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"It doesn't matter what you do, as soon as you do it with Passion.."

Giornata di sole

In classe oggi c'è un'aria leggera, avete presente? Ci sono quei giorni in cui la classe è una pezza che pressi da dove esce costantemente ansia, no oggi la classe sembra più luminosa, pulita, si stava davvero bene, il caldo di maggio viene compensato dal vento fresco che entra dalla finestra.

Suona la campanella, il prof. Scarlata manca da circa un mese, innanzitutto dovete sapere che questo docente è il classico che non fa studiare nulla tutto l'anno, sgrammaticato e gli ultimi giorni di scuola ti fa studiare quelle due-tre paginette per fare gli ultimi scrutini e non ha mai dato un debito in vita sua.

In ogni caso, stiamo tutti qui, ad aspettare tranquilli tranquilli, quasi a braccia conserte, è strano perché di solito al cambio dell'ora siamo un ciclone... io quasi impietrito comincio a fare pensieri su come sarà il nuovo professore, esatto già me lo immaginavo maschio, vecchiotto, col pancione e stempiato. Ad un certo punto dalla porta della mia classe entra questa, beh non so se chiamarla signora o ragazza, la sua immagine contrasta di certo la mia immagine del nuovo prof. quasi come uno shock. Comunque camminando in modo sciatto perché evidentemente non sapeva portare i tacchi, ondeggiando come un grattacielo Giapponese riesce ad arrivare fino alla cattedra.

Già avevo capito che non era come il prof. Scarlata, sembrava una che si interessava, ed anche molto.

Infatti, che vi avevo detto? Ancora prima di presentarsi comincia a dire -Ragazzi con me bisogna studiare bla bla bla... è addirittura arrivata a parlare di debiti, certo, non mi beccherei mica un debito di Scarlata per questa, pff sarebbe ridicolo. Non mi prendo nemmeno la cortezza di ascoltarla, scrivo,scrivo con la mano quasi arrossata per quanto lo faccio veloce ed ogni arco di tempo la guardo facendo finta di stare attento e toccandomi il sopracciglio ripetutamente, è il mio nuovo tic, la guardavo principalmente per paura di essere scoperto a scrivere perché sicuramente mi avrebbe chiesto stavo scrivendo ed avrei dovuto aprire un discorso troppo grande e poi non mi va che una persona debba farsi i fatti miei, lo odio.

Comincio a pensare quanto non mi piace quando una persona vuole o cerca perlomeno di conoscere l'altro in maniaera così superficiale quando la prof. dice -Facciamo un pò di conoscenza, dite come vi chiamate e quali sono i vostri hobby-.

Ad ogni modo suona la campana, esco da scuola e mi accorgo che l'estate è praticamente alle porte, con il mio raffreddore che mi porto dall'inverno cerco di scrutare più odori possibili, nel tentativo di avere flashback dagli odori, ma niente, quel dannato raffreddore.

Però sono felice, non c'è un motivo logico, però dovete sapere che la mia felicità è per lo più scandita dai tempo della giornata, quando c'è il sole riesco ad affrontare le soluzioni più positivamente, mentre d'inverno sono un depresso cronico potrebbero capitarmi le cose più belle del mondo.

Poi mi sono messo a pensare a quanto è stata bella l'estate 2016, le tipe, la vodka, i falò in riva al mare, fare tardi, svegliarsi col buio, andare a dormire col sole.

Solo adesso che sto pensando a tutto questo riesco ad avere una sorta di flashback degli odori inverso, cioè dai ricordi pensati riesco quasi a sentire l'odore di quei pini che mi accompagnavano durante le passeggiate in bicicletta o l'odore del fumo che proveniva dal fuoco del falò che ardeva.

Adesso sono costretto ad abbandonare questi bei momenti per tornare a casa, che è pronto.

Chissà se anche quest'estate riuscirò a superarmi... 

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Vento. -

Ripartire dal vento. Fischia; forte e imperturbabile sugli infissi delle finestre, batte contro automobili e trascina polvere primaverile, polline, odori e umori sparsi per questo postaccio. Fa un freddo fottuto, devo tenermi le mani in tasca e scaldarmele sbuffandoci sopra ogni tanto... Il Vento così forte mi causa un profondo mal di testa. Sento le tempie gelarsi e confondersi in uno spazio di pensieri, irritazioni, stupidi doveri che si insinuano come un tarlo e picchiano la mia testa spiattellandola contro un muro. Fanculo.
Oh sì, Fanculo.
Fanculo con così tanta forza e impeto che gridarlo non sarebbe abbastanza, vorrei sbraitarlo, sputarlo, vomitarlo e lanciarmici in mezzo.
Un bellissimo vaffanculo cosmico.
Una masturbazione ossessiva di vaffanculi cosmici.
' Devi tornare a scrivere, non stai scrivendo ' mi bacchetta Luca.
E' un dovere la scrittura?
Dove sta 'scritto' ? Ho firmato? Ho pattuito qualcosa o c'è qualche clausola in chissà che contratto, magari posta in una piccola postilla a fin di pagina... Una di quelle che hai bisogno degli occhiali per leggerle e sembrano sbavature d'inchiostro stampato.
Devo scrivere. Categorico. Ancora mi sfugge chi me l'abbia imposto...
Crescendo ho imparato che le nostre passioni, hobbies, momenti di libertà, diventano impegni stressanti che ti mettono nella condizione di farli, o non farli e sentirti poi di aver quasi sbagliato nei confronti di te stesso.
Si, perchè è come per la danza. Prendiamo ad esempio una ragazzina che fin da bambina sogna di diventare ballerina e viene mandata dai suoi genitori adorabili e benestanti, in una scuola di ballo di tutto rispetto. Dopo dieci anni la ritroverete a imbottirsi di pillole dimagranti, guardarsi le costole e sentirsi imperfetta, avere l'ansia addosso di essere stata l'ennesimo fallimento imbarazzante durante la sua lezione ; ed essersi subita l'ennesimo rimprovero della sua insegnante che più che essere cortese e comprensiva, non fa altro che farla sentire più sbagliata, più imperfetta, più sgraziata. Più come un maiale, che come un cigno.
E allora io prenderei quella ragazza poggiandole due dita sul mento, le farei alzare la testa e lo sguardo pieno di odio nei confronti di sè stessa e le chiederei, sfidandola ad accettarsi:
' E questa... è una passione o una condanna? '
Già. Questo è crescere con una passione. Una libertà che finirà per ingabbiarti come tutto il resto della tua vita. Non sarà diverso da un lavoro, anzi sarà peggio, perchè quelli come me o quella ragazza, non potranno permettersi di essere ' accettabili ' e di aver prodotto risultati ' sufficienti ' ; Non è sopravvivenza, non è chiudere la propria ventiquattrore e rendersi conto che la giornata è passata e ora ci si può snodare la cravatta e sedersi a cena a tavola mangiando la pasta che nostra moglie ci ha preparato.
No.
Quando uno crea, ama... Non può perdonarsi di aver fatto qualcosa di riuscito a metà.
E' come essere maniaci, compulsivi, ossessionati dalle perfezioni delle righe su cui scriviamo contro i nostri fogli.
Il Capo mi chiama, con voce forte e autoritaria.
' Claudio, ritorna a lavorare. '
Potrei continuare dopo. Salvarmi la bozza e ripescare con tranquillità il mio scritto e risputarci sopra nuove cose.
Perchè volete trovare il punto. Volete il finale e il proseguimento.
Ma sapete che c'è?
Il Vento porterà via anche le ultime parole rimaste concatenate solo tra la mia testa e il mio polso.
Voi non capirete, non capirete mai. Non capirete un cazzo.
Perchè voi vivete vuoti e privi di ogni elettrico pelo che si staglia contro il grigiore della metropoli.
Voi non sapete neanche che sapore abbia, il vento.
Inodore, incolore, inesistente.
Devo scrivere.
' Tu devi scrivere. '
Cosa scrivo, se le punte dei miei piedi sono storte mentre ballo?!

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''Ti va di andare al mare?''

''Ti va di andare al mare?''

Era finita anche l'ultima goccia di quel rosso annacquato,


I pensieri sbiaditi dalla frenesia del peccato,


Mentre moriva nei loro occhi anche l'ultimo bagliore di sobrietà.


Dovevo attaccarmi alla vita, come una goccia di pioggia al vetro dell'auto in corsa, cercando quanto meno di resistere alla forza gravitazionale della tristezza.


In fondo, pensandoci, sul quel tavolo di carte così alte non ce n'erano, ed io avevo una buona coppia di Q.


Avrei potuto chiudere la partita, riscuotere il mio premio e andare casa soddisfatto, vuoto certo, ma soddisfatto.


Tutto ciò era attraente.


Mi sentivo padrone di me stesso, ma nella mia mente iniziava a farsi lentamente strada, passo dopo passo, la tua idea, soppiantando il mio autocontrollo. Il ricordo del tuo profumo mi stava soffocando...


Come un colpo di pistola partito per errore ero sorpreso dal pensiero di te, ma dove una pistola può lacerare la carne e provocare dolore, tu potevi trafiggermi l'anima e farmi sorridere.


Mi venne in mente quella sera di Giugno. Volevi andare al mare, fare una passeggiata.


Ero dannatamente felice.


Osservavo il calice vuoto. Iniziavano a condurre il gioco. Il mio corpo cominciava a muoversi.


Ma la mia mente,


Era al mare, con te.

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Un noi, in questo momento, fa più paura di un io.

​Ho consumato la mia ultima idea guardandoti negli occhi, 

Credendo fossi l'unica in grado di razionalizzare i miei pensieri. 

Non so se riesci a guardarmi dentro, a sentire il peso che ho addosso come io sento il tuo respiro sul mio collo. 

Non capisco il tuo gioco. 

Ti avvicini. Ti allontani. Giochi con altri cuori infranti. 

Vorrei averti solo per me, e rivelarti cosa c'è oltre, quello che in pochi hanno visto e che in meno sopportano. 

Vorrei mostrarti me stesso. 

Ti vedo danzare con i miei pensieri, 

E lascio che assapori ciò che resta, 

Mentre tento invano di capire perché alla base della mia paura di perderti ci sia la mia paura di averti. 

Forse... 

Si, forse non ci sarà mai un noi. Siamo solo parole che incido nella mia mente per non dimenticare il tuo sapore. Poi spariremo, ognuno per la sua strada, senza essere mai stati vicini per davvero. 

Ho già distrutto legami importanti. 

Distruggerò anche i nostri abbracci.

Perché un noi, in questo momento, fa più paura di un io.

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Apatia

Mio padre mi regalò una stilografica 

ma io non la seppi utilizzare.

Inabissato in una vita apatica

aspetto di essere travolto dalle onde del mare. 


Avvolto da una soffice angoscia

mi lascio condurre verso una dolce fine, 

divorato da una giocosa noia 

mi rinchiudo nella sicura inquietudine. 


Voci e passi, fughe e grida sento attorno a me

l'albatro consapevole del suo destino

osserva dall'alto i suoi assassini.


Io immobile e incatenato da dannose abitudini

consumo la mia esistenza nel vino,

amico delle nostre sofferenze.

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