Quel giorno, quel lontano giorno di quasi quattro estati fa, io rischiai la vita.
Avevo una porta blindata a proteggermi, ma sapevo, che sarei morto appena avessi messo piede fuori. Lui avrebbe aspettato, non importa quanto tempo, non importa se non mi avesse trovato subito, non importa se fosse passato un anno intero, lui un giorno mi avrebbe trovato sui marciapiedi comuni. E lì, senza una porta a proteggermi, mi avrebbe ucciso. E me lo meritavo.
A dirla tutta, non è stata neanche la prima volta in cui io meritassi di morire. Meriterei di morire spesso per quello che faccio, probabilmente mi salva il fatto di non essere ' cattivo ' : di non fare ciò che faccio per il gusto di far del male, ma solo per uno spropositato egoismo, misto a qualche sbronza un po' troppo forte... E' che non mi regolo. Nè con l'alcool, nè con il resto. Non mi regolo per nulla, quindi possiamo supporre che rischi spesso la mia vita, o per lo meno, che tante persone abbiano motivo di volermi staccare il collo...
Però, in quegli anni, il Wallas era il mio migliore amico. Non era uno qualunque che voleva vendicarsi. Era qualcuno che contava, era una persona a me cara e tanto mi sentivo in colpa, quanto facevo di tutto pur di non raccontare della mia morte imminente: Se avessi detto ai miei amici che il Wallas voleva farmi fuori, sarebbero intervenuti per evitarlo. Magari l'avrebbero persino picchiato. Io ero fin troppo in torto per difendermi o trovare qualcuno che lo facesse al posto mio.
Alla fine, gli avevo rubato Ginevra. Ginevra era l'unica cosa bella che avesse mai avuto in tutta la sua esistenza.
A distanza di quattro anni, non c'è un giorno, in cui lui non la rievochi nei suoi malinconici discorsi. L'ho visto piangere davvero, come una foglia fragile priva ormai di ogni virilità. " Io non riuscirò mai più a trovare qualcuno come lei. " Erano parole vere.
Ed io ero un assassino che aveva ucciso l'unica cosa che lo rendesse felice, l'avevo strappata e gettata in un posto colmo di ricordi ... Quel posto lontano in cui si può tornare a recuperare i vecchi giochi, le vecchie foto sbiadite, ma si trovano ormai rotte, disintegrate... Quella rottura che non si può riparare, che neanche l'attack riesce ad aggiustare. Vedrai sempre una spaccatura, vedrai sempre che un giorno, qualcuno o qualcosa, ha deciso di privartene, per sempre.
Aveva ragione a volermi uccidere.
Dopo la perdita di Ginevra, il Wallas iniziò a drogarsi.
Il 20 ottobre del 2015, fu ricoverato in clinica psichiatrica.
Non ritornò più lo stesso.
Uno, Due, Tre.
Respira.
La prima volta che vidi Ginevra fu lui a presentarmela, non era neanche una vera presentazione, perchè al loro primo appuntamento decisero di uscire insieme a me e al resto della compagnia. Si diedero il primo bacio dietro un angolo e a dirla tutta, non feci nemmeno caso a Ginevra, non ricordo come fosse vestita, nemmeno dove si fosse seduta. Ricordo tutto di quella serata, tranne lei. Questo perchè anche io avevo un appuntamento, o meglio, anche io dovevo portarmi a letto una ragazza quella sera. E siccome il Wallas, almeno in quei tempi, non era fortunato con le donne, il mio cervello non reagiva a quella figura come figura femminile. Non la riconosceva, capite? Per spiegarla meglio, era come se io fossi un miliardario ed al mio migliore amico avessero appena regalato 500 euro. Ero contento per lui, ma non era una cosa che notavo. E se il destino fosse stato meno subdolo e manipolatore, se io avessi continuato ad avere tutte quelle donne e lui si fosse concentrato solo su Ginevra, probabilmente non mi sarebbe mai scattata, quell'attrazione così fatale...
Non a caso, il pensiero che Ginevra fosse terribilmente bella, coincise con il pensiero che fosse sprecata per uno come lui. Ed è qui il gioco macabro.
Sprecata per uno come lui.
Significa che in un momento della mia vita, il Wallas non era più ai miei occhi un poveretto di poco conto. Il fatto di ritenere qualcosa ' sprecato ' nelle mani altrui, determina una qualche invidia. Un'attenzione, un faro puntato. Vedevo quest'uomo come il fanale di coda di un treno di vincenti, alla rincorsa di un'immagine, di un'identità, alla continua ricerca di qualcuno da copiare. E lui, copiava me. Prese i miei stessi vestiti, andò dal mio stesso parrucchiere e comprò il mio stesso telefono con tanto di cover abbinata, per non parlare di come copiava le mie battute e i miei modi di pormi.
Però un giorno, le sue scarpe erano diverse. E così il suo orologio, i suoi capelli e il suo saluto. Aveva conosciuto Edoardo ed il mondo dei Pr. Ed Io? Io cos'ero diventato per lui? Non ero più il suo modello, neanche un punto di riferimento, tantomeno il capo branco da seguire. Fu allora che iniziai a capire, che in qualche modo, era diventato un mio rivale, che forse, per quanto incredibile, avrebbe potuto prendere il mio posto, avrebbe potuto... Superarmi!? E dentro di me, non potevo certo sopportarlo. A furia di guardarlo, di prenderlo in giro per il suo nuovo modo di essere, di prendermene gioco osservandolo agire in quella nuova società pulsante, io ero diventato nient'altro che uno spettatore del suo film. Guardavo la sua vita, trascurando la mia. Io osservavo lui nello specchio, senza più chiedermi che faccia avessi. Fu lui, a rendermi suo schiavo e non me n'ero neanche accorto. Lo seguivo, andavo a ballare sempre con lui, portavo le mie donne nei posti che mi faceva conoscere lui, mi faceva scoprire nuove app per il telefono, nuove tendenze, nuovi cocktail che avrei bevuto io stesso poco dopo. Esattamente come lui.
Lentamente, stavo diventando la sua copia spudorata. La copia di chi copia, non c'era cosa peggiore.
Le donne, girano attorno all'alfa, non all'alievo.
Ben presto fui io, a guardarlo limonarsi donne invidiabili e fu lui, a non curarsi delle mie, che gli presentavo quasi in cerca d'approvazione. Si era tutto esattamente e completamente ribaltato.
Tradiva Ginevra, nonostante fosse quel tipo di donna che avrebbe dovuto tenersi stretto per quanto lo rendeva fottutamente fortunato, come io tradivo Chiara anni prima. Come quando Wallas, dopo una mia stronzata a cui ridevo sopra beffardo, mi consigliava arrabbiato : " Non tradire Chiara, non ne troverai una così. Cazzo Ned, non vedi quanto sei fortunato ? "
Ecco quando iniziai a vedere la sagoma di Ginevra: quando la vidi accovacciata in strada, con il viso tra le gambe bagnate di lacrime, non faceva neanche rumore, piangeva in silenzio. Alzò gli occhi e le uscì solo un mugugno disperato : " Riportami Alessandro. " - Nome vero del Wallas. Mentre andai a cercarlo, come un cane segue le tracce del padrone, iniziai a chiedermi come sarebbe stato abbracciarla, che calore avesse addosso, se era davvero così brava a letto come mi raccontava il mio amico. Iniziai a farmi i primi film mentali, film che presto divennero più lunghi e intensi. Non era più solo la sua pelle la protagonista delle mie immagini, arrivai al punto di fantasticare su ipotetiche uscite, su frequentazioni di pochi giorni, su piccole avventure passate assieme... Come sarebbe stato un ' Ti amo ' detto dalle labbra di Ginevra ?
Quello, fu il momento in cui non sarei più potuto tornare indietro.
Nel mio carattere, quello di ogni cazzo di leone che si rispetti, come lei d'altronde, non c'è spazio per il rimpianto. In qualche maniera, dovevo ottenere ciò che avevo tanto sognato; se era vero che iniziavo a provare qualcosa per lei, allora, l'avrei fatta mia. Le avrei fatto dire quelle parole, sarei riuscito a dare forma e corpo a quello che poteva essermi vero solo durante le mie fantasie Avevo immaginato la sua voce che affermava di amarmi e così sarebbe dovuto essere. L'avrei reso reale, ancora una volta!
Non sapevo se fossi l'uomo che poteva piacerle, però.
L'unico indizio dato, non era dei più rosei.
Io e lei non ci parlavamo quasi mai, ero io a tenere le distanze proprio perchè in qualche modo combattevo con le mie voglie crescenti e i miei desideri segreti. Se non ci avessi parlato, allora sarei riuscito a tenermi a freno, o così pensavo... Purtroppo però, le situazioni in cui lei veniva abbandonata come uno straccio per strada, le litigate crescenti col Wallas, la sua rabbia che sfociava in una magnifica tristezza, il vedere il mio amico farsi palpare il sedere ubriaco da qualche puttanella occasionale... l'emulazione di Edoardo, il mio trascurarmi sempre in modo più evidente.... Tutto mi portava a continuare a guardarla come incantato e incuriosito. E ogni giorno, notavo un dettaglio in più sul suo viso, sulla sua schiena scoperta, sulle sue mani dolci. Non riuscivo più a non notarla. Ci avevo provato, ma mi era ormai impossibile.
L'indizio comunque, era il seguente: una Domenica di Giugno, il Wallas, durante una cena tra vecchi compagni di scuola, se ne uscì così : " Oh Ned,và che mica piaci a tutte, eh ! Anzi, Ginevra ha detto che sei proprio un cesso ! "
Ci rimasi male, anche se reagì con la tipica indifferenza di chi fa finta di non curarsene. E nessuno sospettava di me, avevo comunque tante ragazze a corrermi dietro smanianti di avermi, quindi nessuno poteva immaginare che io mi sarei mai posto il problema di piacere a Ginevra.
Risposi : " Capirai che perdita, fortunatamente piaccio a gente di ben altro livello! "
Eppure, per come andranno le cose, sono convinto che il Wallas lo sapesse, per qualche strana ragione, lui, aveva capito.
In ogni caso, all'epoca dei fatti narrati, ci credetti. Eccome se ci credetti. Le uniche volte in cui Ginevra mi rivolgeva la parola erano per chiedermi del suo uomo e di come si comportasse. Non avevamo contatto fisico e a noi leoni piace da impazzire toccare l'altra persona. Inoltre, considerando che stava con un tipo di ragazzo così diverso da me, mi sembrava abbastanza plausibile che ciò che mi avesse riferito il Wallas fosse la pura realtà.
Lentamente, iniziai a dimenticarla con rammarico. La scostai dalle mie fantasie inespresse, evitai di pensarci e di sentirla nominare, non ebbi più un orgasmo immaginandomi la sua soffice bocca. Me n'ero fatto una ragione, ed era giusto così. Anzi, era perfetto così. Per me e per lui. Eppure…
Destino crudele. Destino crudele e giullare. Destino come Cupido sotto le vesti di Ade -
In un caldo Agosto di cinque anni fa, durante una mia vacanza in Toscana, qualcuno urtò contro di me in una spiaggiata di proporzioni paragonabili a quelle di un Rave.
C'erano tante persone, così numerose da non poterle neanche guardare tutte. Prima, arrivò la vista dei riccioli biondi e lunghi, poi gli occhi verdastri.
" Ciao Ned! Anche tu qui ? "
" Ciao Ginevra ! Cazzo assurdo come stai ? "
" Un po' così. Quel coglione di Ale mi ha mollata per un'altra. "
Era la mia estate, eravamo in un angolo sperduto su una spiaggia lontana, ero euforico e con i piedi scalzi nella sabbia, ero divertito e abbronzato, c'era un falò caldo e scintillante... era solo una cazzo di estate,no? Alla fine… perchè non dirlo… perchè… perchè no? Avevo un mojito, c'era il mare e le onde fresche, gli scogli immensi e brillanti, quelle urla di felicità, quel bar tra le palme, il cielo pieno di stelle cadenti ! Era solo.... solo un'estate.... Perchè non dirlo? Solo... un'estate....perchè. Perchè non farlo !?
" Hey Ginevra! Ti va...di berci qualcosa? "
Il mondo, quella notte, collassò su sè stesso e non smise più di distruggerci, l'uno dopo l'altro.
- Fine parte 3 -