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"It doesn't matter what you do, as soon as you do it with Passion.."

La straordinaria storia di Sir.Artur.Wallas - Parte 5 -

Salutai Ginevra l'indomani.
I genitori, mi pagarono un taxxi per il ritorno e si scusarono di avermi trattenuto così a lungo. Io, ringraziai.
Il motivo per cui non me ne tornavo al villaggio depresso o insoddisfatto, era il numero che avevo lasciato sul cellulare di Ginevra ed una promessa, o meglio, un appuntamento: il giorno prima del mio compleanno, il 18 di quel torrido Agosto, ci saremmo rivisti e avremmo festeggiato insieme. In un certo senso, mi ero dichiarato, ma non mi ero esposto così tanto. Voglio dire, passare la notte del proprio compleanno, con una ragazza, da soli sulla spiaggia. sarebbe stato un evidente flirt nei suoi confronti e dato che nutrivo più di qualche dubbio sul fatto di piacerle o meno, la buttai lì: inventandomi che i miei amici del villaggio andavano in una discoteca in cui mi avevano cacciato fuori e dove non volevo e non potevo tornarci.
A ripensarci, era una strana scusa, ma non importa se reggesse o meno, fatto sta che lei accettò con un sorriso. E quel sorriso, me lo portai dietro per i giorni seguenti.
Ignorai completamente tutte le ragazze in costume, in topless, disinibite ad abbronzarsi davanti ai miei occhi, avevo in mente solo il suo di corpo e più lo pensavo, più trattenevo le erezioni dure e grosse che premevano nei miei pantaloni.
Non mi masturbavo perchè ho una strana scaramanzia. In sostanza se mi masturbo pensando ad una ragazza, quella ragazza immaginata, non riesco poi a portarmela a letto. Vi dirò addirittura, che spesso, la frattura nelle mie poche relazioni serie avute, è coincisa col masturbarsi pensando alla mia fidanzata. Come se, masturbarsi pensando a quella persona, decretasse il non poter avere più il suo corpo in carne ed ossa.
E' una stronzata, ma anche la scaramanzia è una stronzata, eppure, un po' ci credo...
Mi trattenni quindi all'inverosimile e poi, arrivata la sera del 18, dopo una lunga preparazione in cui avrò sistemato e ricambiato l'ordine dei miei capelli almeno dieci volte, mi avviai alla spiaggia promessa.
Finalmente, era giunto il giorno. Il Viaggio per arrivarci però, fu tutto in bicicletta e considerata l'alta temperatura, arrivai abbastanza sudato. Mi annusai ripetutamente sperando che si sentisse ancora il buon profumo addosso. Fortuna che c'era il mare, quindi potevo spogliarmi e farmi un tuffo e nessuno avrebbe notato che avevo sudato all'inverosimile, solo che, quando arrivai in spiaggia, lei, era già lì.
Tra l'altro, il primo commento che fece, fu proprio il seguente: Sei un po' sudato Ned?
Ma, subito dopo, continuò: ' Andiamo a farci un bagno dai. '
Fu così rapido, che l'imbarazzo cedette il posto alla rassicurazione.
La spiaggia era deserta, c'era il tramonto ma senza i soliti colori rossi, si sentivano i rumori della pineta alle nostre spalle e l'acqua aveva quella temperatura gradevole che assume verso sera, dopo una calda giornata.
Il momento in cui si alzò dal telo da bagno e si tolse maglietta e i pantaloncini, mi sembrò durare una piacevole eternità. La sua schiena nuda che si scopriva, il suo sedere piccolo e sodo come granito... Ogni centimetro di tessuto che si sfilava, era un centimetro in più della sua pelle nuda e a me sembrava di vederla scoperta a rallentatore. Era fantastico.
Quando andammo in acqua poi, i suoi capezzoli divennero duri e rigidi e nonostante fingessi di non farci caso, li osservavo con la voglia di addentarli e mordicchiarli un po'… Mi puntavano, sporgevano fuori come vogliosi di uscire da quel pezzo di stoffa.
Arrivò il momento.
Un'onda la spinse all'indietro verso il mio corpo... le sue cosce si accostarono al mio membro e sentii strusciarmi addosso il suo sedere trascinato dall'acqua... Eravamo finiti attaccati ed io, per istinto, le baciai le morbide spalle.
Mentre le mie labbra si avvicinavano, nella mia testa, una strana voce mi gridò: Se lo fai, sei fottuto. Lui, lo verrà a sapere. Lo sai, lo sai, la verità viene SEMPRE a galla.
Ma si sa, io e la mia coscienza, siamo due estranei che si ascoltano poco l'un l'altro.
Poi, poi dovreste levarmi la penna tra le mani, perchè riempirei fogli e fogli su quello che fu per me il fare l'amore con Ginevra. L'acqua fu l'inizio di ogni luogo, ogni sterpaglia, ogni posto, in cui nei giorni seguenti, io e lei ci scopammo fino al farmi sentire dentro le sue ossa, il suo stomaco, come animali che si cacciano selvaggi in una foresta sperduta. Ancora e ancora.
Harder and harder, deeper and deeper, cantavano i Bullet.
L'ultimo giorno della mia vacanza, ci salutammo come due persone consapevoli che hanno fatto lo sbaglio peggiore della loro intera vita. Due condannati a morte, due idioti, due ragazzini irresponsabili.
Mentre salivo in macchina, lei preoccupata e stretta tra le sue braccia mi strillò con impeto : Non dirlo ad Ale, ti prego Ned, fallo per te stesso!
Quello, fu anche il primo giorno in cui coniai questa frase, come una lapide sulla mia testa che non mi abbandonò più : I'm a deadman walking. I deadman walking sono i condannati a morte, ma la traduzione è ciò che fa rabbrividire: uomini morti che camminano.
Io stavo camminando verso Milano, su un treno regionale sporco e puzzolente e ogni minuto più vicino alla mia città, era eterno e spaventoso. Avrei voluto non finisse mai quel viaggio, perchè sapevo che dovevo scendere prima o poi.
Tutti dobbiamo scendere dai nostri treni prima o poi.
Vedete ci sono uomini che non possono uccidere e uomini che possono uccidere. Wallas poteva uccidere, per Ginevra, poteva. Tutto quel sangue caldo che gli ribolliva, poteva esplodere in un atto di estrema violenza, nel suo caso in un paio di coltellate - salvo poi pentirsene per il resto dei suoi giorni, perchè non l'avrebbe mai fatto a mente lucida, ma l'avrebbe fatto in quelle condizioni, un istinto che ben comprendevo, dato che anche io sono fatto così -
Escogitai un piano. Tanto in fondo, sapevo che lui sapeva. Qualcuno avrebbe parlato, presto o tardi, lui sospettava da tempo di me e Ginevra e quindi, dovevo prevenire il disastro, dandogli il tempo per calmarsi o almeno facendo in modo che non ci rimettessi le penne… Ma come?
Prima di partire per la Toscana, mi frequentavo con una certa Giulia che, caso vuole, abitasse a pochi metri dalla casa del Wallas. Sempre per caso fortuito, il Wallas ci aveva visti assieme, si era seduto con noi al tavolo di un pub e si era preso una cotta per la mia Giulia o almeno, la trovava così attraente da farci più di qualche pensierino - anche se non l'aveva certo ammesso, lo si intuiva dai suoi sguardi e i suoi modi costruiti di parlare per darsi un'aria -Raccontai tutto a Giulia nella speranza che la mia vita a rischio fosse più importante del semplice ' Mi hai tradito bastardo ! '
Ad aggravare la mia posizione però, c'era la mia richiesta: Provaci con lui, se ti bacia, siamo pari. E consapevole di questa parità, si sentirebbe anche lui in colpa. Quindi, non mi ucciderebbe.
Furono ore intense quelle in cui Giulia mi staccò il telefono in faccia...
Iniziavo ad immaginare la mia ultima cena, il mio testamento, la mia ultima sega... bè la mia ultima scopata era stata grandiosa, quindi, poteva andarmi peggio. La situazione era così drammatica da farmi divertire a crepa pelle, sceso alla stazione centrale, controllato che il Wallas non mi aspettasse ai binari, iniziai a riprodurre nel mio ipod le canzoni da marcia funebre. E ammetto, la cosa mi divertiva. Era grottesco. In aggiunta, mia madre era in vacanza ancora per due lunghe settimane ed io, ero a casa da solo con i miei cereali e le mie pantofole.
Giunto a casa, mi barricai con tanto di tavolo messo a mo di barriera sulla porta e coltello pronto all'uso, sotto il cuscino da letto.
Poi, durante la mia prima notte da militare in trincea, Giulia mi chiamò.
' Lo faccio solo perchè so che non meriti una brutta fine. Ma con te, ho chiuso. Ciao. '
Ringraziai ogni stella possibile ed immaginabile, ma il problema ora, era soltanto uno: quei due dovevano baciarsi e io, dovevo avere qualcuno che testimoniasse l'accaduto. Come potevo fare? Organizzai anche questo grazie alla gentile disponibilità di Giulia e di una sua amica e tutto filò per il verso giusto, il piano funzionò, i due si incontrarono in un parco, lei fece la gallina, lui ci provò.. il Wallas baciò Giulia.
Ora, dovevo solo farmi avanti.
Mentre pensavo a come agire, a cosa scrivergli, in che modo potessi sia rivelargli di Ginevra, che di quello che aveva fatto con Giulia, mentre pianificavo vie di fuga, opzioni secondarie ed altro, il citofono di casa mia, suonò in una piovosa sera di fine Agosto.
' Scendi. '
Il fatto che mi disse di scendere, fu rincuorante, perchè almeno, aveva abbastanza sale in zucca da non salire e sfondarmi la porta malamente.
Però, non mi fidavo lo stesso. In più, la sorpresa, così, tutta d'un tratto, mi faceva palpitare il cuore come l'acqua che ribolliva sulla pentola della pasta. Ero preso alla sprovvista, avevo calcolato bene i piani, ma non le tempistiche. Aggiunse, nel mio totale silenzio : ' Tu non amavi Giulia, mentre Ginevra era la donna della mia vita, sei un lurido bastardo! Scendi, se hai le palle, almeno mettici la faccia. SCENDI ORA ! '
Sapete perchè scesi ? Scesi perchè quello, era il mio migliore amico. Scesi perchè gli volevo così bene, da sapere quanto gli avesse fatto male il mio gesto. Ed in qualche modo dovevo pagare, perchè avevo ferito un ragazzo che per me, contava davvero tanto. Era forse l'amico più vero e speciale che avessi mai avuto. Un coglione cronico, esattamente come il sottoscritto. Una persona che però, esattamente come il sottoscritto, era una persona vera. 
Poco prima che l'ascensore si spalancò, pensai: Non è così che finirà la grande vita che Dio mi ha assegnato.
Sorprendentemente, chiarimmo.
Non so come, ma chiarimmo senza spargimenti di sangue. La discussione durò tutta la notte perchè in quella discussione non c'era solo la mia colpa, ma c'era la colpa di Ginevra, la colpa di Ale, la colpa dell'essere un cattivo fidanzato, la mia colpa dell'essere un pessimo amico, l'amicizia con Edoardo, i tradimenti di tutti noi, i nostri vecchi amici... la nostra infanzia. Nessuno picchiò nessuno e a parte qualche strillo e spintone, fummo tutti sani e salvi. Solo che, ancora non potevo saperlo ai tempi, che qualcosa quella notte, si ruppe davvero dentro il mio amico.
Perse la fiducia nel trovare o provare a vedere del ' bello ' nel mondo che lo circondava. Si era rassegnato… ed aveva solo 18 anni. Non sarebbe più tornato lo stesso. Quando lo vidi andarsene a casa e girarsi di spalle, per quanto assurdo vi possa sembrare, io percepii qualcosa di brutto e spiacevole. Come un'ombra destinata ad allargarsi nel corso degli anni a venire. Però, non ci diedi peso. Pensavo fosse suggestione. Avevo chiarito con lui e in qualche modo, avrei ricostruito i rapporti andati ormai rotti. Ero davvero uno stupido.
Se solo avessi capito prima…
Non ci parlammo per un mese, fino al giorno in cui mi chiamò per chiedermi se mi andava di fumarmi una canna con lui, dato che era nella mia zona e si stava annoiando.
Lui non fumava le canne, ma anche stavolta, non ci feci caso.
Ero proprio uno stupido.
Se gli uomini potessero vedere il proprio futuro, non piangerebbero mai. Nè per rimpianti, nè per rimorsi.

- Fine parte 5 -

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La straordinaria storia di Sir.Artur.Wallas - Parte 4 -

​​Sorseggiai una caipiroska alla fragola; tutt'attorno lo zucchero di canna mi dava una piacevole sensazione di dolcezza sulle labbra, rimanevano zuccherine e succose, e chiunque mi avesse baciato, si sarebbe gustata un ottimo sapore... ma Ginevra non mi baciò quella notte.
Però, la toccai.
Ginevra era una ragazza che quando ci dava dentro con l'alcool, non aveva un minimo senso di responsabilità, finiva col bere quantità industriali di qualsiasi porcheria - purchè costosa - le venisse proposta.
Le piaceva proprio sbronzarsi, forse anche questa era una caratteristica affine a noi due. Non so se lo facesse perchè, come a me, le piaceva il senso di folle libertà, di caduta irrefrenabile, di oblio caotico e confuso... Forse beveva semplicemente per lasciarsi andare, ma lo trovo poco possibile, dato che le sue sbronze erano identiche anche quando stava fedelmente fidanzata col Wallas e non aveva certo ragioni per smollare un po' il suo corpo composto...No?
Io bevvi davvero poco.
Volevo godermi a pieno quel momento e ricordarmelo sulla pelle ancora a lungo. Se qualcuno mi chiedesse cosa mi facesse pensare che me la sarei portata a letto quella notte stessa, la risposta sarebbe stata semplice: Era un così strano e irripetibile caso del destino, che era ovvio che non sarebbe rimasto incompiuto. Non esistono casualità così grandi. Sono le persone, al massimo, a non sfruttare quei momenti incredibili e a lasciar cadere nel nulla le loro più grandi opportunità. Non capiscono che se è successo è perchè è destino che venga portato a compimento. Non puoi interromperlo riflettendoci, o facendoti dilemmi, o abbandonando sul nascere la questione. A volte, il Destino bussa chiaramente alla nostra porta, ci fa uscire in mutande, proprio quando non siamo preparati, e ci grida: Vieni con me, ho una cosa da mostrarti!
Insomma, per questa ragione, mi ero convinto che le stelle avessero deciso che quella notte, tutte le mie fantasie, si sarebbero avverate. Potevo già immaginare, ora che era lì, da sola, ad un palmo dal mio viso, non avevo più paura a toccarla, ad abbracciarla, a strusciarmici dolcemente sulle sue cosce. Sentivo vibrare il suo cuore, vedevo quelle labbra chiamarmi ed essere vere, non più come prima, così precluse e serrate. Era proprio lì, lì davanti ai miei cazzo di occhi e potevo farla mia. Cazzo se potevo. Il problema, però, insorse poco dopo.
Non era da sola.
Un suo amico, che all'epoca pensavo fosse il suo nuovo ragazzo, era presente alla festa e l'avrebbe riaccompagnata a casa, avrebbe dormito con lei e l'indomani sarebbero andati assieme al mare.
Il tizio, tale Gianmarco, non era neanche malaccio. Anzi. Moro, abbronzato, camicia sbottonata e sandali, rideva e scherzava un po' con tutti, sembrava un tipo alla mano, abbastanza carismatico... Era solare; guardarlo destreggiarsi tra le persone, ballare, salutare Ginevra e assicurarsi che stesse andando tutto bene... metteva di buon umore. Quindi, perchè non pensare che fosse il suo uomo?
Lei gli sorrideva sempre, ad un certo punto della serata ricordo, mi prese per mano e mi fece: Andiamo a prendere Giammy, portiamolo qui con noi ! Dai che facciamo festa, Ned !
Alla fine Ginevra si era appena mollata col ragazzo con cui aveva condiviso due anni di una relazione così malsana e carnale, era più che scontato che cercasse per contrappasso un uomo che la facesse sorridere e divertirsi.
E quello, quello era più Gianmarco che il sottoscritto. Io non sono mai stato incredibile nel mettere il buon umore o nel fare il festaiolo della situazione... sono sempre stato un po' più ... Indie, alternativo... Sai, un po' sulle mie, sulle cose... strane. Io leggevo Nietzsche a testa in giù con una ragazza di nome Lorenza, non mi sarei mai sognato di abbracciare venti persone diverse e farci la foto assieme al mare.
Insomma, Gianmarco era l'uomo giusto per Ginevra, eppure, successe qualcosa di strano, qualcosa di... molto strano.
Ginevra aveva esagerato con gli alcolici e verso le due di notte, non si reggeva in piedi. Farfugliava, sbatteva contro le persone, rideva sguaiata a caso e poi, bè, poi vomitava, ma fortuna che la sabbia copriva ogni traccia. Mi rifiutavo di vedere il vomito di Ginevra, sono una di quelle persone che è ancora convinto che le ragazze facciano la cacca rosa e profumata, insomma, non voglio interrompermi l'immagine celestiale che ho di quella donna o dell'altra. Quindi, giravo la faccia ogni volta che Ginevra stomacava per terra... Tutavia non mi disturbava vederla così ubriaca: ne ero così perso, che a dirla tutta, se non fosse stato per Gianmarco, avrei avuto un'erezione. Sì, proprio una vera e dura erezione. Le ragazze sfatte, quelle col mascara che cola e dona quella profondità malsana ai loro occhi cerbiatti, mi danno quella sensazione di sesso selvaggio e spinto: come se le sentissi godere a denti stretti, con la saliva che cola dalle mie labbra alle loro, la pelle arrossata di segni e grida a richiederne ancora, e ancora, con più forza, più violenza, più voglia di mordere e strappare la carne dal mio corpo.
Ecco, Ginevra in quel momento, stava iniziando a diventare nella mia mente, nuda e chinata a gambe spalancate e mi stava chiamando, faceva cenno con due dita di avvicinarmi, sussurrava maliziosa: ' Scopami, Ned. '
Però, la folla attorno a me, il suo amico che pensavo fosse il suo uomo, il fatto che vomitasse, furono tutti fattori che tennero a freno la mia erezione e mi tolsero ogni pensiero erotico dalla testa.
Eppure, il Fato aveva fatto in modo che le cose si evolvessero in modi ancora più assurdi e scarlatti, come se, la mia vita, fosse un film che non doveva essere così scontato, ma anzi appassionare fino all'ultimo minuto.
Come già scrissi, non baciai Ginevra quella notte. Però...
Gianmarco da solo non poteva guidare in macchina e tenere a bada Ginevra per riportarla nella sua ' casa-palafitta-villa di lusso sul mare- quel cazzo che era quell'abitazione strana ' e quindi, chiese a me di accompagnarlo e controllare che Ginevra non vomitasse sui sedili.
Mentre Giammy guidava sulla strada sterrata e deserta, Ginevra, in totale confusione e mancanza di forze, appoggiò la sua mano tra i miei pantaloni stretti e cadde distratta con le labbra sul mio collo. Fu fortuito, inconscio forse, ma il suo odore... quel profumo così dolce ma delicato, riesco ancora a ricordarlo, come se fosse qui e annusassi ancora i suoi capelli. La scostai con delicatezza, non sono tipo che si approfitta di donne ridotte in quelle condizioni, ma le strinsi le spalle attorno a me, le accarezzai il viso, come se tenessi tra le braccia una cosa preziosa e fragile. Non lo feci con troppa sensualità, altrimenti cosa avrebbe pensato Gianmarco? Fui più un padre, un fratello maggiore.
Arrivati a casa di Ginevra, i suoi genitori, avvisati da Gianmarco, la aspettarono impazienti sull'uscio di casa.
Non la sgridarono, anche perchè era inutile sgridare una persona che il giorno dopo si sarebbe dimenticata tutto l'accaduto, si limitarono a qualche esclamazione di arrabbiatura e a chiederle se volesse una tisana o un te caldo. Lasciata Ginevra a casa, mi avviai verso la macchina di Giammy con sconforto e amarezza, ormai avevo capito di quanto fossi stato scemo per credere che Ginevra sarebbe stata mia, ma avendoci già fatto l'abitudine al ' rifiuto ' nei miei confronti, me ne feci una ragione quasi ' scontata ' e mi preparai al ritorno al mio villaggio. Stavo allacciandomi la cintura...E poi...
La voce di Flora, la mamma di Ginevra, mi chiamò.
" Ned, vieni un attimo per piacere. Scusami tesoro, vieni un secondo! "
- Arrivo Giammy, aspetta.
Quando tornai alla macchina, raccontai a Giammy del perchè della mia assenza prolungata.
" Gianmarco, va pure. Io devo restare qui con Ginevra. "
Ginevra chiedeva di me, nei suoi deliri alcolici e nel suo malessere, chiedeva dove fossi e se potessi starle vicino.
- In quel momento, avevo capito che Gianmarco era solo un grande amico di Ginevra e finalmente, respirai quella sensazione di vittoria e soddisfazione, come di chi si rende conto, che le cose non sono brutte come le aveva immaginate. Solo un amico,eh? Solo un amico. Niente poteva rendermi più felice. -
Il padre, vedendomi forse come un grande ragazzo dalla testa sulla spalle, mi invitò a dormire con Ginevra nel secondo letto della stanza, si scusò persino del disturbo e mi promise una ricompensa l'indomani.
Fui così sorpreso, che mi venne quasi da ridere. Ovviamente finsi che avevo degli impegni, che dovevo tornare urgentemente da mia mamma che stava in pensiero, che non volevo intromettermi in una casa non mia e cose di circostanza, ma dentro di me, potevo fare i salti di gioia ! Ci potevo credere? No, era assurdo! Un vero colpo di fortuna.
Non mi misi nel letto con lei, non potevo certo farlo coi suoi genitori appena conosciuti, distanti di qualche metro quadrato, però la guardai: Si era addormentata tenendomi la mano in modo così naturale e infantile... e il pigiama addosso al suo fragile corpo, si era scoperto lungo tutto l'ombelico. Il suo ventre, brillava nel chiarore delle stelle, come fosse un sottile e sensuale serpente dai colori soffusi.
Mi eccitai, ma mi infilai nel letto evitando di dare il sopravvento ai miei ormoni impazziti. Non potevo certo fare altro. Durante la notte, avevo quasi l'istinto di alzarmi e spiarla un po'. Era diventato quasi impossibile resistere al toccare quella pelle così liscia e morbida. Cercai uno stupido pretesto, mi avvicinai al suo letto e poggiai le mie dita attorno al suo ombelico, le passai tutte attorno e feci dei piccoli cerchi concentrici. La accarezzai ancora per qualche secondo, poi le chiesi : ' Ginevra, tutto bene? Stai meglio? ' .
Dormiva profondamente, non mi dispiacque, il solo toccarla mi aveva dato brividi lungo tutta la schiena e mi andava bene, era già un traguardo.
Tornai nel mio di letto e rigirai il cuscino dal lato più fresco.
Sentii qualcosa di duro nella tasca dei miei shirt, non era il mio pisello e quindi controllai.
Il cellulare?
Caspita me ne ero totalmente dimenticato! Mi ero persino scordato di avvisare mia madre del mancato ritorno, non mi era neanche passato per l'anticamera del cervello. Dalla festa in spiaggia, non l'avevo tirato fuori dalla tasca neanche una volta. Ero troppo preso a guardare Ginevra e le sue gambe sottili, le sue scollature, sentire i suoi discorsi, capire i suoi interessi... Come se avessi conosciuto davvero Ginevra solo quella notte. Prima era la ragazza del Wallas, prima neanche ci facevo caso al conoscerla un po' meglio, invece ora, era così tanto al centro dei miei pensieri da avermi fatto dimenticare persino di chiamare mia madre.
Vidi un messaggio delle 11.30.
Alessandro.
--- Ned, non ti sei scopato Ginevra vero ? ---
In quel momento, i brividi, mi scorsero lungo la schiena e mi bloccarono come una statua di cera. Stavo sudando, avevo paura. Era come se, in qualche modo, Alessandro fosse dentro la mia testa. Ci separavano più di cento chilometri, eppure, sentivo il suo affannoso respiro di fianco. Mi sentivo osservato, messo alla prova, spiato. Perchè quella domanda così casuale? Come poteva sapere che io e Ginevra ci eravamo visti? Com'era possibile? Forse Gianmarco gli aveva detto qualcosa? Ginevra però non me l'ero certo scopata!
Almeno...
per ora.

- fine parte 4 -

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Alice e la pioggia.

Cosa c'è che non va?
Tutto.
Tutto tipo ?
Come se il cosmo ruotasse contro di me, come se, qualsiasi pulsante scintilla di novità fosse bruciata da un gigantesco caos pensante e oscuro.
Che intendi ?
Che anche questo momento verrà rovinato, ecco, ha iniziato a piovere.
Ma la pioggia può essere bella.
La pioggia, qui, non è bella da un pezzo Alice. Ha cambiato colore e forma ed ora, è come se vedessi il grigio del cielo, per quello che è. 
E cosa ti rimane da fare?
Affogare. Non ho intenzione di nuotare, in un mare di merda. 

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La straordinaria storia di Sir.Artur.Wallas - Parte 3 -

Quel giorno, quel lontano giorno di quasi quattro estati fa, io rischiai la vita.
Avevo una porta blindata a proteggermi, ma sapevo, che sarei morto appena avessi messo piede fuori. Lui avrebbe aspettato, non importa quanto tempo, non importa se non mi avesse trovato subito, non importa se fosse passato un anno intero, lui un giorno mi avrebbe trovato sui marciapiedi comuni. E lì, senza una porta a proteggermi, mi avrebbe ucciso. E me lo meritavo.
A dirla tutta, non è stata neanche la prima volta in cui io meritassi di morire. Meriterei di morire spesso per quello che faccio, probabilmente mi salva il fatto di non essere ' cattivo ' : di non fare ciò che faccio per il gusto di far del male, ma solo per uno spropositato egoismo, misto a qualche sbronza un po' troppo forte... E' che non mi regolo. Nè con l'alcool, nè con il resto. Non mi regolo per nulla, quindi possiamo supporre che rischi spesso la mia vita, o per lo meno, che tante persone abbiano motivo di volermi staccare il collo...
Però, in quegli anni, il Wallas era il mio migliore amico. Non era uno qualunque che voleva vendicarsi. Era qualcuno che contava, era una persona a me cara e tanto mi sentivo in colpa, quanto facevo di tutto pur di non raccontare della mia morte imminente: Se avessi detto ai miei amici che il Wallas voleva farmi fuori, sarebbero intervenuti per evitarlo. Magari l'avrebbero persino picchiato. Io ero fin troppo in torto per difendermi o trovare qualcuno che lo facesse al posto mio.
Alla fine, gli avevo rubato Ginevra. Ginevra era l'unica cosa bella che avesse mai avuto in tutta la sua esistenza.
A distanza di quattro anni, non c'è un giorno, in cui lui non la rievochi nei suoi malinconici discorsi. L'ho visto piangere davvero, come una foglia fragile priva ormai di ogni virilità. " Io non riuscirò mai più a trovare qualcuno come lei. " Erano parole vere.
Ed io ero un assassino che aveva ucciso l'unica cosa che lo rendesse felice, l'avevo strappata e gettata in un posto colmo di ricordi ... Quel posto lontano in cui si può tornare a recuperare i vecchi giochi, le vecchie foto sbiadite, ma si trovano ormai rotte, disintegrate... Quella rottura che non si può riparare, che neanche l'attack riesce ad aggiustare. Vedrai sempre una spaccatura, vedrai sempre che un giorno, qualcuno o qualcosa, ha deciso di privartene, per sempre.
Aveva ragione a volermi uccidere.
Dopo la perdita di Ginevra, il Wallas iniziò a drogarsi.
Il 20 ottobre del 2015, fu ricoverato in clinica psichiatrica.
Non ritornò più lo stesso.
Uno, Due, Tre.
Respira.
La prima volta che vidi Ginevra fu lui a presentarmela, non era neanche una vera presentazione, perchè al loro primo appuntamento decisero di uscire insieme a me e al resto della compagnia. Si diedero il primo bacio dietro un angolo e a dirla tutta, non feci nemmeno caso a Ginevra, non ricordo come fosse vestita, nemmeno dove si fosse seduta. Ricordo tutto di quella serata, tranne lei. Questo perchè anche io avevo un appuntamento, o meglio, anche io dovevo portarmi a letto una ragazza quella sera. E siccome il Wallas, almeno in quei tempi, non era fortunato con le donne, il mio cervello non reagiva a quella figura come figura femminile. Non la riconosceva, capite? Per spiegarla meglio, era come se io fossi un miliardario ed al mio migliore amico avessero appena regalato 500 euro. Ero contento per lui, ma non era una cosa che notavo. E se il destino fosse stato meno subdolo e manipolatore, se io avessi continuato ad avere tutte quelle donne e lui si fosse concentrato solo su Ginevra, probabilmente non mi sarebbe mai scattata, quell'attrazione così fatale...
Non a caso, il pensiero che Ginevra fosse terribilmente bella, coincise con il pensiero che fosse sprecata per uno come lui. Ed è qui il gioco macabro.
Sprecata per uno come lui.
Significa che in un momento della mia vita, il Wallas non era più ai miei occhi un poveretto di poco conto. Il fatto di ritenere qualcosa ' sprecato ' nelle mani altrui, determina una qualche invidia. Un'attenzione, un faro puntato. Vedevo quest'uomo come il fanale di coda di un treno di vincenti, alla rincorsa di un'immagine, di un'identità, alla continua ricerca di qualcuno da copiare. E lui, copiava me. Prese i miei stessi vestiti, andò dal mio stesso parrucchiere e comprò il mio stesso telefono con tanto di cover abbinata, per non parlare di come copiava le mie battute e i miei modi di pormi.
Però un giorno, le sue scarpe erano diverse. E così il suo orologio, i suoi capelli e il suo saluto. Aveva conosciuto Edoardo ed il mondo dei Pr. Ed Io? Io cos'ero diventato per lui? Non ero più il suo modello, neanche un punto di riferimento, tantomeno il capo branco da seguire. Fu allora che iniziai a capire, che in qualche modo, era diventato un mio rivale, che forse, per quanto incredibile, avrebbe potuto prendere il mio posto, avrebbe potuto... Superarmi!? E dentro di me, non potevo certo sopportarlo. A furia di guardarlo, di prenderlo in giro per il suo nuovo modo di essere, di prendermene gioco osservandolo agire in quella nuova società pulsante, io ero diventato nient'altro che uno spettatore del suo film. Guardavo la sua vita, trascurando la mia. Io osservavo lui nello specchio, senza più chiedermi che faccia avessi. Fu lui, a rendermi suo schiavo e non me n'ero neanche accorto. Lo seguivo, andavo a ballare sempre con lui, portavo le mie donne nei posti che mi faceva conoscere lui, mi faceva scoprire nuove app per il telefono, nuove tendenze, nuovi cocktail che avrei bevuto io stesso poco dopo. Esattamente come lui.
Lentamente, stavo diventando la sua copia spudorata. La copia di chi copia, non c'era cosa peggiore.
Le donne, girano attorno all'alfa, non all'alievo.
Ben presto fui io, a guardarlo limonarsi donne invidiabili e fu lui, a non curarsi delle mie, che gli presentavo quasi in cerca d'approvazione. Si era tutto esattamente e completamente ribaltato.
Tradiva Ginevra, nonostante fosse quel tipo di donna che avrebbe dovuto tenersi stretto per quanto lo rendeva fottutamente fortunato, come io tradivo Chiara anni prima. Come quando Wallas, dopo una mia stronzata a cui ridevo sopra beffardo, mi consigliava arrabbiato : " Non tradire Chiara, non ne troverai una così. Cazzo Ned, non vedi quanto sei fortunato ? "
Ecco quando iniziai a vedere la sagoma di Ginevra: quando la vidi accovacciata in strada, con il viso tra le gambe bagnate di lacrime, non faceva neanche rumore, piangeva in silenzio. Alzò gli occhi e le uscì solo un mugugno disperato : " Riportami Alessandro. " - Nome vero del Wallas. Mentre andai a cercarlo, come un cane segue le tracce del padrone, iniziai a chiedermi come sarebbe stato abbracciarla, che calore avesse addosso, se era davvero così brava a letto come mi raccontava il mio amico. Iniziai a farmi i primi film mentali, film che presto divennero più lunghi e intensi. Non era più solo la sua pelle la protagonista delle mie immagini, arrivai al punto di fantasticare su ipotetiche uscite, su frequentazioni di pochi giorni, su piccole avventure passate assieme... Come sarebbe stato un ' Ti amo ' detto dalle labbra di Ginevra ?
Quello, fu il momento in cui non sarei più potuto tornare indietro.
Nel mio carattere, quello di ogni cazzo di leone che si rispetti, come lei d'altronde, non c'è spazio per il rimpianto. In qualche maniera, dovevo ottenere ciò che avevo tanto sognato; se era vero che iniziavo a provare qualcosa per lei, allora, l'avrei fatta mia. Le avrei fatto dire quelle parole, sarei riuscito a dare forma e corpo a quello che poteva essermi vero solo durante le mie fantasie  Avevo immaginato la sua voce che affermava di amarmi e così sarebbe dovuto essere. L'avrei reso reale, ancora una volta!
Non sapevo se fossi l'uomo che poteva piacerle, però.
L'unico indizio dato, non era dei più rosei.
Io e lei non ci parlavamo quasi mai, ero io a tenere le distanze proprio perchè in qualche modo combattevo con le mie voglie crescenti e i miei desideri segreti. Se non ci avessi parlato, allora sarei riuscito a tenermi a freno, o così pensavo... Purtroppo però, le situazioni in cui lei veniva abbandonata come uno straccio per strada, le litigate crescenti col Wallas, la sua rabbia che sfociava in una magnifica tristezza, il vedere il mio amico farsi palpare il sedere ubriaco da qualche puttanella occasionale... l'emulazione di Edoardo, il mio trascurarmi sempre in modo più evidente.... Tutto mi portava a continuare a guardarla come incantato e incuriosito. E ogni giorno, notavo un dettaglio in più sul suo viso, sulla sua schiena scoperta, sulle sue mani dolci. Non riuscivo più a non notarla. Ci avevo provato, ma mi era ormai impossibile.
L'indizio comunque, era il seguente: una Domenica di Giugno, il Wallas, durante una cena tra vecchi compagni di scuola, se ne uscì così : " Oh Ned,và che mica piaci a tutte, eh ! Anzi, Ginevra ha detto che sei proprio un cesso ! "
Ci rimasi male, anche se reagì con la tipica indifferenza di chi fa finta di non curarsene. E nessuno sospettava di me, avevo comunque tante ragazze a corrermi dietro smanianti di avermi, quindi nessuno poteva immaginare che io mi sarei mai posto il problema di piacere a Ginevra.
Risposi : " Capirai che perdita, fortunatamente piaccio a gente di ben altro livello! "
Eppure, per come andranno le cose, sono convinto che il Wallas lo sapesse, per qualche strana ragione, lui, aveva capito.
In ogni caso, all'epoca dei fatti narrati, ci credetti. Eccome se ci credetti. Le uniche volte in cui Ginevra mi rivolgeva la parola erano per chiedermi del suo uomo e di come si comportasse. Non avevamo contatto fisico e a noi leoni piace da impazzire toccare l'altra persona. Inoltre, considerando che stava con un tipo di ragazzo così diverso da me, mi sembrava abbastanza plausibile che ciò che mi avesse riferito il Wallas fosse la pura realtà.
Lentamente, iniziai a dimenticarla con rammarico. La scostai dalle mie fantasie inespresse, evitai di pensarci e di sentirla nominare, non ebbi più un orgasmo immaginandomi la sua soffice bocca. Me n'ero fatto una ragione, ed era giusto così. Anzi, era perfetto così. Per me e per lui. Eppure…
Destino crudele. Destino crudele e giullare. Destino come Cupido sotto le vesti di Ade -
In un caldo Agosto di cinque anni fa, durante una mia vacanza in Toscana, qualcuno urtò contro di me in una spiaggiata di proporzioni paragonabili a quelle di un Rave.
C'erano tante persone, così numerose da non poterle neanche guardare tutte. Prima, arrivò la vista dei riccioli biondi e lunghi, poi gli occhi verdastri.
" Ciao Ned! Anche tu qui ? "
" Ciao Ginevra ! Cazzo assurdo come stai ? "
" Un po' così. Quel coglione di Ale mi ha mollata per un'altra. "
Era la mia estate, eravamo in un angolo sperduto su una spiaggia lontana, ero euforico e con i piedi scalzi nella sabbia, ero divertito e abbronzato, c'era un falò caldo e scintillante... era solo una cazzo di estate,no? Alla fine… perchè non dirlo… perchè… perchè no? Avevo un mojito, c'era il mare e le onde fresche, gli scogli immensi e brillanti, quelle urla di felicità, quel bar tra le palme, il cielo pieno di stelle cadenti ! Era solo.... solo un'estate.... Perchè non dirlo? Solo... un'estate....perchè. Perchè non farlo !?
" Hey Ginevra! Ti va...di berci qualcosa? "
Il mondo, quella notte, collassò su sè stesso e non smise più di distruggerci, l'uno dopo l'altro. 

- Fine parte 3 -

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Drops & Time

​È l'una, fuori piove e lui ha terminato il suo compito, è fradicio e stanco ma continua a sfidare il suo destino. È in cerca di una casa.. della Sua casa.. Non è il freddo a fermarlo non è la pioggia a ostacolare i suoi passi, non è la paura ad annebbiare il suo sguardo.. anzi in realtà adesso nulla può fermare l'innaturale cambiamento del suo fato, è Lui, lui e nessun'altro a camminare. È l'una e tredici e lui si guarda intorno, decide di entrare, nulla è con Lui e ormai nulla e contro di Lui, allora entra. Spinto dal sesto senso e dall'incoscente sicurezza di un vincitore mette la mano sul pomello e con un gesto degno di un ladro entra. È l'una e trenta e Lui La guarda dormire sensa rompere il silenzio soave delle gocce di pioggia che si infrandono sul ciglio delle imposte.. Lui è in piedi, l'aria vibra e il tempo muta assieme al pensiero che Lei Lo stia sognando. È mezzanotte, Lui siede ai piedi del letto e Le da le spalle mentre poggia il capo all'estremità del letto, non vuole svegliarLa. È nuovamente l'una e Lui è assieme a lei, finalmente i due sognano insieme mentre le note del silenzio continuano a suonare, la mente non è altrove. La sua mente è statica adesso, è immutevole nei confronti del futuro e così si fa abbracciare da Morfeo che lo accompagna nell'io di Colei che è accanto a Lui. I due si guardano il Suo sguardo è sereno.. la sta abbracciano col suo sorriso, Lei è ammaliata da quel sorriso, ma i due restano immobili e questo non basta. Lui fugge, si sveglia, sono le quattro e trenta e la pioggia smette, aspetta il sole Lui. Vuole farlo! Vuole porre fine alla stacità del sui pianto, vuole stringerla vuole toccarla e prendersi ciò che adesso può essere parte del suo cuore. Sono le 5, si avvicina a Lei.. Distente il breccio verso il suo viso e Le sfiora il collo, comincia a muovere il polso verso li suo viso e le sfiora le guance. Sono le sei, si sveglia. Il suo sguardo è identico a prima.. traspare impotenza silenzio e Lui si avvicina la sta guardando, sorride, rompe il silenzio, parla. Sono le sei e tredici, pronuncia le parole " Buongiorno, è finita". Lei capisce.. piange di nuovo.. Ma la sua mano gli tocca la spalla, le lacrime cessano, l'alba sorge lenta attraverso i loro occhi, Lei fissa la propria mano.. e porge l'altra a Lui. I due si avvicinano i loro occhi sono focalizzati.. i due si baciano. Sono le sei e mezzo del mattino, il sole sorge.

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