inpassione.it

"It doesn't matter what you do, as soon as you do it with Passion.."

Do, fa, so, la, si, do

​Toppa l'angelo posseduto, funge da palo per il ritmo sostenuto, che il cambiamento porta a strati alterni di verità sfumate in sensi opposti, dolce e salato a strati alterni compone le nostre vite con nostalgia da assaporare, come tutti i nostri ricordi, che rivissuti di anno in anno nella nostra mente portano a senzasioni e quindi interpretazioni diverse, di anno in anno meno forti, meno oppressive ma non per questo meno ricche di significato. E ogni momento unico compone la scala di ricordi, la melodia che sentiremo a tempo dovuto. E se anche adesso ti sembrasse stonata ti assicuro che nell' ultimo momento, con l'ultima nota aggiunta, a testo completo sentirai la melodia più bella della tua vita, l'inno al senso della mia vita, che racchiude il valore di ogni vittoria e sconfitta.

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O uomo depresso.......

​​Comunque sappi che l'uomo depresso non aveva affetto, lo sguardo cieco, il cuore infetto, l'uomo cieco non percorreva sentiero, smarrito a monte di pensieri dispersi, non era uomo vero né era sincero. Il grigio inoltrato lo infettava nelle carni, l'uomo depresso né era affranto, sembrava stanco, dormiva tanto, era come un ombra al tuo fianco. E del tempo inoltrato non se ne faceva nulla, l'uomo depresso era nulla e al nulla voleva tornare, non fatelo disperare, è un disperato, l'uomo depresso è conseguenza del caos generato, è colpa degli altri, di amici e parenti, l'uomo depresso non ha responsabilità non è uomo è solo un bambino, ancora poppante, un po' arlecchino, ma senza i colori non è neanche bambino. È un essere di insuccesso, negli occhi ha morte, l'uomo depresso vive nella fantasia, si ma nella fantasia della morte, il sole non vede, le stelle non vede, il mare non cerca, la donna non spera, l'uomo depresso dimentica, dimentica se stesso, l'anima, il cuore, lui vuole morire è stanco di sperare. C'è chi vuole il successo, il bene, la donna, gli amici e famiglia, i soldi e saggezza, chi vuole il bene per altri, l'illuminazione e vita, sai cosa vuole l'uomo depresso? Morte e disillusione, perché tempo è passato e molto ha sperato e rotto e disperato nel baratro si è scagliato, nel buio è affondato e il putrido lha affogato, marcio nelle carni si è espanso quel senso di desolazione, non più desiderio, tant'è che non più persino ossessione, quest' essere stesso non né vuole più, ne questo ne quello, ne voi ne gli altri, quest' essere infetto celha nella mente, non più solo un seme ma un albero intero, l'albero della morte gli guida il sentiero. O uomo depresso lo sai chi io ero? Mi vedi negli occhi? Lo vedi sul serio? Si chiama amore, paura e ossessione, e cose di colori più forti dell' arcobaleno, o piccolo essere guardami meglio, se guardi bene vedrai questi segni, le carni guarite son queste le vedi? Le stesse che marcie nascondevi al mondo, e guarda qui dentro lo vedi il mio cuore? È cuore sincero e pieno d'amore. Forse non lo sai ma tu uomo depresso, tu eri me stesso nel nostro passato, ora guarda avanti e percorri il sentiero, perché l'albero della morte contiene la vita, salendo il sentiero troverai la tua fine, e guarda nei miei occhi, scoprirai che è l'inizio.

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Un passo oltre la linea permette di vedere un distacco di 20 anni come viaggio nell' ade

​Porto in alto l'opera dell' epoca del vissuto, la chiamano epoca d'oro ma io l'ho sempre vista come l'opera al nero, così è stata dentro me. Ho tanta speranza, più di quanto abbia avuto nei miei 20 anni precedenti messi insieme, dovrei tremare all idea di perdere ciò che ho ottenuto ma le conseguenze dell opera al nero sono inevitabili, ovviamente inaccettabili per ciò cariche della voglia di inlusione, di essere protetti dal velo di Maya. Porto in alto l'opera che in me è costrutto, a tratti la vedo come artificiosa essenza umana, a tratti come naturale forma divina, l'opera richiede d'esser alimentata dei nostri fuochi, ma nessuno sa qual'e il suo nutrimento. Il simbolo è mezzo e metà in uno, perciò il linguaggio dell'anima non è comprensibile a molti, nemmeno a me è comprensibile, so solo che l'esprimerlo permette di proseguire il percorso, gli ostacoli scompaiono, la luce rischiara la strada, il sole estivo che batte sul mondo donando vita ed energia si contrappone al grigio invernale, letargico che spegne e rallenta, io cerco il sole che mi inzuppa, sotto il quale mi sento il serpente che si crogiola beato, nutrendosi della natura del calore, indispensabile, io sono il serpente del eden e voglio ricostruire il giardino da cui sono stato cacciato.

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Quando il burattino sperò d'esser il bambino che sognava di diventare drago

​​Fuoco fatuo negli anni porta a sensazioni devastanti, sento nel mio corpo movimenti dannati, movimenti eccitanti, tutto quanto trema, tenta di librarsi d'energia, non riesco a trattenerlo dentro questo fuoco, è magia. Scegliere tra il tormento e l'apatia, non è semplice controllare il proprio sfogo d'energia. Nutrimento del mio corpo è serrato per evitare esplosioni, repressione del mio senso per calmare questi sfoghi. Divisione ambivalente tra razionalità ed emotività, spesso scelgo il sesso e la distruzione della mia fertilità, penso sempre di non reggere l'essenza che avanza e rimanda a l'inutilità che l'avere quest'energia e non sfruttarla porta nell' infidia. Non mi fido di me stesso e rimango vuoto qua, ho paura del mio vuoto ma mi svuoto ed intrattengo, perché la sorgente mi spaventa e mi porta a tanta pena, così il caos mi comanda e mi rende burattino, ma per quanto accattivante sia diventar bambino, il mio corpo vuoto dentro non ne vuole mai sapere, perche nutrirsi del dovere d'esser uomo responsabile risulta sempre meno accattivante d'esser Piter Pan nel traffico di sto mondo, fuoriuscito dal distopico presente, che rifiuta il mio broncio di sfiducia strafottente. Sono proprio il coglione che lamenta il vissuto, che sogna l'esecuzione del bambino sprovveduto, che fuggendo dal caotico si rimangia il dolore e ne elabora un nutrimento che lo rende superiore, nel mistero confabulante che nasconde il bambino, trovo archi d'interesse per tutto ciò che divino volge a favore di questo piccolo burattino, che non spera più il bambino, è troppo grande, è un casino, spera d'essere un drago nelle vesti di un uomo, che si nutre d'ogni essenza e non rifiuta, non è schizzinoso, e crescendo più potente responsabile e intraprendente, perde il legno dal suo corpo, il naso lungo, quello strafottente, e su ali di rispetto di valori, di tormenti, crea un nido di speranze, di realismi, di famiglia. Porta il caos dentro se, questo drago non più burattino, e ne cresce ordinato mistero col talento del bambino, riuscirà a fare ciò che sempre ha desiderato? O cadrà l'illusione che sul cammino ormai ha prestato, lo vedremo nel finale quando tutto sarà ricordato, quando caos e ordine avremo superato, quando il filo del destino verrà finalmente ispezionato , avremo un nuovo seme da dedicare non più al passato ma al oltraggioso, sfumato, articolatamente e deliziosamente dannato, sentimentalmente controverso e in/definizione presente (dono).

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Chi guarda nel passato dall'alto scorge la verità

​Breve attimo di sfuggita nella lunga via in salita, guardasti mai dentro te stesso per cercare il tuo successo? Attimi sfuggenti di paura, è questa forse la tua vera natura?, Chi del cammino ne fa un peccato e sulle spalle non porta la croce ma il macigno spinoso si pente costantemente, si sente indecoroso, sinché la sua anima si ribella, e mostra ciò che cela, lunghi attimi d'infinita vita dove i brevi attimi disperdono senso donando all opera il gusto del vissuto.

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