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"It doesn't matter what you do, as soon as you do it with Passion.."

La Straordinaria storia di Sir.Artur.Wallas - Parte 7 -

Strafatti, ci perdevamo come fantasmi inconsistenti nelle immagini riflesse del televisore...

Passarono così tre anni, o quattro, non saprei neanche contarli, perchè il mondo correva dietro noi mentre appiccicati come larve bavose, ogni notte, ripercorrevamo lo stesso percorso.

Potete crederci? Quattro anni passati sugli stessi posti a sedere, nessuno si spostava mai dal proprio cuscino sul divano.

I programmi passati, erano gli stessi.

Alla prima canna, era il turno di un documentario.

Seconda-terza, zapping su Mtv, Sky Uno, Cielo.

Fame chimica.

Nelle serate più originali, cucinavano una spaghettata aglio, olio e peperoncino.

Ci si risiede come marionette.

On demand - Programmi trash - Risate - discorsi - Perdersi in trip insensati, come fissare un venditore di tappeti e trovarlo stranamente affascinante.

Forse ci perdevamo nei ghirigori di quei tappeti… Arrivava la quarta, la quinta canna. A volte la sesta e una settimana od un ottava presa da un altro Pusher.

' Degusta, Catalizza ' - Diceva sorridendo, coi denti gialli e gli occhi storti.

Io non ero meglio, io ero spaccato come un quadro deteriorato e molle... senza una spina dorsale, a strisciare sul velluto come ad affondarci.

Solo che, il giorno dopo, io, me ne pentivo, mi sentivo così ignobile, non riuscivo a specchiarmi o a guardarmi il corpo. Mischiavo l'alcool all'erba e capitava di frequente che in piena notte, dopo capogiri e deliri psicotici, mi venisse il voltastomaco.

E quando vomitavo, sentivo la stretta dell'intestino, mi chinavo e fuoriusciva quel liquido incolore… In quei momenti ero felice.

Ero felice di farmi così schifo, di auto espellermi dal mio stesso corpo.

Non capisco se il Wallas si facesse altrettanto disgusto.

Ma sono convinto, che iniziò ad odiarsi così tanto, dal non riuscire più neanche a convivere con sè stesso, in piena lucidità.

Dopo Ginevra, decadde. Io con lui.

Si accartocciò su sè stesso, come stagnola bruciata, nella droga e nell'idea malsana che aveva del mondo.

Iniziò a fare lavori sporchi, perchè erano gli unici che potesse fare ridotto in quelle condizioni.

E li fece bene, così bene, da poterci costruire sopra una strada, un futuro, o almeno, una porta di speranza.

Nemmeno io conosco così a fondo quel mondo che lo divorò.

So di storie, di racconti… Ho visto il suo sangue colargli dalla testa, le sue pupille dilatarsi ed il suo cuore battere all'impazzata.

Ormai, era diventato così diverso da me, che potevo essere al suo fianco solo come una donna che gli lava qualche ferita di troppo.

Era incosciente e affamato: più che i soldi, aveva la fame di chi vuole vedere il mondo bruciare sotto i suoi piedi ed essere lui, unico Re incontrastato a bruciarsi infine per ultimo.

Sadismo e masochismo lo perseguitarono tra dosi, pagamenti, vizi e debiti.

Il Carcere, la Legge, l'idea di poter finire ridotto ad un misero problema societario non lo impauriva.

Ormai aveva preso una scelta, lui era consapevole e maturo di ciò che aveva deciso per sè stesso.

Sapeva dei rischi che avrebbe corso, sapeva persino il male che si stava facendo e proprio per questa consapevolezza non vi era modo di fermarlo.

Se la tua mano trema quando tieni una pistola, allora è facile convincerti a non sparare il proiettile.

Ma una mano rigida, che conosce il peso dell'uccidere ed è pronta a farlo, è impossibile da placare.

E poi, come un circolo vizioso…

Come vi spiego questo mondo a voi estraneo ?

Dovreste guardarvi ' Carlitos Way ' .

Capireste che non importa più, arrivati ad un certo punto, se voi vogliate continuare o meno la vostra scelta.

Potete anche rompere il vostro telefono e cambiare abitazione e nome, ma i guai, verranno sempre a bussarvi.

Ti staranno tutti attaccati come a morderti il collo, drogati e mafiosi, mendicanti e punitori.

Non c'è una correttezza o un principio da seguire che garantisca una stabilità.

Il suo mondo era così instabile da doverlo far uscire nel cuore della notte con un arma e la paura di essere ucciso.

E io, come potevo intromettermi?

Polizia ?

Confessare tutto, avrebbe significato solo ulteriori problemi e ritorsioni.

Mangiavano nel suo piatto - Loro, quei ciccioni pelosi che avevano sicuramente premuto più di qualche grilletto. -

Erano andati gli uni nelle case degli altri. E mascherati da una finta eccessiva cortesia, una galanteria perduta, tutti sapevano, come diceva il mio amico : " Fanno solo i loro interessi. Se io sbaglio, mi uccideranno. Non mi vogliono bene, vogliono bene ai soldi che produco per loro. "

E scordatevi la villa californiana, il mojito, le palme e l'oro di Pablo Escobar !

Non hai tempo per tenerti stretti i guadagni, poichè qualche sgarro rimasto indietro dovrai pagarlo a tue spese.

Sei sempre indebitato e nemmeno te ne rendi conto.

Ricordo la famosa ballata di Spagna.

Tutti aspettavano un grosso carico spagnolo che, stando alle voci nauseanti di quelli dall'altra parte del confine, avrebbe consentito guadagni enormi a chiunque.

Arrivò un assaggio. Era roba prelibata, non ne trovavi così in tutta Milano.

L'affare girò di voce in voce, chili su chili significavano spacciatori e micro spacciatori a creare fondi comuni per comprare o sostentarsi.

Non se ne scelse uno solo a prenderne in mano tutta quella roba.

Il carico venne diviso tra una ventina di persone, alcune di queste, rivali di zona.

Il mio amico non ne fece direttamente parte, ma un suo superiore ne aveva le mani dentro fino all'osso.

Il carico sparì, ma i soldi, furono sborsati da tutti i venti.

Ancora ad oggi, nessuno capisce cosa sia realmente successo.

L'ipotesi ' polizia ' resse poco.

Qualcuno aveva fottuto tutti gli altri, forse, aveva addirittura ucciso i diretti fornitori e si era pappato tutta la torta.

Ci fu una piccola guerra, in cui io, vedevo cellulari suonare freneticamente e strilli e grida e volti sconosciuti passare sotto case di amici alle ore più impensabili.

Wallas era un bravo ragazzo. Ingenuo, stupido, ma diamine se era una brava persona.

Non poteva reggere quella pressione, aveva paura per sè stesso e per ciò che più gli stava caro, quella che noi chiamiamo ' famiglia. '

Ancora ricordo, il suo volto sincero e pulito, baciare un bambino piccolo.

Lui, sotto la scorza rovinata da tutto ciò che la vita gli aveva impartito, aveva un cuore capace di amare gli esseri più puri, le persone più deboli ed indifese.

E si commuoveva davanti ad un bambino.

" A mio figlio, darò la vita che non ho mai avuto " Confessava Wallas sospirando tra il fumo dissolto nell'aria stantia….

Ha provato, a volte, a coinvolgermi nei suoi affari. E, a malincuore, ammetto che non fosse solo per bisogno di ' aiuto ' .

Voleva fruttare più soldi. E voleva utilizzare il mio genio per farlo.

Ma non mi sono mai sporcato nel suo insano stagno nero e appiccicoso.

Eppure a ripensarci ora, mi sarebbe piaciuto farlo.

Se avessi fatto la sua stessa fine, l'avrei capito e amato fino all'ultimo dei nostri giorni.

Una storia di due ragazzi sfortunati, che anche in punto di morte, guardati come pazzi dagli altri, si scambiano un sorriso d'intesa...

Ma non è andata così. Non potevo farmi fagocitare, buttare aspirazioni e sogni per inseguire la via di Scarface che era fin troppo, assurda e grottesca. 

Se conoscessi Dio gli chiederei se il percorso del Wallas fosse una colpa o una grande sfortuna.

Dio potrebbe rispondermi che ognuno è responsabile delle proprie scelte.

Ma io ribatterei così: E tu, come permetti ad un ragazzo così fragile, di avere una vita così triste ?

Allora Dio potrebbe arrabbiarsi: E chi ti dice che la sua sfortuna non sia derivata da tutti i suoi errori ?

Forse vincerebbe Dio, ma allora gli vorrei fare una domanda che ho in gola da quando sono nato: Perchè tuttavia, persone disgustose, irrispettose perfino nei tuoi confronti, hanno la vita che noi poveri innocenti rincorriamo inutilmente? Perchè hanno tutto quel denaro, quella fama, quella stima, quel potere… Perchè glielo consenti e non consenti ad un onesto ragazzo di vent'anni, come il mio amico Wallas, di grattare un biglietto fortunato e vincere due milioni di euro con cui sistemarsi per il resto della sua vita ?

Perchè concedi il troppo ai porci e il nulla agli angeli ?

Non so come Dio potrebbe rispondermi.

Mi spiace, ma non lo so proprio.

E le Donne chiederete? E le Donne del Wallas ? Dopo Ginevra non ebbe più nessuna ? Ce ne furono eccome ed una in particolare caratterizzò i restanti mesi di vita del mio amico.

Si chiamava Francesca e fu l'ultima spinta prima di franare dal precipizio.

Ma prima del ricovero, prima di Francesca, dobbiamo guardare dal nostro specchio un'ultima storia:

Il giorno in cui il Wallas, vide la morte in faccia e la vide puntata, a pochi centimetri dal suo naso.

Fine Parte 7 - 

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La Straordinaria Storia di Sir.Artur.Wallas - Parte 6 -


Non fu esattamente la prima canna del Wallas.

Ad esseri sinceri, penso che chiunque, nell'età compresa tra i quindici e i diciotto anni, abbia fumato erba di gusto, in più di un'occasione...

Quindi, quando io ed il Wallas accendemmo la nostra canna sui gradoni di piazza Diocleziano, l'effetto sortito era già un'abitudine. Niente collassi, giri di testa, colpi di tosse da neofiti.

A me il mio amico pareva normale. Ridevamo da strafatti su cose probabilmente prive di senso, parlavamo del nulla, fissavamo oggetti di dubbia attratività... mangiammo quel giorno. Prendemmo un paio di focacce calde al forno vicino alla strada.

Non c'era niente di non conforme al classico post-canna. Un pomeriggio qualsiasi, credo.

Toccammo anche la questione Ginevra, ma ci si scherzò su. Fu proprio lui a buttarla sul ridere: ' Quindi se ora mi ri-scopo ginevra e lei mi bacia, avrò la tua sborra in bocca? '

Classiche stronzate volgari tipiche di due fattoni su una panchina sporca e dalle briciole sulle gambe.

Non ci sentimmo per un altro paio di giorni, fino a che il Wallas non mi chiese se fossi libero una sera. Si stava annoiando, non aveva nulla da fare in casa, quindi perchè non vedersi e aprirci qualche birra fresca ?

Nel messaggio aggiunse: Ti ho portato un regalino.

Il regalino era dell'erba. Fumammo anche questa volta.

Poi, due giorni dopo, ancora.

- Ho una sorpresina, non so che fare stasera, vengo da te ? -

Hashish milanese, raccattata da qualche suo amico che sicuramente l'ha presa a sua volta da qualche marocchino in Corso Como. Niente di speciale.

La sera dopo, ancora, di nuovo.

Solo che il giorno seguente, io avevo dei discreti impegni. Niente di irrinunciabile o irrimandabile, ma avevo comunque il mio da fare. Sul momento infatti, ricordo di avergli detto di ' beccarci ' un'altra volta, che potevamo vederci l'indomani così avevo tempo per spicciare le mie faccende.

Lui però, insistette gentilmente.

Alla fine, anche perchè fumare mi rilassava, accettai di vederlo. Non sarebbe crollato il mondo se per una sera avessi rimandato i miei impegni.

Eppure, alle 21.00 del giorno dopo, ancora, la stessa storia.

Avevo sbrigato i miei compiti nel pomeriggio, non avevo uscite organizzate e tantomeno avevo voglia di inventarmi qualche piano strano per la mia serata. Era un qualsiasi giorno feriale e l'erba iniziava a piacermi parecchio.

Decisi di vederlo, nuovamente.

Quella sera capì una cosa che solo ora, riscrivendo questa grande storia, sembra avere un filo logico con tutto il passato narrato: Il Wallas si annoiava spesso.

Dentro di lui, qualcosa, gli toglieva la voglia di fare la vita di prima, nonostante l'avesse portato al top della forma, nonostante gli avesse regalato donne, soldi, stima...

Aveva fatto Boxe per due anni, gli piaceva un sacco quello sport. Per lui andare a far Boxer era come andare a Gardaland per un bambino.

Ricordo che aveva Boxe ogni Martedì e non aveva mai mancato un appuntamento.

Proprio un Martedì pomeriggio, mentre io giravo un video nella mia stanza, mi arrivò questo messaggio:

- Ned, ti va di vederci al parchetto? Dai, ci divertiamo. -

Siccome ero impegnato nel mio progetto, la risposta fu immediata.

- No mi spiace Ale, non posso davvero. Magari stasera se mi libero. Ma non hai Boxe ? -

- Ah, Già. - scrisse.

Ah, già.

Ah... già.

Non c'era più quell'entusiasmo per quello sport ? Possibile che non aveva la minima voglia di continuarlo ? Non era la sua passione? Non era ciò che lo gratificava più di ogni altra cosa?

Ricordo che dava buca persino alla sua amata Ginevra pur di andarci e Ginevra, di sorpresa, si faceva trovare all'uscita per poi andare assieme a consumare una cenetta romantica.

Gli piaceva così tanto...

Il Wallas, doveva proprio star iniziando ad annoiarsi...

E se quella noia, se, ipotizzando, avesse avuto il nome di.... Depressione?

Possibile che nessuno se ne rese conto? Davvero nè io, nè i suoi amici, nè la sua famiglia, aveva notato quel calo di umore nel mio amico ?

E se quella Depressione... fosse realmente una depressione?

Intendo, non tipo la depressione di una persona triste, ma tipo la depressione di chi è realmente malato di depressione.

Bè, le canne lo facevano sorridere, eccome se sorrideva. Quando tornava a casa strafatto e straparlava a vuoto, si divertiva un sacco sul nulla più totale. Riusciva a stare bene anche in mezzo ad una pozza di cemento e nessuno attorno.

A me le canne davano però una sensazione diversa... Mi facevano sentire vuoto. E' vero che ridevo come un cretino appena qualcuno in televisione tirava una puzzetta o faceva una battuta da undicenne, però, appena l'effetto finiva, mi rendevo conto di quanto tempo avessi sprecato.

Di quanta inutilità, di quanta nullità... quell'insensatezza, la trovavo fastidiosa, una volta lucido.

Sono convinto che il fumare cannabinoidi corrisponda a questo: un ironico viaggio nel vuoto.

Poteva un viaggio nel vuoto far bene ad un depresso? Probabilmente sì. Anzi probabilmente era la cura perfetta. Gli dava qualcosa nel momento in cui lui non sentiva più nulla addosso. Gli dava un senso, una vitalità, un entusiasmo che altrimenti non ritrovava dentro sè stesso.

Poteva quindi un viaggio nel vuoto far bene ad un depresso?

Sì.

Fino a che durava....E quando finiva ?

Nessun viaggio dura a lungo.

E' per questo, che nascono le dipendenze.

Nel giro veloce del tempo e dei giorni e delle stagioni passanti, io ed il Wallas condividemmo quasi ogni sera insieme. Potevano cambiare tante variabili. Luogo, persone annesse, orari, planning serali, stati d'animo, fidanzate...

Eppure tre costanti ci perseguitarono, tre cose erano sempre presenti: Io, lui, l'erba.

C'era così tanta erba, da darmi fastidio. Non mancò molto,prima che io iniziai ad annoiarmi di quella vita monotona, il continuare a fumare non mi portava benefici nè sul corpo nè sulla testa: ero sempre più pigro, assonnato, perso in nuvole inconsistenti.

Quella stanchezza che si accaniva sul mio cervello mi riduceva ad un barbone privo di spirito e creatività.

Non a caso, quei mesi, quegli anni, furono i peggiori di tutta la mia carriera.

Lui invece, era sempre più simile ad un perfetto idiota e non intendo un'idiota sul genere del cretino fenomeno da baraccone, intendo un idiota sul genere di quel tipo di persone, che sai che un giorno finiranno a parlare da sole sul tram con presunti fantasmi in preda a chissà quali allucinazioni...

Mia mamma mi raccontò un sano proverbio: Ricordati che spesso Claudio, l'erba è solo l'anticamera di droghe ben peggiori.

A me sembrava una cosa stupida, già iniziavo a non sopportare quell'abuso di erba, figuriamoci se avrei voluto provare cocaina, eroina, acidi o chissà quali schifezze.

Sono una persona egoista.

Non penso mai agli altri.

Un proverbio non è stato scritto solo per sentenziare la mia vita, a volte, la saggezza popolare, aiuta a capire chi ci sta più vicino....Non parlava di me, nè mia madre nè il proverbio. Parlavano del mio amico.

Possibile che non mi resi conto di quel declino ineluttabile poco prima? Possibile che davvero, io, non abbia potuto far niente per salvarlo ?
Andiamo per ordine, giriamo ancora le lancette a tal punto che le foglie cadute ricrescono sugli alberi, viaggiamo all'indietro come spiriti risospinti senza sosta controcorrente.
Torniamo a quando avevamo iniziato a vederci e fumare abitualmente un paio di canne alla sera, i posacenere non andavano svuotati di continuo e il mio amico, aveva ancora un buon profumo sul collo.
Tre mesi dopo il mio tradimento con Ginevra.
Novembre.

Un sabato sera, io e il Wallas navigavamo come marinai senza meta lungo le strade di Corso Sempione. Lui, cercava da fumare, Io, da bere.
La città era viva, piena di colori e persone che urlavano, camminavano, si abbracciavano. C'era un sacco di gente ed era normale, se abitate a Milano, penso sappiate cosa succede ogni sabato in Corso Sempione.
In zona arco, ci sedemmo sui gradoni di porfido e assistemmo ad un piccolo concerto di una band blues.

C'era una vastità di roba da bere, noi prendemmo il nostro primo cocktail.

- Per me, uno sbagliato grazie -

- Dammi qualcosa di stra forte, non so fai tu - Disse il Wallas.

Neanche quello fu un caso isolato, una persona che vuole bere per il puro gusto di sbronzarsi, senza avere cognizione e gusto in ciò che sta bevendo, è una persona pericolosa per sè stessa.

Chiedere un qualsiasi cocktail purchè forte, non significa altro che chiedere lo sballo in pochi centilitri.

Non ci feci caso.

Seduti e abbeverati, iniziammo a notare le belle ragazze attorno e a puntare le nostre prede. Wallas aveva ancora il suo tocco magico da Pr e sapeva come accattivare qualche bella fanciulla.

Stavamo fissando una ragazza seduta poco distante con un paio di amiche. Erano abbastanza su di giri, sbronze probabilmente e avevano vestiti così scollati che ad una di loro uscivano spesso i capezzoli.

Mentre io ed il mio amico, arrapati come leoni africani, provavamo a farci notare in modi improbabili e discutevamo su tattiche per approcciare con successo, una treccia di capelli biondi scorse davanti ai nostri occhi come fili di grano.

Ginevra.

Inebetiti restiamo immobili, lei, non sembrava vederci.

Cammina in direzione di una discoteca all'interno del parco...

Ci vuole qualche minuto, sia a me che al Wallas, prima di vedere che le mani di Ginevra stringono le mani di un uomo al suo fianco.

Un nuovo fidanzato. Quelle mani che si accarezzano non sono le mani di due amici.

Le prime parole ad uscirci sono qualcosa del genere: Oh cazzo. Oh minchia. Oh merda. Porca... Merda! Oh ma... Oh cazzo.

Le seconde, dalla bocca del Wallas, durano cinque minuti netti di orologio, in ripetizione come un cucù: Non ci credo, non ci voglio credere. Non ci credo.

Era già di pessimo umore per non aver fumato; notavo una piccola crisi di astinenza nel suo corpo: era nevrotico e affranto fin troppo per la mancanza di una semplice canna.

Non era normale stare in quelle condizioni solo per non aver fumato una sera. Non era normale avere delle crisi per una cannetta in meno. Wallas, non era normale. Qualcosa non andava.

La visione di Ginevra poi, fu la scintilla dell'ira funesta del nostro Achille. E infatti... aggiunse poco dopo:

' Ned, muovi il culo, andiamo anche noi all'Old Fashion. Pago io per farti entrare, fotte un cazzo. Ma ti giuro che se quella bacia quel coso io la ammazzo '

E qui, qui purtroppo ammetto un mio grande difetto che peserà molto nel corso della nostra storia.

Adoro vedere il disagio.

Sono come un piccolo diavoletto contento nel vedere le persone farsi del male.

Mi piace il Kaos, sono attratto dalla violenza, adoro vedere le persone scannarsi come sciacalli e amo l'idea di essere sempre lì ad osservare, gustando con del buon vino quello che succede. Non che ci sia sempre del vino, ma è come se io fossi seduto ad un tavolo di un ristorante di gran classe e osservassi davanti a me due ragazzi farsi a fette sotto i miei piedi. Come porci che si rotolano nel fango. Mi eccita in qualche perverso modo.

Però, ho anche una coscienza e di fatti, la coscienza mi chiamò a sè.

' Non mi sembra una grande idea Ale. Dovremmo farci gli affari nostri '

Lo scontro Coscienza e Diavoletto al mio interno, fu una battaglia di proporzioni epiche e alla fine non ci misi il giusto impeto per convincere il Wallas a non seguire le tracce di Ginevra. 

Fu tutto vano, non riuscivo a farlo desistere.

Iniziammo ad incamminarci.

Una volta arrivati ed entrati con successo nel locale, sapevo già, che avrei dovuto lottare meglio con me stesso: Dovevo portarlo via di forza, non potevo assecondarlo. 

Le sue mani tremavano.

Neanche questo è un buon segno in una persona.

Una volta entrati, non ci volle molto per vedere ' la nuova coppietta ' e a dirla tutta, ci volle ancora di meno per vedere scomparire tra la gente il mio caro amico.

Era sparito, lanciato come un Titano, spingendo via chiunque, pronto ad azzannare il collo di Ginevra e quel tizio.

Il tizio tra l'altro, era parecchio bello. Un bell'uomo, sicuramente più di me e di lui e in fondo, ci rosicavo anche io.

Mentre ero combattuto dall'idea di menare le mani contro quel bellimbusto, per un'insana gelosia, e il frenare il Wallas dal fare una cazzata colossale, Ginevra, si parò di fronte al pugno di quest'ultimo.

Wallas prese Ginevra con un destro a giro.

Iniziarono a menarsi.

Lei, a colpi di borsetta, lui con sputi e schiaffi.

Ginevra colpì duro lanciandogli un calice di vetro addosso, Ale reagì tirandole una scarpa.

Non si fecero davvero tanto male, anche perchè tutti intervennero subito. In discoteca nessuna rissa dura a lungo, da quando ci sono i buttafuori.

Il disagio vero, quello preoccupante, non era tuttavia ancora iniziato.

Sbattuti fuori tutti dalla discoteca, il Wallas iniziò a correre contro la macchina dei genitori di Ginevra che, ancora non ne so il motivo, erano stranamente presenti. Forse era una festa? Bel modo per festeggiare, pensavo.

Ginevra, abbassava il finestrino e gli tirava dei cazzotti degni di un uomo, il padre ad un tratto decise di frenare ed investì il mio povero compagno di disavventure.

Wallas però, reagì di cattiveria saltando sulla macchina e spaccando con un ginocchio uno specchietto.

Il padre quindi scese.

E il Wallas.... tirò fuori il coltello.

E io? Io ero lì a guardare e ad urlarle di smetterla, ma sapevo che era davvero inutile. Mi stavo giusto avvicinando per portarlo via, ma quando la lama sbucò dal suo taschino, ebbi paura.

Paura per me? Paura per Ginevra? Paura per il Padre?

Non so voi, ma quando vedi una persona puntare un coltello contro qualcun altro, la paura diventa collettiva.

Credo si chiami empatia. Strana cosa l'empatia.

Non ci furono coltellate, per fortuna divina, il Wallas, resosi conto dell'estremo atto di follia, corse a gambe levate.

Lo ritrovai poco dopo nascosto in un parco. Era agitato, sudato e si sentiva come un ladro che scappa dopo essere stato ripreso dalle telecamere.

Mi arrabbiai con lui tanto da fargli capire l'idiozia che aveva combinato, ma non troppo per evitargli scatti sclerotici. In quelle condizioni era pericoloso, bisognava saperlo trattare.

Suonò il suo cellulare ripetutamente, risposi io.

' Oh Bella Ale, sono Nico, senti sono in zona all'arco, tu volevi da fumare? Non so cos'ho, però ho altra roba... se vuoi... '

Riferii il messaggio.

Il mio quasi-amico-schizzato si girò e mi sorrise.

Wallas, sorrise. Sorrise per davvero, era un sorriso macabro ma genuino. Felicità?

' Oh ora sì che sono felice, buttiamoci sta serata alle spalle '

Fu inquietante. Fu un momento di silenzio tombale in cui neppure io seppi proferire parola. Non aveva senso. Come poteva reagire con così tanta tranquillità?

Fui così inebetito e contrariato, da prendere di forza e tornarmene a casa mandandolo a quel paese. Doveva essere completamente scemo, forse l'alcool gli aveva dato alla testa, io, comunque, non volevo avere a che fare con le sue bravate.

Mentre ripercorrevo la strada di casa, pensai. Pensai tanto.

Avevo capito che Wallas si annoiava spesso; e dopo quella serataccia avevo anche imparato che al Wallas, le droghe, piacevano.

Eccome se gli piacevano.

Forse... un po' troppo.

- Fine parte 6 - 

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Quasi un Flusso di Coscienza - 01 - Passati.

​Quando l'ho salutata, stanotte, sapevo che l'avrei rivista, ma sapevo, che non avrei riavuto indietro la nostra cena della Domenica al ristorante cinese.
C'era come il ' The End ' alla fine dei film, scritto di pugno dal corso degli eventi racchiusi in una vita.
E' finita, che tu lo voglia o no, qualcosa è destinato ad essere solo ricordato e chiuso per sempre in quella che rimane la tua memoria e qualche fotografia vecchia, consumata, nostalgica...
Non riproverò più quella sensazione di quei caldi inverni, sotto la mia copertina con stampato un buffo cane peloso, preparando i biscotti ed il latte per l'arrivo di Babbo Natale.
Non riproverò più lo stupore dello svegliarmi e scartare i regali di fianco a mia madre.
Un giorno anche lei mi lascerà.
Io vorrei solo che le persone non se ne andassero mai per sempre.
Vorrei poter riavere un piccolo orologio, giusto per, tornare indietro qualche volta, solo un poco, solo per sapere che il passato non è così definitivo e inviolabile.
Eppure cresco e non riesco neanche più a sentire la mia faccia senza la barba sotto.
Qualcuno mi ha privato del mio zaino di scuola e delle partite a palla canestro nelle ore di educazione fisica, con spintoni ed insulti, sperando di far colpo su Veronica, che era seduta con le altre ragazze in panchina... Scambiava il suo contatto di msn alle compagne e e poi sfogliavano un giornaletto di nome Cioè.
Non giocherò più a Crash Bandicoot esaltato da quei colori così vivi che a me sembravano futuristici e mi facevano immergere in quel mondo come se fosse un sogno, o quasi.
Ora, nei videogiochi hanno tutti la pelle così reale da poterci contare i pori e i nei. E a me Crash sembrava così incredibile...
La mia webcam non fa più foto sgranate e i programmi con cui modifico le foto ora, non hanno più quegli strani filtri che dovevi calibrare alla perfezione per evitare che venisse fuori un Picasso.
E non riesco più a dire ' Ciao, piacere, mi chiamo Ned e questo è il mio primo video su Youtube ' con quei capelli arruffati e la voce timida e tremante. Quando vidi venti persone seguirmi, fu una festa. Fu come sentirsi Divo per un giorno. Venti persone mi guardavano. Era una classe intera di scuola, voglio dire, era tantissima gente... Ed erano lì per me. Pensavo che, era come essere un attore di teatro ed avere i primi spettatori che seguono il tuo show. Sentivo il calore delle persone, quasi come se mi fossero vicine per davvero e me lo portavo avanti tutta la giornata con un sorriso di chi sa di non essere solo. Un tempo mi sentivo al centro del mio piccolo mondo, osservato e criticato, ma anche applaudito. Non ero mai solo, non potevo sentirmi solo, venti persone avevano guardato un mio video, come potevo essere solo?
Ci sono tante cose che mi mancano.
Lorenza mi guardava stupita quando porgendomi il libro che teneva in borsa mi sentì pronunciare ' E questo chi è ? '
' E' nietzsche, che ignorante! Senti, tu sei del leone giusto? Ecco, ora ti dirò una bellissima teoria sullo spirito del leone espressa da Nietzsche. Senti, ti piacerà! . Sediamoci qui al parco dai. '
' Ok, ma posso appoggiare la testa sulle tue gambe? Almeno chiudo gli occhi e mi rilasso un po'... '
Era la prima volta che avevo un appuntamento diverso dalle solite uscite organizzate, quelle con ritrovo davanti al McDonald di piazza Duomo di prima mattina, bigiando la scuola e comprando i primi pacchetti di sigarette. Camel light da 10... Le nascondevo...
' Ok, sdraiati, io ti racconto di Nietzsche, vedrai lo amerai ! '
Era una storia così incredibile... Il giorno dopo mi accompagnò a comprarmi un suo libro alla Mondadori, ed era la prima volta che andavo in una libreria con una ragazza. Aveva i capelli corti, non andavano tanto di moda. E poi aveva quegli strani grossi orecchini. ' Si chiamano Dilatatori! ' - ringhiava Lorenza.
A volte vorrei scordarmi cosa sono i dilatatori e chi sia Nietzsche, così da ritrovare l'entusiasmo delle spiegazioni che mi forniva Lorenza. E poi potrei toccarle i fianchi per infastidirla e vederla saltare per aria per il solletico.
Le librerie ora, non hanno più quel fascino di quegli anni. E' come se, mi ci fossi abituato... L'abitudine è dolorosa, se guardata al contrario.
Un tempo le ragazze con il seno grosso erano un punto interrogativo. Costanza aveva un seno enorme e girava sempre con la nostra compagnia, ma nessuno la toccava, poichè Costanza era fidanzatissima con un ragazzo di Rimini. Si vedevano con Skype, era una grande invenzione Skype. Pensate che poteva permettere a persone distanti chilometri di vedersi nello stesso istante...
Guardo il mio Iphone e tutte le sue funzioni, ormai tutti si guardano nello stesso istante.
Costanza aveva queste tette gigantesche comunque, e ovviamente tutti noi ragazzetti le sbirciavamo senza farci notare. Ognuno di noi si chiedeva dentro di sè come sarebbe stato toccarle. Com'era toccare un seno così grosso? E abbassare il reggiseno? I capezzoli come potevano essere? Era uguale toccare un seno piccolo ed uno più grosso? Secondo me, toccarne uno più grosso era più piacevole. Era più grosso, quindi al tatto sarebbe stato sicuramente diverso.
Un tempo sbirciavamo anche le ragazze sedute sui gradoni con quel filo di sedere di fuori. Ogni volta era un'eccitazione colletiva. La fessura era lì, così visibile, cosa ci voleva ad allungare una mano e toccare? E qualche impavido provava a toccare, sapete? E poi correva via evitando schiaffi e calci. E noi, sul nostro motorino truccato, ridevamo di gusto, anche se un po' invidiavamo il fatto di non essere stati noi ad aver azzardato la ' toccatina ' .
Erano i primi sederi scoperti...
Il mio motorino era fighissimo. Aveva delle carene arancioni ordinate dall'Asia. Me le aveva ordinate Ciccio, fidato amico, una giornata in cui ci mettemmo fuori dal liceo, nel parchetto di fianco, a smontare i nostri mezzi e a renderli più attraenti. Si sporcò tutte le mani di grasso ed olio e a furia di faticare con quei cacciaviti ci venne una fame tale da andare alla ricerca di un posto in cui mangiare qualcosa. Solo che, non avevamo un casco, perchè Ciccio guidava senza casco - abitava molto vicino alla scuola - mentre noi, volevamo andare da Spontini, che era parecchio distante da dove ci trovavamo.
All'epoca Spontini era la migliore pizzeria di Milano, tutti andavano da Spontini.
Oggi Spontini ha aperto 10 diversi Spontini lungo la città. Quella pizza, non ha più lo stesso sapore. E quell'insegna, mi sembra meno bella di come la vedevo...
Rubammo un casco quindi, fu il mio primo furto. Non sapevo rubare bene i caschi, quindi cercammo il più facile da rubare. Bastava staccare con forza il laccio del casco dalla sella di qualche moto parcheggiata, ma noi, volevamo un Duraleu, status symbol dei caschi. Alla fine ne rubammo uno, ma ci volle un sacco di tempo, perchè avevamo paura di essere scoperti e continuavamo a rimandare il momento dello ' strappo '
Un vecchio poi, si mise davanti a noi ad osservarci con fare insospettito, solo che era strabico e questo ci fece ridere un sacco.
Ridemmo tanto in quegli anni....
Alla fine il casco lo tenni io.
C'era una ragazza di nome Martina, l'avevo conosciuta ad una cena scolastica, era da poco arrivata nella nostra classe e portava delle scarpe col pelo... Le ugg. Spiegava che se non avevi le Ugg eri una sfigata. Eppure a me, sembrava una montanara con quelle scarpe.... Però era bella, eccome se lo era.
Martina, durante il film ' Step up ' , mi mise un braccio sul fianco, chinò la testa sulla mia spalla e mi confessò: Sai che stai proprio bene col Duraleu oro ? TI fa così figo, Ned ! Se ne trovi uno per me rosa, andiamo a farci un giro! E glielo recuperai. Eccome se glielo recuperai…
Passammo una fantastica giornata.
Mangiammo i panzerotti da Luini, corremmo a Parco sempione, andammo sui Go Kart di Novara e consumammo uno sfizioso aperitivo al Cream Lounge, un locale indie parecchio innovativo all'epoca.
Solo che, Step up ora è al settimo film, il mio motorino un giorno fu venduto ad un ragazzino, Ciccio cambiò citta per laurearsi in medicina a Roma, il numero di Martina finì dimenticato su un vecchio cellulare N70 buttato dopo la sua rottura... E il casco...
Il casco è qui di fianco a me.
E' pieno di graffi.
E ora, di qualche lacrima.

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E' sempre una donna a farci sanguinare.

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