Quando l'ho salutata, stanotte, sapevo che l'avrei rivista, ma sapevo, che non avrei riavuto indietro la nostra cena della Domenica al ristorante cinese.
C'era come il ' The End ' alla fine dei film, scritto di pugno dal corso degli eventi racchiusi in una vita.
E' finita, che tu lo voglia o no, qualcosa è destinato ad essere solo ricordato e chiuso per sempre in quella che rimane la tua memoria e qualche fotografia vecchia, consumata, nostalgica...
Non riproverò più quella sensazione di quei caldi inverni, sotto la mia copertina con stampato un buffo cane peloso, preparando i biscotti ed il latte per l'arrivo di Babbo Natale.
Non riproverò più lo stupore dello svegliarmi e scartare i regali di fianco a mia madre.
Un giorno anche lei mi lascerà.
Io vorrei solo che le persone non se ne andassero mai per sempre.
Vorrei poter riavere un piccolo orologio, giusto per, tornare indietro qualche volta, solo un poco, solo per sapere che il passato non è così definitivo e inviolabile.
Eppure cresco e non riesco neanche più a sentire la mia faccia senza la barba sotto.
Qualcuno mi ha privato del mio zaino di scuola e delle partite a palla canestro nelle ore di educazione fisica, con spintoni ed insulti, sperando di far colpo su Veronica, che era seduta con le altre ragazze in panchina... Scambiava il suo contatto di msn alle compagne e e poi sfogliavano un giornaletto di nome Cioè.
Non giocherò più a Crash Bandicoot esaltato da quei colori così vivi che a me sembravano futuristici e mi facevano immergere in quel mondo come se fosse un sogno, o quasi.
Ora, nei videogiochi hanno tutti la pelle così reale da poterci contare i pori e i nei. E a me Crash sembrava così incredibile...
La mia webcam non fa più foto sgranate e i programmi con cui modifico le foto ora, non hanno più quegli strani filtri che dovevi calibrare alla perfezione per evitare che venisse fuori un Picasso.
E non riesco più a dire ' Ciao, piacere, mi chiamo Ned e questo è il mio primo video su Youtube ' con quei capelli arruffati e la voce timida e tremante. Quando vidi venti persone seguirmi, fu una festa. Fu come sentirsi Divo per un giorno. Venti persone mi guardavano. Era una classe intera di scuola, voglio dire, era tantissima gente... Ed erano lì per me. Pensavo che, era come essere un attore di teatro ed avere i primi spettatori che seguono il tuo show. Sentivo il calore delle persone, quasi come se mi fossero vicine per davvero e me lo portavo avanti tutta la giornata con un sorriso di chi sa di non essere solo. Un tempo mi sentivo al centro del mio piccolo mondo, osservato e criticato, ma anche applaudito. Non ero mai solo, non potevo sentirmi solo, venti persone avevano guardato un mio video, come potevo essere solo?
Ci sono tante cose che mi mancano.
Lorenza mi guardava stupita quando porgendomi il libro che teneva in borsa mi sentì pronunciare ' E questo chi è ? '
' E' nietzsche, che ignorante! Senti, tu sei del leone giusto? Ecco, ora ti dirò una bellissima teoria sullo spirito del leone espressa da Nietzsche. Senti, ti piacerà! . Sediamoci qui al parco dai. '
' Ok, ma posso appoggiare la testa sulle tue gambe? Almeno chiudo gli occhi e mi rilasso un po'... '
Era la prima volta che avevo un appuntamento diverso dalle solite uscite organizzate, quelle con ritrovo davanti al McDonald di piazza Duomo di prima mattina, bigiando la scuola e comprando i primi pacchetti di sigarette. Camel light da 10... Le nascondevo...
' Ok, sdraiati, io ti racconto di Nietzsche, vedrai lo amerai ! '
Era una storia così incredibile... Il giorno dopo mi accompagnò a comprarmi un suo libro alla Mondadori, ed era la prima volta che andavo in una libreria con una ragazza. Aveva i capelli corti, non andavano tanto di moda. E poi aveva quegli strani grossi orecchini. ' Si chiamano Dilatatori! ' - ringhiava Lorenza.
A volte vorrei scordarmi cosa sono i dilatatori e chi sia Nietzsche, così da ritrovare l'entusiasmo delle spiegazioni che mi forniva Lorenza. E poi potrei toccarle i fianchi per infastidirla e vederla saltare per aria per il solletico.
Le librerie ora, non hanno più quel fascino di quegli anni. E' come se, mi ci fossi abituato... L'abitudine è dolorosa, se guardata al contrario.
Un tempo le ragazze con il seno grosso erano un punto interrogativo. Costanza aveva un seno enorme e girava sempre con la nostra compagnia, ma nessuno la toccava, poichè Costanza era fidanzatissima con un ragazzo di Rimini. Si vedevano con Skype, era una grande invenzione Skype. Pensate che poteva permettere a persone distanti chilometri di vedersi nello stesso istante...
Guardo il mio Iphone e tutte le sue funzioni, ormai tutti si guardano nello stesso istante.
Costanza aveva queste tette gigantesche comunque, e ovviamente tutti noi ragazzetti le sbirciavamo senza farci notare. Ognuno di noi si chiedeva dentro di sè come sarebbe stato toccarle. Com'era toccare un seno così grosso? E abbassare il reggiseno? I capezzoli come potevano essere? Era uguale toccare un seno piccolo ed uno più grosso? Secondo me, toccarne uno più grosso era più piacevole. Era più grosso, quindi al tatto sarebbe stato sicuramente diverso.
Un tempo sbirciavamo anche le ragazze sedute sui gradoni con quel filo di sedere di fuori. Ogni volta era un'eccitazione colletiva. La fessura era lì, così visibile, cosa ci voleva ad allungare una mano e toccare? E qualche impavido provava a toccare, sapete? E poi correva via evitando schiaffi e calci. E noi, sul nostro motorino truccato, ridevamo di gusto, anche se un po' invidiavamo il fatto di non essere stati noi ad aver azzardato la ' toccatina ' .
Erano i primi sederi scoperti...
Il mio motorino era fighissimo. Aveva delle carene arancioni ordinate dall'Asia. Me le aveva ordinate Ciccio, fidato amico, una giornata in cui ci mettemmo fuori dal liceo, nel parchetto di fianco, a smontare i nostri mezzi e a renderli più attraenti. Si sporcò tutte le mani di grasso ed olio e a furia di faticare con quei cacciaviti ci venne una fame tale da andare alla ricerca di un posto in cui mangiare qualcosa. Solo che, non avevamo un casco, perchè Ciccio guidava senza casco - abitava molto vicino alla scuola - mentre noi, volevamo andare da Spontini, che era parecchio distante da dove ci trovavamo.
All'epoca Spontini era la migliore pizzeria di Milano, tutti andavano da Spontini.
Oggi Spontini ha aperto 10 diversi Spontini lungo la città. Quella pizza, non ha più lo stesso sapore. E quell'insegna, mi sembra meno bella di come la vedevo...
Rubammo un casco quindi, fu il mio primo furto. Non sapevo rubare bene i caschi, quindi cercammo il più facile da rubare. Bastava staccare con forza il laccio del casco dalla sella di qualche moto parcheggiata, ma noi, volevamo un Duraleu, status symbol dei caschi. Alla fine ne rubammo uno, ma ci volle un sacco di tempo, perchè avevamo paura di essere scoperti e continuavamo a rimandare il momento dello ' strappo '
Un vecchio poi, si mise davanti a noi ad osservarci con fare insospettito, solo che era strabico e questo ci fece ridere un sacco.
Ridemmo tanto in quegli anni....
Alla fine il casco lo tenni io.
C'era una ragazza di nome Martina, l'avevo conosciuta ad una cena scolastica, era da poco arrivata nella nostra classe e portava delle scarpe col pelo... Le ugg. Spiegava che se non avevi le Ugg eri una sfigata. Eppure a me, sembrava una montanara con quelle scarpe.... Però era bella, eccome se lo era.
Martina, durante il film ' Step up ' , mi mise un braccio sul fianco, chinò la testa sulla mia spalla e mi confessò: Sai che stai proprio bene col Duraleu oro ? TI fa così figo, Ned ! Se ne trovi uno per me rosa, andiamo a farci un giro! E glielo recuperai. Eccome se glielo recuperai…
Passammo una fantastica giornata.
Mangiammo i panzerotti da Luini, corremmo a Parco sempione, andammo sui Go Kart di Novara e consumammo uno sfizioso aperitivo al Cream Lounge, un locale indie parecchio innovativo all'epoca.
Solo che, Step up ora è al settimo film, il mio motorino un giorno fu venduto ad un ragazzino, Ciccio cambiò citta per laurearsi in medicina a Roma, il numero di Martina finì dimenticato su un vecchio cellulare N70 buttato dopo la sua rottura... E il casco...
Il casco è qui di fianco a me.
E' pieno di graffi.
E ora, di qualche lacrima.