora e ancora ed ancora, in una spirale di malessere e tristezza.
Ma la sua convinzione perenne, il suo, modo di riconoscersi come persona che non poteva davvero finire i suoi giorni in un modo così terribile, lo portò quindi a convincersi che Anna, fosse finalmente l'infermiera che avrebbe placato i suoi dolori: l'angelo della salvezza, o come direbbe lui, la persona di cui innamorarsi di nuovo.
Sapete perchè? Perchè Anna era l'unica, dopo ormai oltre tre anni, ad avere il coraggio di rivederlo dopo esserci uscita la prima volta.
Tutto qui. Già, tutto qui?
Ma mentre Wallas nella sua eutanasia mentale e delirio psicotico, la guardava illudendosi che una piccola ruga sorridente sul suo viso potesse dimostrare chissà quale innamoramento, lei, imbottiva narici di sostanze che la facevano sprofondare nell'abisso monotono e apatico, di cui presto anche il Wallas, avrebbe fatto parte...
Sapete cosa ci trovava Anna nel Wallas? Sapete perchè lei, al contrario di altre, non arrivò a rifiutarlo e continuò ad uscirci in una sorta di ' frequentazione ' ?
Trovò solo vicino al suo cazzo, tasche piene di droga e contanti, ed era pronta a succhiarne ogni centimetro, mentendo spudoratamente, come solo una tossica incallita saprebbe fare…. Tutto, pur di un'altra dose, le bastava solo quello per essere felice.
Ancora ed Ancora.
Si frequentarono per un periodo impreciso di qualche giorno, abbastanza però per far innamorare o convincersi di amare, il nostro vacillante e debole amico. Wallas, era un bimbo fragile e disperato dietro le fattezze di un uomo virile e indipendente; mentiva a sè stesso e ai suoi amici fingendosi felice e soddisfatto della sua vita " piena e ricca di piacere" , quando in realtà, ogni notte, tremava per la solitudine e inveiva contro Dio e il male che gli stava causando, soffriva, piangeva e forse, si odiava.
Anna lo scaricò poco dopo.
Lo buttò come un sacco dell'immondizia e lo ignorò dandogli del ' povero sfigato ', quando questo iniziò a dichiararle i suoi sentimenti e a farle capire che provava per lei qualcosa che non poteva certo ignorare.
Probabilmente, la scena, ebbe lo stesso effetto di chi sta portando un mazzo di rose ben scelto alla sua donna e questa, guardandolo negli occhi - pieni e ingenui -, gli ride addosso buttando per terra il bouquet e calpestando tutte le rose.
Non se ne capacitò subito, il Wallas.
La rincorse e si umiliò nel farlo.
Anna lavorava come cameriera in un locale notturno di dubbio gusto, il mio amico conosceva tutti i suoi orari e nonostante andar fin lì in taxxi costasse un occhio della testa, lui non esistò ad andarci più volte. La rincorreva come un bimbo che ha smarrito la mamma nella foresta.
Alla terza, fu sbattuto fuori da Anna stessa che lo insultò a gran voce in mezzo a tutti i presenti - imbarazzati - e chiamò persino il titolare per farlo cacciar fuori bruscamente.
La figura che fece fu ridicola: tutti ridevano sotto i baffi, guardandolo umiliato dalla cameriera e dal burbero buttafuori.
Io, quella notte, ero con lui.
Avrei dovuto farlo desistere o proporgli qualcos'altro, ma era solo uno spreco di tempo, fiato, parole… Una capra che incorna è pur sempre una capra.
Alcool, droghe, situazioni degeneranti, eppure lui persisteva. Probabilmente ogni giorno si svegliava con l'idea di far qualcosa di incredibile che avrebbe cambiato la sua giornata, come andare da Anna e immaginarsi questa piangere e cadergli addosso pentita e innamorata. Poi, dopo aver fallito la sua ' idea geniale ' del giorno, si ributtava su tutto ciò che poteva farlo pensare di meno, dormire più sereno, dimenticare… Lui amava dimenticare.
E i suoi occhi, si stringevano a spillo, mossi da occhiaie pesanti come solchi nel terreno; Le mani sporche di terriccio, la poca igiene personale, la voglia di vomitare e guardarsi vomitare, per poi lavar via il saporaccio con un altro sorso, un altra pastiglia, un altra sniffata…
Wallas si stava suicidando, così lentamente, da rendere terrificante ogni giorno in più passato su questa terra.
Ormai, io e gli altri, lo guardavamo con distacco, disinteressati, come chi guarda un film di cui conosce già la fine.
Gliel'avevamo detto così tante volte, gli avevamo dato così tanti consigli… Perchè non ha mai voluto ascoltare nessuno di noi, neanche per una cazzo di volta ?
Il peggio accadde dopo.
Una sera qualunque, divaricati sul mio divano, mentre Wallas probabilmente ancora cercava un modo per riconquistare la sua Anna perduta, arrivò una chiamata.
Dei nostri amici erano andati al locale della ragazza e l'avevano vista farsi sculacciare in autoreggenti da un porno attore, infilarsi la coca nel naso con un paio di dita e appartarsi a far pompini al ' divo del porno ' e ai suoi amici, nel bagno del locale.
E quando Anna tornò in cassa, aveva il seno ricoperto di sperma.
L'immagine fu così forte e disgustosa che io stessi male per il mio amico. Non un male qualunque: pensavo che fosse realmente una cosa così… così… come un taglio a crudo sulla pelle cucita, come una fitta acuta che prendeva lo stomaco e lo picchiava con tacchi di scarpe…. Non riuscivo ad immaginare come potesse stare una persona che ama all'idea di quell'immagine così cruda e malata.
Eppure, lui reagì solo con rabbia e violenza repressa. I denti stridevano, i pugni erano caldi e pieni di sangue e sbraitava insulti e parolacce e bestemmie.
Non pianse neanche stavolta, perchè a sè stesso, voleva dimostrare che un vero uomo non piange mai, tanto meno, per una puttana.
Ma non piangendo e non ammettendo la sua colpa, il fatto che Anna fosse sempre stata quel genere di donna fin dal principio, il fatto che lui non avesse ascoltato tutte le opinioni che avevamo su di lei, non avesse visto che era irreale innamorarsi di chi voleva droga in cambio di sesso, non avesse neanche notato i tatuaggi da zoccola e la sua fissa per le scopate più disgustose e perverse…. Lui non arrivò a prendersi la responsabilità. Non scattò mai nel suo cervello l'idea che fosse sempre stato LUI a sbagliare tutto.
Anche stavolta, le colpe, erano di un altro.
E quindi, un altro buon motivo per assumere nuove sostanze e lacerarsi il corpo.
Da quel giorno, iniziò a cercare droghe sempre diverse. Se avesse avuto una siringa, forse, si sarebbe fatto anche quella, nonostante fosse agofobico come me. E l'avrebbe fatto perchè godeva come un porco all'idea di farsi del male. Era il suo modo per gridare a Ginevra, ad Anna, a chi gli aveva puntato la pistola, agli insulti degli altri, all'infanzia da persona con difficoltà economiche, alle prese in giro e le volte in cui era stato emarginato o rifiutato…. Era il suo modo per gridare: ' Avete visto? Siete contenti ora? Guardatemi affondare mentre vi sputo addosso la mia bile ! MERDE ! '
Le foglie degli alberi si rinsecchivano e si tingevano di rosso. L'autunno stava arrivando attraverso il vento che soffiava via la polvere dai tombini. Gli scoiattoli radunavano le provviste per l'inverno e gli uccelli migravano in luoghi più caldi in grandi stormi nel cielo.
Io, iniziai ad avere i miei lavori ed i miei incarichi da portare a termine, il tempo veniva a mancare e le serate estive facevano spazio a lunghi noiosi compiti, a sonni precoci, a coperte calde.
Lo persi di vista per un po'; Wallas, lo vidi sempre meno, fino a non vederlo più, per due lunghe settimane.
Ma prima di queste, ricordo con piacere di averlo visto nella peggior forma fisica e psichica possibile, ma con una gran voglia di stabilizzarsi e riscattarsi davvero:
' Ned, smetto di fare questa vita. Ho trovato un lavoro nel mercato immobiliare e comincio domani. Voglio fare carriera e poi, mi piace vendere case! '
Erano anni che non sentivo quel senso di felicità nei suoi confronti. Ero fiero come un padre, o un fratello, o qualcuno che proprio quando aveva perso le speranze, veniva stupito e preso da una piacevole sprovvista!
A me non sembrava mentisse.
Certo, era ridotto male, ma quelle parole erano colme di una sincera speranza e diversa prospettiva di vita…. Quando gli diedi una pacca sulla spalla, lui sorrise quasi arrossendo. Non mi preoccupai per lui, anzi, un giorno lo chiamai al lavoro e fui lieto di sentirlo impegnato, come un soldatino che svolge alla perfezione il suo nuovo compito. Ed era felice nel farlo.
Stava davvero svoltando pagina. Era così...
Poi, due settimane.
Non lo chiamai perchè anche io dovevo riprendere fiato, respirare libertà, concentrarmi e realizzarmi sui miei progetti. Mi dimenticai di chiamarlo, del tutto.
Le prime nuvole grigie accorciavano le giornate, le tazze dei te bollenti ribollivano sulla scrivania e mentre rileggevo e mettevo mano a diverse scartoffie, un messaggio, fece vibrare il mio telefono cellulare:
— Ned, ciao sono Francesco. Senti… sei sicuro... che il Wallas stia bene ? —
Quando lo rividi, la sua testa si affacciava gonfia come di cortisone in una piccola finestrella con una grata di ferro; Gli occhi diventati sporgenti, con pupille schizzate ad osservare smarrite il vuoto, le mani grosse e ruvide piene di segni e pellicine enormi. Si grattava piccole lesioni sulla pelle, ma sorrideva felice: la sensazione di rivedere me e Nicola, come chi su un isola deserta dopo decenni di dialoghi solo con sè stesso, riesce finalmente a vedere una barca arrivare a salvarlo. Ma non è la barca o il fatto di ritornare in città che lo allieta, quanto invece la possibilità di sentire finalmente la voce di un altro essere umano, parlargli, domandargli, ascoltarlo…
Ospedale psichiatrico. Stanza in isolamento.
Piccolo letto privo di spigoli, comodino privo di spigoli, finestre con vetro antisfondamento microscopiche e prive di maniglia, calorifero senza spigoli, nessun televisore, bagno sterile e privo di ogni oggetto con angoli quadrati, nessuno specchio.
Tutto lì, era privato di ogni possibile oggetto o caratteristica con cui ferirsi o tagliarsi… Lo trovavo angosciante. Era spaventoso.
Le sue scarpe erano state private di ogni laccio, così da impedirgli di impiccarsi.
Si poteva fumare però, eccome se si poteva. Là dentro in ricovero le giornate passavano unicamente a suon di 40-60 sigarette al giorno, spente in diversi posaceneri comuni; in alternativa un piccolo televisore, ben controllato dallo staff medico dietro una cabina blindata e accessibile solo al personale.
Attorno al corridoio costellato di luci al neon - a loro volta riparate - non c'erano quadri, foto, colori. Muri bianchi, pavimenti bianchi, stanze bianche senza maniglia… Tutto era bianco ed immobile. Girovagavano quasi come spiriti, diverse persone silenziose e con sguardi totalmente assenti dalla realtà circostante. Una, era una signora sulla sessantina dai capelli sporchi e grigi che fissava tutto il tempo il muro a distanza ravvicinata, non si muoveva, era come un chiodo fisso nella parete, come un pezzo di quell'orribile arredamento.
L'odore era quello del disinfettante ospedaliero, solo quel profumo risuonava nell'aria.
Entrare lì, sembrava come entrare in un mondo lontano e sconnesso da tutto il resto della città. Giuro, non pensavi più di trovarti a Milano, in un qualsiasi ospedale, con fuori strade, bar, semafori, macchine, pozzanghere… Sembrava come di entrare per sempre in una stanza vuota, condannato a restare lì per il resto dei tuoi giorni.
Non capivo, guardando quel posto, come potessero guarire le persone privandole di ogni forma di libertà. Ma allo stesso tempo, con grande rammarico, mi rendevo conto che quelle persone non potevano essere lasciate libere neanche di girovagare in un cortile.
Chissà, se qualche stanza più in là di quella del Wallas, qualcuno, non aveva morso la sua lingua e fatto un bagno di sangue sulle sue pallide lenzuola. I suicidi, avvenivano di frequente.
Quando vidi camminare il mio amico per accompagnarci alla stanza dei fumatori, mi resi conto che non avevo davanti il ragazzo con cui ero cresciuto fianco a fianco.
Non era lui, non sembrava neanche ricordarsi di lui. Chi era questo Alessandro ?
Ero arrivato al punto in cui dubitavo persino del fatto che mi riconoscesse e si ricordasse chi io fossi. Magari sapeva che ero un suo caro amico, ma non ricordava bene dove mi avesse conosciuto o cosa ci piacesse fare quando andavamo in giro insieme. Si sarebbe ricordato almeno della mia pizza preferita? Di quando tifammo la nostra squadra con le stesse maglie comprate dai cinesi? Si ricordava delle panchine, dell'Arco, del liceo, delle partite a pallone…?
Poi, trovai il coraggio di chiederglielo.
" Cosa ti è successo…. Ale ? "
Si avvicinò come chi deve bisbigliarti un segreto. Si guardò intorno e fece attenzione che nessuno ascoltasse, poi, resosi conto di essere da solo, iniziò a confidarci l'accaduto come se noi fossimo gli unici a cui poter rivelare una verità così segreta e pericolosa.
" E' iniziato tutto una sera. Mentre tornavo a casa. Da giorni notavo una strana macchina fermarsi in piena notte davanti al mio portone… La osservavo dal balcone e questa spegneva i fari ogni volta che mi affacciavo. Stava lì per ore. Così, una sera decisi di prendere il binocolo per guardare chi o cosa ci fosse dentro… Ma in quel momento, una luce di un laser rosso iniziò a riflettersi sul muro dietro la mia testa. Il laser puntava dritto in casa mia. Mi spostai di una stanza e la luce, si posò di fronte ai miei occhi, puntandomi la fronte. Chiusi tutte le tapparelle e le tende e per due giorni, mi limitai a stare in casa guardando solo la televisione e giocando col tablet.
Non dissi niente a mia Mamma, non volevo fosse coinvolta.
Qualcuno voleva uccidermi.
Ad un certo punto, notai che in televisione, qualsiasi programma cambiassi, iniziava come a comunicare con me. Le persone si fermavano e mi facevano dei segni durante le loro trasmissioni, mi avvertivano di essere in pericolo e di stare attento.
Così, dopo due giorni, decisi di riprendere il binocolo e di guardare a fondo chi mi stava spiando. Vidi la luce provenire dal grattacielo di fronte a casa mia, verso l'ultimo piano.
DI colpo, le luci si accesero. Erano le 3.30 e non c'era nessun piano acceso nel condominio eccetto che quello. Era molto distante, ma si vedeva chiaramente…
Il laser sparì da casa mia. E poi, dopo che le luci si spensero di nuovo…
Si riaccesero. E comparirono sulle finestre di quell'appartamento... le sagome dei miei amici morti.
Erano pezzi di cartone appiccicati che mostravano i vostri volti, tutti morti. Tutti eravate morti . Ed era l'unica cosa che si vedeva in quella notte. Eravate tutti morti.
Sapete perchè sono qui dentro? Nell'ospedale psichiatrico, dico.
Perchè ho capito cosa mi vogliono fare. E allora, mi sono fatto rinchiudere qui apposta, perchè qui dentro non possono ammazzarmi. E facendo così, ho salvato anche voi!
Voi non sapete cosa c'è sotto, ma io sì. Quando guardo dalle finestre della mia camera d'ospedale, le persone che passano nel cortile dell'ospedale...io vedo chiaramente, alcuni di loro, sconosciuti, che si siedono sulle panchine e mi osservano. Usano il cellulare. Comunicano tra di loro! Anche loro fanno parte del complotto!
Loro vogliono uccidermi, ma io, li ho fregati tutti ! Finchè sarò quì dentro, io, li fregherò! Ho vinto ragazzi! Li ho fregati ! "
Questa fu la sua storia.
Lo disse con una tale convinzione, da mettere a rischio chiunque provasse a farlo ragionare, o a fargli pensare che era assurdo ciò che si stava inventando! Sapete cosa mi spezzava l'anima?
Il fatto che dovessi per forza fingere di credergli.
Era quel tipo di persona a cui se avessi dato torto, probabilmente, ti avrebbe preso come un ' complice ' del complotto nei suoi confronti.
Lo si vedeva sì, mentre raccontava: guardava i nostri volti come a scrutare chi di noi fosse la ' talpa ', come a voler scoprire il presunto ' traditore' , come a voler analizzare le nostre reazioni e definire come ' colpevole ' chiunque non gli avesse creduto pienamente. Non ci voleva più bene, non si ricordava neanche che noi, eravamo i suoi più grandi amici… Tutta la nostra infanzia, come poteva averla dimenticata?
Imbevuto di follia, iniziò persino a proporci di aiutarlo ad 'eliminare' il misterioso uomo delle sagome di quel palazzo.
Noi, lo guardammo allibiti e colmi di lacrime trattenute, pensando che in fondo non c'era niente di più terribile, che l'idea di non poterlo più riportare indietro...
Riportarlo a quando, aveva quel casco allacciato storto, la cartella di scuola, lo scooter… E se ne usciva con battute oscene e porno sulle sue compagne di classe.. per poi salutarci e dirci ' Bella raga, oggi ci becchiamo al termine delle lezioni! Oh aspettatemi che andiamo a mangiare assieme! '
A volte riguardo le nostre vecchie foto, i nostri video girati con il nokia n70, le nostre vecchie conversazioni su msn messanger con trilli ed emojicon…
E penso sempre che non avrei potuto cambiare il corso degli eventi, ma almeno avrei voluto fermare il tempo e godermi ancora, quei giorni, quegli anni, in cui io, avevo il mio più grande e caro amico. Un perfetto scemo, ma cazzo che momenti ci ho vissuto!
E allora passo un dito sullo schermo del computer come a volergli tirare un buffetto sulla guancia e mi ricordo che lui, in fin dei conti, era proprio una brava persona.
— Fine —