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Il creatore di sorrisi

​Johanne era una bambina bellissima con la pelle diafana e degli occhi grandi del colore del mare incorniciati da lunghe ciocche di serici capelli neri che le ricoprivano la schiena e le spalle. Gli adulti si ostinavano a chiamarla babydoll perché assomigliava alle bambole di porcellana della loro gioventù. Negli anni Johanne cresceva e ogni giorno diventava sempre più bella ma, come tutte le ragazze della sua età non voleva rimanere nel suo piccolo quartiere per tutta la vita. Passava intere notti a sognare la sua vita in città, e ogni sera era una capitale diversa. Ovviamente nei suoi 17 anni Johanne ancora non si fidava ad andare da sola per le strade che non fossero quelle della sua piccola cittadina che contava ben 1467 persone. Conosceva però un posto non troppo distante dalla sua città natia, si trovava alla fine della corsa del tram 411 nel bel mezzo di una foresta, lo scheletro di un luna park abbandonato attirava sempre qualche ragazzino, e molti amici di Johanne c'erano andati descrivendolo come un posto da visitare sicuramente. Così un giorno finita la sessione pomeridiana di scuola prese qualche spicciolo e si incamminò fino alla fermata del tram più vicina.

Le luci a neon sopra la sua testa sfarfallavano da circa 10 minuti quando prenotò la fermata, l'ultima della corsa. Non erano in molti nel tram assieme a lei, una donna con un bambino piccolo in braccio che piangeva continuamente in cerca di attenzioni, un signore che parlava al telefono ed un ragazzo dalla folta capigliatura bionda. Quando scese dalla piccola porta e salutò cortesemente l'autista vide che il ragazzo era ancora seduto e non si accingeva a scendere. 

Il tramonto incendiava la foresta donandole sfumature rossastre quando Johanne attraversò l'ultimo gruppo di arbusti prima dello spiazzo del luna park. 

Un pagliaccio dalla faccia sciolta e dai colori smorti la accoglie, la sua mano e parecchi metri più in là e quel che rimane del corpo è ricoperto da enormi graffiti. Un leggero odore di bruciato e di legno marcio impregnavano l'aria. La giostra che più la intrigava erano le rovine di una montagna russa con la doppia rotaia di metallo consunta, la salita veniva accompagnata da delle scale in legno dall'apparenza pericolanti. Con cautela si arrampicò fino ad arrivare alla piccola cunetta che si trovava poco prima della discesa, dovette appoggiarsi alle rotaie per non cadere, il legno che le reggeva era ancora più marcio perché non veniva protetto dagli arbusti. La vista, nonostante tutto, era spettacolare. L'oblio oscuro si estendeva di fronte a lei, le punte delle querce si mescolano ai Pini ed il profumo di resina impregna l'aria come l'umidità penetra nei vestiti di Johanne facendola rabbrividire. Incrociando le braccia per trattenere un minimo di caldo si appoggia alle rotaie ed osserva la luna spuntare da un gruppo di casupole all'orizzonte, le stelle già punteggiavano il cielo rendendo il posto magico, la semplice umidità si era trasformata in foschia bianca che copriva le rotaie e faceva rabbrividire il corpo di Johanne. Un paio di braccia la circondarono, riconobbe i polsini sfilacciati della felpa ma non ricordava dove li aveva visti l'ultima volta. Chiunque fosse Johanne lo conosceva così si fece trasportare dalle forti braccia del ragazzo fino a terra, e finalmente, alla luce delle lampadine elettriche che avevano portato i suoi amici, lo riconobbe. Non per i profondi occhi chiari incorniciati da centinaia di ciglia color oro, non dai capelli, lo riconobbe dalle profonde cicatrici che portava ai lati del viso. Larghi solchi gli erano stati scavati nella pelle dalle labbra fino alla fine della mascella, al telegiornale si dice sia stata la madre è che lui, nel tentativo di salvarsi, si cucì gli strappi con un vecchio ago arrugginito e del filo da sarta. Si dice anche che quando lo si vede non si vive per riferirlo. È colui di cui parlano tutti. È il creatore di sorrisi. Vedendo il suo sguardo lui le sorrise, rivelando le ferite ancora pulsanti all'interno delle sue guance. 


Johanne si svegliò nel morbido letto di casa sua. Era sudata ed i lunghi capelli le aderivano alle tempie. Non appena il respiro ed il battito del suo cuore di furono calmati si ritrovò a sorridere della sua stupidità. Era solo un sogno.

Si ritrovò a sorridere mentre andava allo specchio per pettinare gli svariati nodi che aveva fatto ai capelli durante il sonno.

Si ritrovò a sorridere anche quando grandi lacrime salata iniziarono a caderle copiosamente su degli squarci ai lati delle labbra. Squarci minuziosamente chiusi da punti di sutura ma ancora pulsanti e doloranti.

Anche mentre il telegiornale avvertiva le persone che il ladro di sorrisi era ancora a piede libero Johanne si ritrovò a sorridere.

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